ANTIOSSIDANTI

Lo stress ossidativo può essere definito come una particolare forma di stress chimico indotto dalla presenza di una quantità eccessiva di specie reattive per un’aumentata produzione e/o inadeguata inattivazione delle stesse. Dal punto di vista eziologico, un aumento della produzione di SCO (specie chimiche ossidanti) può essere ricondotto a fattori ambientali (radiazioni, inquinamento), situazioni fisiologiche, stile di vita (alimentazione, alcool, fumo, esercizio fisico incongruo), fattori psicologici (stress psico-emotivo), malattie (traumi, infiammazioni, infezioni, vasculopatie, neoplasie) e fattori iatrogeni (farmacoterapia, radioterapia, raggi X) ecc..

Una riduzione delle difese antiossidanti è da imputarsi sostanzialmente ad un deficit assoluto o relativo di antiossidanti, comunque determinatosi. A proposito delle malattie, va precisato che alcune di esse si accompagnano ad un’aumentata produzione di specie reattive, altre ad una riduzione delle difese antiossidanti, altre ancora, infine, alla combinazione di ambedue i meccanismi.

I radicali liberi sono molecole che si formano all’interno delle cellule del corpo quando l’ossigeno viene utilizzato nei processi metabolici per produrre energia (processo di ossidazione).
Queste molecole sono particolarmente instabili in quanto possiedono un solo elettrone anziché due; ciò le porta a ricercare un equilibrio appropriandosi dell’elettrone di altre molecole con le quali vengono a contatto, molecole che diventano instabili e che a loro volta ricercano un elettrone e così via, innescando un meccanismo di instabilità definito a “catena”. Dal punto di vista bioelettrico questo fenomeno dinamico si traduce in rapidissimi cambiamenti dell’equilibrio ionico. Queste reazioni possono durare da frazioni di secondo ad alcune ore e possono essere contrastate dall’azione degli agenti antiossidanti che, interagendo con l’elettrone mancante, permettono di neutralizzare i radicali liberi.

L’azione distruttiva di queste molecole è indirizzata soprattutto alle cellule, in particolare sui lipidi che ne formano le membrane, sugli zuccheri, sui fosfati, sulle proteine e sugli enzimi.

L’azione persistente dell’elevato stress ossidativo è causa dell’insorgenza di svariate patologie croniche dovute ad un precoce invecchiamento cellulare.

Oltre alle reazioni chimico-fisiologiche di ossidazione cellulare, contribuiscono pesantemente alla formazione dei radicali liberi:
• gli stati patologici (persistenza di infiammazione cronica);
• lo stress cronico (attivazione persistente dell’asse HPA);
• le errate abitudini alimentari;
• l’abuso di farmaci;
• il fumo e l’eccesso di alcool;
• l’inquinamento ambientale.

La funzione degli agenti antiossidanti è quella di riportare l’equilibrio chimico di queste molecole instabili (radicali liberi) grazie alla possibilità di fornire loro gli elettroni di cui sono prive.

L’organismo umano, producendo degli antiossidanti endogeni come la superossido dismutasi, la catalasi e il glutatione, si difende in parte dai radicali liberi. Quando il livello di ossidoriduzione supera una certa soglia è necessario un apporto esterno di antiossidanti.

È da tener presente che ciascun antiossidante ha un campo di azione limitato a specifiche molecole, pertanto è necessaria un’azione sinergica di molteplici agenti antiossidanti attraverso una alimentazione e una supplementazione controllata nell’arco della giornata, per garantire un’efficace azione antiossidativa. I principali agenti antiossidanti derivano da minerali, pigmenti vegetali, vitamine, micronutrienti ed enzimi.

Antiossidanti in risposta al fabbisogno diurno
Minerali: Molibdeno, Selenio;
Vitamine: B1, B2, B6, B12, C, Niacina, Acido Folico, Acido Pantotenico;
Pigmenti vegetali: Estratto di thè verde, Licopene.

Antiossidanti in risposta al fabbisogno notturno
Minerali: Zinco, Rame, Manganese;
Vitamine: E, Beta-carotene;
Pigmenti vegetali: Estratto di vite rossa;
Altri: Olio di Enotera, Coenzima Q10.

È ovvio che il discorso è ben più complesso, ma il concetto appena esposto è sufficiente per comprendere i principali aspetti dello stress ossidativo.

Lo stress ossidativo comporta un invecchiamento della cellula e quindi dei tessuti con tutto quel che ne consegue in termini di efficienza.

L’invecchiamento precoce della pelle è uno dei segnali più conosciuti.

Il danno cellulare inizia a livello della membrana con un’alterazione degli scambi tra interno ed esterno della cellula; all’interno viene alterata la formazione di ATP che è la batteria, la fonte di energia della cellula, e si può arrivare fino all’alterazione del DNA con effetti mutageni e quindi tumore.

Antiossidanti per combattere l’aging precoce della pelle.
L’invecchiamento cutaneo non ha solo ragioni di natura intrinseca, come il trascorrere degli anni o i cambiamenti ormonali, ma viene accelerato dall’esposizione agli agenti esterni: il cosiddetto “aging precoce” indotto dall’aggressione dei raggi UV, dall’inquinamento, dal fumo e dallo stress è ormai scientificamente dimostrato.

L’attacco degli agenti esterni scatena infatti un processo di ossidazione cellulare: l’organismo inizia a produrre radicali liberi, cioè molecole instabili, con un solo elettrone, anziché due.

In condizioni fisiologiche normali vi è uno stato di equilibrio tra la produzione endogena di radicali liberi e la loro neutralizzazione da parte dei meccanismi antiossidanti dell’organismo.

I ROS (Sostanze Reattive dell’Ossigeno) sono molecole instabili di ossigeno, innescate nell’organismo da un certo numero di fattori ambientali e di abitudini igieniche soltanto apparentemente salutari.
Un ROS è una specie chimica altamente reattiva. E’ un atomo o una molecola con un elettrone libero.
I ROS reagiscono rapidamente e in modo indiscriminato con le molecole circostanti, per catturare gli elettroni loro mancanti. I metalli di transizione promuovono la produzione di ROS. Nei sistemi biologici, ferro e rame sono catalizzatori particolarmente importanti della produzione dei ROS.
I ROS possono danneggiare le proteine, ossidare le basi del materiale genetico e causare perossidazione dei lipidi.

I ROS non sono soltanto dannosi, sono utili per combattere le infezioni, per uccidere i batteri e per controllare il tono della muscolatura liscia, che regola il funzionamento degli organi interni e dei vasi sanguigni. La cosa fondamentale perché i ROS svolgano nell’organismo un’azione efficace e “buona” é l’equilibrio fra questi e gli antiossidanti. Per neutralizzare i ROS, infatti, il nostro corpo produce degli spazzini, i cosiddetti antiossidanti endogeni. Ma spesso, purtroppo, questo equilibrio si rompe a nostro svantaggio.

Lo stress ossidativo, essendo una condizione squisitamente biochimica, non dà luogo a manifestazioni cliniche proprie, né soggettive né oggettive.

Da quanto detto, appare chiaro che in presenza di una barriera antiossidante di protezione, non sufficientemente elevata, le nostre cellule si ritrovano sprovviste dei naturali sistemi di difesa contro l’attacco dei radicali liberi andando incontro ad una progressiva cascata di eventi che porteranno alla distruzione delle cellule e del patrimonio genetico.

Inquinamento ambientale, dieta sbilanciata, fumo di tabacco, droghe, alcol, scarsa attività fisica e stress psico-emotivo sono sicuramente i fattori che inficiano in maniera assolutamente negativa la nostra barriera antiossidante predisponendoci all’attacco dei radicali liberi e quindi all’insorgenza di uno squilibrio dei fisiologici e naturali sistemi di regolazione di base cui sottende il benessere del nostro organismo.

Attività antiossidante

Gli antiossidanti, funzionano bloccando i radicali liberi e convertendoli in sostanze innocue. Aiutano a stabilizzare i radicali liberi (molecole per natura instabili) presenti nelle cellule, riducendo le caratteristiche pro-ossidanti di queste sostanze.

Secondo il Dott. Jan Karlsson, autore Antioxidant and Exercise, siccome gran parte dei processi metabolici si verifica nelle membrane e strati lipidici cellulari, l’attività protettiva è svolta dalla difesa antiossidante liposolubile. Mentre la difesa alla formazione di radicali liberi nei processi metabolici citoplasmatici è ad opera degli antiossidanti liposolubili.

Quindi esistono antiossidanti liposolubili e idrosolubili.
Il nostro organismo riesce a tenere sotto controllo l’attività dei radicali liberi attraverso speciali sostanze antiossidanti endogene (sintetizzate autonomamente) tra le quali rientrano enzimi come la superossidodismutasi, la catalasi e il glutatione ridotto ed esogene (presenti negli alimenti).

Se da un lato molti alimenti esercitano un’azione protettiva nei confronti dei radicali liberi, dall’altro abitudini alimentari scorrette possono aumentarne l’attività (dieta troppo ricca di grassi animali, consumo eccessivo di oli vegetali e pesce grasso, eccesso di ferro, intolleranze alimentari).

Gli alimenti più pericolosi in assoluto sono quelli ricchi di lipidi ed in particolare di acidi grassi polinsaturi (pesci, oli vegetali, frutta secca). La natura ha tuttavia saputo associare a tali nutrienti elevate quantità di vitamina E in modo da neutralizzare, almeno in parte, la formazione di radicali liberi.

Anche l’esposizione ad inquinanti atmosferici, a radiazioni ionizzanti o ultraviolette, l’abuso di farmaci, il fumo e l’attività fisica intensa sono in grado di aumentare pericolosamente la sintesi di radicali liberi.

Il potere antiossidante dei nutrienti

Esiste una prova di laboratorio in grado di misurare i livelli antiossidanti negli alimenti ed in altri nutrienti, essa riguarda il potere di assorbimento dei radicali liberi (ORAC).

 E’ lo standard con cui viene misurata l’attività antiossidante. Più alto è il punteggio ottenuto da un alimento o integratore che sia, più è alta l’attività antiossidante.

Questa lista e’ elaborata in base alle unità di O.R.A.C. contenute negli alimenti.

Alimenti che apportano da 1000 a 2000 unità ORAC:
Succo di arancia un bicchiere = 1142 unità
Fragole una tazza = 1170 unità
Pompelmo rosa 1 = 1188 unità
Succo di pompelmo un bicchiere = 1274 unità
Cavoli di Bruxelles cotti una tazza = 1384 unità
Prugne nere 3 = 1454 unità
More una tazza = 1466 unità
Barbabietola cotta una tazza = 1782 unità

Alimenti che apportano da 500 a 1000 unità ORAC:
Peperone 1 = 529 unità
Uva nera un grappolino = 569 unità
Avocado 1 = 571 unità
Patata arrosto 1 = 575 unità
Susina 1 = 626 unità
Arancia 1 = 983 unità

Alimenti che apportano fino a 500 unità ORAC:
Cetrioli 1 = 36 unità
Pomodori 1 = 116 unità
Albicocche 3 = 172 unità
Spinaci crudi un piatto = 182 unità
Melone tre fette = 197 unità
Pera 1 = 222 unità
Banana 1 = 223 unità
Pesca 1 = 248 unità
Mela 1 = 301 unità
Melanzana 1 = 326 unità
Uva bianca un grappolo = 357 unità
Cipolla 1 = 360 unità
Uvetta nera un cucchiaio = 396 unità
Cavolfiore cotto una tazza = 400 unità
Fagiolini cotti una tazza = 404 unità
Patata americana 1 = 433 unità
Kiwi 1 = 458 unità

Ecco i migliori estratti integratori e sostanze naturali ad azione antiossidante:

  • ACIDO ALFA LIPOICO
  • ACAI (ESTRATTO)
  • ASTAXANTINA
  • BETA CAROTENE
  • BETAINA ANIDRA
  • BIOFLAVONOIDI
  • CANNELLA (ESTRATTO)
  • COENZIMA Q10
  • CARDO MARIANO
  • CURCUMA LONGA (ESTRATTO)
  • GINKGO BILOBA
  • GLUTATIONE
  • LICOPENE
  • LUTEINA
  • MANGOSTINO
  • MIRTILLI NERI (ESTRATTO)
  • N ACETIL CISTEINA
  • NADH
  • OMEGA 3
  • POLIFENOLI
  • PICNOGENOLO
  • PROANTOCIANIDINE
  • RESVERATROLO
  • RUTINA
  • SELENIO
  • TAURINA
  • TE VERDE GIAPPONESE (MATCHA)
  • VITAMINA C
  • VITAMINA E
  • VITE ROSSA (ESTRATTO)
  • XANTONIZEAXANTINA

 

Sempre più studi indicano come un elevato stress ossidativo sia associato a molte malattie degenerative tra cui i tumori.

A contribuire pesantemente agli elevati livelli di radicali liberi che si riscontrano nei pazienti è una carenza cronica di antiossidanti causata da un’alimentazione sempre più povera e artificiale.

Un studio svolto nel 2006 da ricercatori della University of California/ Los Angeles ha messo in evidenza come l’assunzione giornaliera di circa 200ml di succo di melograno da parte di pazienti affetti da tumore della prostata induce una riduzione significativa del PSA, l’antigene usato per monitorare l’evoluzione del tumore. Questo secondo i ricercatori indica un vero e proprio rallentamento della progressione della malattia. Recentemente altri ricercatori hanno individuato alcune componenti del melograno che sembrano capaci di inibire il movimento delle cellule cancerogene e di indebolire i loro segnali chimici, elementi che sono alla base della capacità del tumore di generare metastasi per esempio all’osso.

Con questo non si vuole sostenere che il melograno è una cura per il tumore prostatico ma che un elevato stress ossidativo non diagnosticato ne tanto meno corretto dagli approcci oncologici standard, contribuisce all’evoluzione della malattia tumorale. In altre parole l’oncologia attuale si concentra correttamente sulla riduzione della massa tumorale ma non interviene sul terreno biologico che l’ha prodotta. Per questo si osserva un’incidenza ancora drammaticamente elevata di recidive. E’ un pò come se un contadino che vede crescere molte piante malate si limitasse ad estirparle senza effettuare una vera e propria bonifica del terreno che le ha generate.

In tutti i rami della medicina, una buona terapia deve quindi non solo estirpare la pianta malata ma anche correggere il terreno biologico. Oggi è possibile misurare i livelli di stress ossidativo con specifici esami di laboratorio che permettono poi al medico di prescrivere gli antiossidanti più indicati (fonte: dottor Filippo Ongaro).

E’ il bilancio del dare e dell’avere che crea il benessere.

Il bilancio ossidanti-antiossidanti è importante per assicurare la funzionalità del sistema immunitario.

Gli antiossidanti sono essenziali per mantenere efficace il sistema immunitario. Questa necessità è ancora più importante con l’avanzare dell’età, quando vi è un incremento della formazione di radicali liberi. Gli antiossidanti contribuiscono a mantenere l’integrità e la funzionalità dei lipidi di mem brana, delle proteine cellulari e degli acidi nucleici.

Il nostro sistema immunitario è potente mediatore del nostro stato di salute. Attraverso cellule specializzate definite linfociti, riesce a neutralizzare e distruggere virus e batteri. Una delle sue caratteristiche fondamentali è quello di essere finemente regolato in perfetto equilibrio con l’ambiente che ci circonda, ma in situazioni in cui l’alimentazione è fortemente sbilanciata, una vita troppo sedentaria, la mancanza di esercizio fisico e lo stress cronico, tendono a disregolare l’immunità aumentando le probabilità di andare incontro a infezioni o al contrario di sviluppare patologie. autoimmunitarie, allergie e intolleranze.

Questo equilibrio è molto simile a una bilancia con i suoi piatti ben in equilibrio fra loro. Uno dei piatti serve per aiutare l’organismo a difendersi da virus e batteri (sistema TH1), mentre l’altro serve contro le aggressioni di parassiti e virus endocellulari (sistema TH2).

 

Quando questo equilibrio viene a mancare si ha uno sbilanciamento di un piatto rispetto all’altro. Un sistema TH1 troppo marcato pur difendendo da molte infezioni, determina una maggiore probabilità di contrarre patologie autoimmunitarie come l’artrite reumatoide e la sclerosi multipla. Al contrario, se pesa di più il sistema TH2, si presentano spesso allergie e patologie da autoanticorpi come le tiroiditi o nei casi gravi anche una maggiore incidenza del cancro.

L’alimentazione attraverso i suoi nutrienti è capace di ristabilire l’equilibrio della bilancia.

Studi recenti indicano che le vitamine svolgono un ruolo importante. In particolare le ricerche si sono concentrate sulla vitamina B6 e B12. È stato visto che queste due vitamine presenti soprattutto nei cereali integrali, uova e latte, svolgono una potente stimolazione del sistema TH1 contro tutte le infezioni virali e batteriche. Gli anziani sono più a rischio di un loro deficit, in quanto presentano una maggiore atrofizzazione dello stomaco, che compromette l’assorbimento di queste vitamine a livello intestinale.

La vitamina C scoperta nel 1970 da Pauling grazie alla quale è stato insignito del premio Nobel, fu molto reclamizzata come toccasana per il comune raffreddore. In effetti queste caratteristiche non furono mai confermate, ma fu visto che supplementazioni di vitamina C erano efficaci nel ridurre l’intensità e la durata di questo disturbo invernale.

La vitamina E è un potente stimolatore TH1.

Il selenio alla dose di 200 microgrammi al giorno è capace di contrastare le infezioni virali stimolando il sistema TH1 e le cellule natural killer potenti distruttori di virus e batteri.

Lo zinco ha le stesse potenzialità del selenio ma ha un effetto diverso in base alla dose somministrata. Se si vogliono contrastare i malanni invernali, la dose giornaliera non deve superare i 25-35 milligrammi per un periodo non oltre le 2-3 settimane. Dosi superiore e per periodi più prolungati stimolano il sistema TH2 e dunque possono avere effetto su patologie autoimmunitarie, ma anche indurre allergie e tiroiditi.

L’utilizzo dei probiotici rafforzano il sistema immunitario dell’intestino contro tutti quei virus e batteri che prediligono il sistema gastro-intestinale.

A supporto dell’alimentazione, inoltre, esistono diverse piante ad effetto immunostimolante. Diversi studi hanno confermato l’efficacia dell’Echinacea, della Klamath e un mix di piante cinesi la cui principale è la Sophora Flavescens, contro le infezioni. Queste piante potenziano efficacemente il sistema TH1.

Particolarmente interessante l’utilizzo della MICOTERAPIA per una modulazione del sistema TH1 e TH2.

Il Coriolus (Fungo legnoso, non commestibile, cresce per tutto l’anno, su tronchi e ceppi morti o vivi. Molto comune in Europa e in tutto il mondo. Sessile, coriaceo, solitamente raggruppato in vari individui a mensole sovrapposte. Il suo colore è variabile, e dipende dal substrato e dalla luce; è concentricamente zonato) sembra essere un agente importante per ripristinare l’equilibrio immunologico e permettere il capovolgimneto del passaggio da TH1 a TH2.

Anche il fungo Agaricus blazei Murril possiede spiccate proprietà immunostimolanti, comparabili a quelle dei più conosciuti Lentinus edodes, Grifola frondosa e Ganoderma. Le frazioni indicate come responsabili dell’attività del fungo comprendevano vari glucani, complessi polissacaride-proteina (ATOM), complessi RNA-proteine, e glucomannano (Mizuno 2002; Mizuno et al. 1990; Wasser, Weis 1999; Ito et al. 1997; Fujimiya et al. 1998; Fujimiya et al. 2000; Cho et al. 1999), che vanno ad aggiungersi al lentinano, polisaccaride responsabile dell’attività immunostimolante del Lentinus edodes (Aoki 1984; Kanai, Kondo 1981).

Le proprieta’ benefiche del tè verde sono rinomate: previene le malattie cardiovascolari e l’insorgenza di tumori, migliora la digestione, previene e combatte la senilita’, resiste ai batteri e ci protegge da essi, e’ un “brucia-grassi” naturale, ci difende dalla carie dentale, dall’alito cattivo, ottimo nelle malattie da raffreddamento, asma, catarro, sinusite.
Inoltre combatte la diarrea, facilita la diuresi, protegge e cura emorragie, ferite, gengive infiammate, tagli, ulcere. Ha proprietà antiossidanti.

All’interno della grande categoria dei tè verdi giapponesi, il Matcha fa parte di quelli detti ‘tè d’ombra’, che i coltivatori giapponesi fanno crescere nell’oscurità (grazie al metodo ‘kabuse’). Per il matcha vengono utilizzate solo le piante più giovani, raccolte una ad una a mano e ridotte poi in una polvere color smeraldo grazie alla lavorazione in mulini di pietra.
Il tè, così coltivato, è più ricco di vitamine, clorofilla e sali minerali, e assume un profumo e un sapore erbaceo caratteristici. Ne risulta una bevanda dal sapore concentrato, particolarmente stimolante e contenente un elevata quantità di carotene. Per il suo intenso pigmento, il suo presentarsi in forma di polvere di tè e le sue qualità tanto salutari, il matcha è l’alimento prescelto per la preparazione di molti dessert che ne fanno il loro ingrediente principale.

Chiamato anche “spuma di giada liquida”, esso rappresenta senza dubbio il vertice dei tè giapponesi (e non solo). Pregiatissimo, è molto costoso e richiede una preparazione particolare, completamente diversa da quella di tutti gli altri tè. Innanzitutto il modo in cui si presenta: è una polvere finissima e molto profumata di un intenso color verde smeraldo. Questa polvere viene ottenuta da foglie della migliore qualità di Gyokuro finemente sbriciolate in frantoi di pietra. La preparazione non potrà essere quindi quella di tutte le altre specie di tè, infatti anziché un infuso avremo adesso una sospensione. La polvere viene unita in una larga ciotola all’acqua (che non deve assolutamente essere bollente, meglio tenersi ben al di sotto dei 60 gradi) e viene poi mescolata con un frullino ottenuto da un pezzo di canna di bambù tagliato finemente, chiamato chasen. A quel punto il liquido assume una bellissima colorazione verde scura, e sulla superficie si viene a formare un sottile strato di schiuma dal colore più chiaro (di qui il nome “spuma di giada”).

È chiaro che in questo modo le sostanze presenti nel tè che si assumono sono in una concentrazione ben maggiore rispetto all’usuale infusione; viene infatti consumata tutta la foglia, che è interamente presente nella bevanda, ancorché in forma di polvere. In particolare le vitamine B1, B2 e C, beta-carotene, sali minerali, polifenoli e, non ultima, la caffeina, che favorisce uno stato di vigile attenzione; per questo motivo, ben prima che il Matcha diventasse il protagonista della cerimonia giapponese del tè, veniva utilizzato dai monaci come ausilio per la meditazione. Inoltre, il gusto del Matcha è simile a quello del Gyokuro, ma più accentuato, fresco, erbaceo, che può sfociare in un leggero retrogusto amaro. Per mantenere la sua fragranza, alcuni testi consigliano di conservare la polvere del Matcha in frigorifero.

 

Il Matcha è la più straordinaria scoperta nel mondo del tè del XXI secolo. 800 anni fa il Matcha era utilizzato dai monaci buddisti zen come bevanda da meditazione. Oggi è considerata la varietà di tè più sana, pregiata e rara del Giappone – sempre più consumatori scoprono questa squisita bevanda. Il Matcha è il tè più pregiato e appartiene alla varietà più antica del Giappone, la regina dei tè verdi.
Da oltre 800 anni il Matcha è usato dai monaci buddisti zen per la meditazione.

Il Matcha è squisito: solo una dozzina di coltivatori di tè possiede le complesse conoscenze necessarie per produrlo. Le foglie di tè Matcha crescono lentamente in piantagioni al riparo dal sole, poi appena essiccate sono sminuzzate lentamente nelle macine in pietra di granito fino a ottenere una fine polvere color verde giada. Per essere utilizzato come bevanda, si versa sopra dell’acqua e si batte con un frullino di bambù.

Il risultato è un tè verde straordinario, cremoso, nutriente e magnifico.

Solo una ristretta élite di coltivatori di tè giapponesi può produrre il Matcha. La produzione è la più complicata nel mondo del tè. Il Matcha cresce solo in determinate piantagioni al riparo dal sole. Quattro settimane prima del raccolto, le piantagioni di Matcha sono coperte con reti scure.

Questa speciale tecnica di ombreggiamento riduce del 90% luce solare che giunge alla pianta. Nell’oscurità quasi totale, la pianta di tè compensa la mancanza di raggi solari con una produzione particolarmente intensa di clorofilla; la foglia diventa così ricca di aminoacidi e rilascia in seguito un sapore dolce e delicato.

Il Giappone produce esclusivamente tè verde. Questa specializzazione, unica tra tutti gli altri paesi produttori di tè, ha fatto sì che il Giappone oggi produca i migliori e i più pregiati, tè verdi del mondo. Caratteristico del tè giapponese è il fresco e intenso sapore acerbo, che un numero sempre crescente di conoscitori e amanti del tè riconoscono come gusto originale del tè e hanno imparato ad apprezzarlo.

Il Matcha è un tipo di tè tradizionalmente macinato fino a ottenere una polvere fine. A essa si aggiunge acqua per poi sbattere il tutto con un frullino di bambù.

Chi beve Matcha, assume la foglia intera (sotto forma di polvere disciolta nell’acqua). Questa è la differenza sostanziale rispetto ad altre varietà di tè.
Per i tè normali, verdi o neri, si versa l’acqua calda sulle foglie del tè. La bevanda che si ottiene è pertanto un estratto delle foglie di tè. Le foglie vere e proprie vengono tolte ed eliminate. Purtroppo, solo una minima parte dei componenti del tè è solubile in acqua, il 10 % o il 20% a seconda della varietà del tè e del tipo di infuso.

Chi beve Matcha gusta tutta la foglia macinata, pertanto assume una maggiore concentrazione di antiossidanti, vitamine e minerali presenti nel tè verde.

Il Matcha contiene alcuni componenti che possono rivelarsi importanti:

  • Antiossidanti: le catechine del tè, in particolare l’EGCG (epigallocatechingallato) sono antiossidanti dai numerosi effetti benefici. Il Matcha ne contiene 70 mg al grammo, una quantità notevolmente superiore a quella contenuta nei tè verdi in bustina
  • Aminoacidi: la L-teanina è un aminoacido che si trova quasi esclusivamente nel tè verde. Ha proprietà calmanti e rilassanti, nonché svolge un’azione antagonista a quella della teina Rappresenta circa 1 – 2 % delle foglie.
  • Riduce lo stress mentale e fisico
  • Svolge azione rilassante
  • Migliora la capacità di apprendimento e di concentrazione
  • Previene gli effetti collaterali della caffeina

Teina: è la caffeina del tè. La caffeina è nota per la sua azione stimolante.

 

Tra le sue capacità benefiche, il tè verde…
-ha una caffeina “buona” che entra in circolo in modo più lento, ma garantisce un’azione che si protrae a lungo nel tempo;
-fa bene al cuore: sembra in grado di prevenire infarti o colpi apoplettici;
-è un rimedio contro l’ipertensione perchè agisce direttamente sui meccanismi di regolazione della pressione e la abbassa;
-è un ottimo digestivo: calma le mucose dello stomaco e dell’intestino, tanto che la bevanda diventa utile nella cura di malattie di origine nervosa o infiammatoria che riguardano l’apparato digerente, regola il flusso biliare e contribuisce a risolvere i problemi digestivi e la perdita di appetito; combatte inoltre l’iperacidità gastrica e sa proteggere il fegato;
-rafforza il sistema immunitario, le ossa e i denti;
-abbassa gli zuccheri nel sangue: si dimostrerebbe quindi fondamentale in considerazione di patologie quali il diabete;
-può essere utilizzato in regimi alimentari ipocalorici: in grado di ridurre la sensazione di fame, in più l’effetto stimolante della caffeina aiuta a diminuire la percezione di stanchezza dovuta al minor apporto calorico; a tutto questo, si unisce l’effetto diuretico che aiuta nella perdita di peso.
-fa bene alla pelle: ne ripara i danni provocati da cicatrici o scottature, ha un effetto rassodante e ringiovanente, tanto che molti prodotti di cosmesi sono oggi a base di questa sostanza.

Le catechine sono 100 volte più potenti della vitamina C e 25 volte più potenti della vitamina E. Il Matcha ne vanta un contenuto pari a 70 mg per grammo.

 

Antiossidanti del Matcha (ORAC)
ORAC misura la capacità antiossidante di alimenti e bevande. Il Matcha ha un valore di 1.573 unità. Valore ORAC degli alimenti di antiossidanti ORAC = Oxygen Radical Absorbing Capacity // capacità antiossidante

Valore ORAC in unità ORAC per grammo (umoleTE/g)

  • Matcha: 1573
  • Bacca di Goji: 253
  • Cioccolato fondente: 227
  • Melagrana: 105
  • Mirtilli selvatici: 93
  • Bacche di acai: 60
  • Broccoli: 31

CONSIGLI PER L’ACQUISTO (chiedi informazioni sulla disponibilità )

Per testare la qualità del Matcha bisogna innanzitutto procedere a un esame visivo: il colore della polvere deve essere il più possibile di un verde giada brillante, mentre in infusione deve essere verde giada scuro; da un esame visivo si passa all’esame gustativo: si deve percepire un aroma leggermente vegetale, erbaceo, grazie al giusto bilanciamento tra aminoacidi e catechine che si ha nella fase della vaporizzazione.
Il tè Matcha è sempre di un verde scuro intenso, è delicatamente dolce e lascia un sapore piacevole. Se vi trovaste di fronte ad un tè giallo e amaro, lasciatelo dov’è: molto probabilmente non è un Matcha…
Una volta aperta la confezione il matcha va conservato in frigo e consumato entro 2 mesi.

La natura dunque ci ha dato diverse armi per combattere i malanni, basta saperle riconoscere ed utilizzare bene.

 

PRODOTTI DISPONIBILI

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Le informazioni sui principi attivi dei singoli componenti dei prodotti e sui prodotti stessi, desunte tutte da un’ampia sitografia presente in rete, e dai siti delle ditte fornitrici, non intendono trattare, curare alcuna malattia o patologia. Queste potrebbero, inoltre, riportare errori e/o omissioni. Pertanto ogni utilizzo improprio è a proprio rischio e pericolo. Si ricorda, altresì, che gli integratori alimentari non sono prodotti curativi e pertanto non possono vantare alcuna proprietà terapeutica. Le indicazioni, presenti sul sito, fanno riferimento all’impiego per il sostegno dell’organismo in periodi particolarmente difficili.

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