” Io sono un grande utilizzatore e sostenitore di un‘integrazione alimentare fatta con intelligenza, eppure ti sarà già capitato di sentir dire proprio dal tuo medico che gli integratori non servono a nulla o che addirittura fanno male, perché questo?

Avendo lavorato per anni come medico, voglio affrontare questo tema in maniera molto chiara e diretta: la ragione è che i medici non conoscono a sufficienza la materia. Non sono tenuti a studiare praticamente nulla riguardo a nutrizione, integrazione alimentare, allenamento fisico e lavoro interiore, che sono quelli che io chiamo i quattro fondamenti e che sono le tematiche di cui la gente ha più bisogno oggi per fare vera prevenzione.

A volte i medici mettono addirittura questi temi al fianco di pratiche alternative che non hanno nessuna base scientifica. La medicina e la facoltà di medicina ha un po’ messo in disparte il tema della promozione della salute.

Anche se stanno nascendo altre professioni in quest’area, per esempio i farmacisti specializzati in nutrizione, il medico non può non essere parte di questa evoluzione perché è l’unico che può davvero comprendere le condizioni e le necessità delle persone

Perché i medici faticano a parlare di integratori?

Vediamo di capire meglio perché si fa così fatica a parlare di integratori con il medico e perché invece dovremmo considerarli nella nostra alimentazione, e voglio ricordarti che tutte le cose che ti sto dicendo non sono mie invenzioni, ma provengono da dati pubblicati in letteratura.

  1. Il medico ragiona per macro carenze che provocano patologie gravi e acute (lo scorbuto, la pellagra, etc.) e siccome non vede le macro carenze, non riconosce che esistono anche le micro carenze croniche. Le micro carenze croniche non raggiungono mai un livello così intenso da creare una patologia importante, ma sono sufficienti ad alterare il metabolismo, ad aumentare il rischio di sviluppare malattie e ad accelerare l’invecchiamento.
  2. Il medico parte dal presupposto che una dieta equilibrata ti dà tutto ciò che ti serve. E la domanda vera è: che ti serve a far cosa? Perché se è a sopravvivere sono d’accordo, ma se è per vivere a lungo in perfetta salute non sono così convinto.
  3. La qualità degli alimenti non è mai stata così scarsa come oggi. Gli alimenti sono ricchi di una sola cosa: calorie; e sono poveri di tutto il resto: nutrienti. Oltre a questo c’è da considerare anche la cottura che altera le concentrazioni dei nutrienti, quindi non si può dare per scontato che l’alimentazione equilibrata ci dia tutto quello che serve.
  4. Oggi lo stress non è più acuto e momentaneo, ma è uno stress cronico che logora l’organismo e che ovviamente aumenta il consumo di determinati nutrienti. È una condizione che non esisteva in passato.
  5. Nella medicina che riguarda le terapie e i farmaci, oggi ci sono formidabili linee guida che vengono costruite da dati scientifici immensi e facilitano quindi l’operatività del medico perché può dare delle indicazioni molto chiare su cosa funziona e cosa non funziona. Nell’ambito della nutrizione questo c’è ma in maniera non così categorica e nell’ambito degli integratori sostanzialmente manca. L’appassionato della materia che va a guardare gli studi, trova indicazioni scientifiche assolutamente sufficienti soprattutto su alcuni integratori ma occorre studiare. La persona che fa altro di mestiere, che si occupa di altre problematiche, di pazienti, di patologie, non ha il tempo di andare in profondità su questi temi e siccome quelle linee guida chiare mancano, allora ti risponde dicendo “non ci sono evidenze scientifiche”, ma così non è!

Credo che sia veramente augurabile che sempre più medici si interessino a questa materia. Questo non è un atto d’accusa nei confronti del medico, anzi è un invito ad un’alleanza. Il medico è un tassello fondamentale e lo diventa ancora di più se si impossessa pienamente dei temi della nutrizione, della nutraceutica, dell’allenamento fisico e del lavoro interiore.

Se sei medico cerca di capire come affrontare questi temi e stare così più vicino ai tui pazienti perché oggi più che mai abbiamo bisogno di evitare che i pazienti delusi dal rapporto col medico, finiscano con il seguire delle strade che sono assolutamente non scientifiche e pericolose. Ogni medico ha la responsabilità di tenere vicino i propri pazienti soprattutto sviluppando grande capacità di ascolto.

Io personalmente ci tengo ad informare correttamente le persone per aiutarle a raggiungere un più alto grado di salute e benessere, per questo motivo il Metodo Ongaro® si fonda su basi scientifiche.

Se sei un professionista della salute e il tuo obiettivo è quello di migliorare la vita delle persone che ti seguono, è importante che tu conosca anche queste dinamiche in modo tale da poter veramente trasformare in meglio la vita delle persone.

Io da tempo ormai faccio il coach a tempo pieno. Ma tu come medico o professionista della salute, se sei interessato a collaborare con me, puoi candidarti al Metodo Ongaro® Certification Program, un programma di certificazione dedicato ai professionisti della salute che vogliono diventare sempre più autorevoli grazie all’acquisizione di nuove competenze”.

Biografia

Filippo Ongaro nasce a Milano il 30 giu­gno del 1970 e cresce tra Milano, Londra e Venezia seguendo gli spostamenti familiari legati al lavoro di giornalista e scrittore di suo padre Alberto, a lungo inviato speciale de L’Europeo.

Influenzato, oltre che dal lavoro del padre anche dai libri e dalla vita di sua zia Franca Ongaro Basaglia che, con il marito Franco Basaglia, riformò la psichiatria italiana, il Dr. Ongaro cresce in un ambiente familiare e culturale creativo che lo stimola costantemente ad andare oltre gli schemi prefissati.

Oltre a dedicarsi all’attività clinica, il Dr. Ongaro é autore di numerosi libri divulgativi e collabora regolarmente con varie testate giornalisti­che nazionali e con emittenti radiofoniche e televisive.

Formazione

Si Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’università di Ferrara e successivamente vince il concorso e frequenta la Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport diretta dal Prof. Francesco Conconi.

Durante la scuola di specializzazione lavora presso la Deutsche Sporthochschule (Scuola Superiore dello Sport) di Colonia (Germania) e inizia a frequentare lo European Astronaut Centre dell’Agenzia Spaziale Europea situato appunto a Colonia dove poco dopo inizierà a lavorare stabilmente.

In questo periodo collabora strettamente con il Prof. Carmelo Bosco, fisiologo dell’esercizio di fama internazionale.

Presso l’Agenzia Spaziale Europea il Dr. Ongaro lavora come medico degli astronauti occupandosi in parti­colare degli aspetti legati alla nutrizione, alla preparazione fisica e alla riabilitazione degli equipaggi.

In questa funzione collabora con gli esperti del Johnson Space Center della NASA (Houston) e del Gagarin Cosmonaut Training Center (Russia) e ha l’opportunità di lavorare a stretto contatto con numerosi centri di ricerca europei ed internazionali. E’ durante quest’intensa esperienza clinica che conosce sua moglie Sonja, psicologa tedesca e consulente dell’Agenzia Spaziale Europea che diventerà la sua principale collaboratrice.

Oltre ad occuparsi della salute degli astronauti, il Dr. Ongaro in questi anni da vita ad un vero e proprio pro­getto di trasferimento tecnologico: studiando la letteratura scientifica, entrando in contatto con i ricercatori e rielaborando i loro risultati in termini pratici, riesce ad apportare sostanziali miglioramenti ai programmi medici e riabilitativi riservati agli astronauti.

Approccio

È da questo lavoro negli ambienti più avanzati della medicina che il Dr. Ongaro matura l’idea che la medicina pratica, quella che viene offerta nel quotidiano ai pazienti negli ambulatori e negli ospedali necessiti di una profonda trasformazione.

Si tratta infatti nella maggior parte dei casi di una medicina poco orientata alla prevenzione e che tende ad intervenire tardivamente, quando la malattia ha già preso il sopravvento sulla salute fisica e psichica della persona.

La medicina anti­aging non è né una disciplina alternativa né una nuova specialità medica ma piuttosto il primo approccio preventivo completo all’invecchiamento e alle sue malattie che trae le sue origini dalle più recenti scoperte scientifiche.

Attività ed incarichi

Il Dr. Ongaro è il primo italiano ad avere ottenuto il Diploma in Medicina Funzionale presso l’Institute for Functional Medicine (AFMCP) e la Board Certification in medicina anti-aging (ABAARM) presso l’Ame­rican Academy of Anti­aging & Regenerative Medicine.

Avendo compreso in profondità il potenziale di prevenzione e cura di questo nuovo approccio alla medicina, il Dr. Ongaro e sua moglie contribuiscono a fondare l’Istituto di Medicina Rigenerativa e Anti-Aging (ISMERIAN, Treviso) di cui il Dr. Ongaro è tuttora Diret tore Scientifico. 

ISMERIAN diventerà rapidamente un punto di riferimento italiano ed europeo per pazienti e medici che cercano un approccio nuovo ma altamente scientifico alla prevenzione delle patologie croniche ed è la sede principale del lavoro clinico del Dr. Ongaro.

Oltre ad intervenire a numerosi congressi nazionali ed esteri, il Dr. Ongaro é docente al Master in Space Physiology & Health presso il King’s Col­lege di Londra ed é membro del Human Health & Performance Center della NASA. Per scelta il Dr. Ongaro non si é mai dedicato alla ricerca preferendo la sfera dello studio, dell’applicazione clinica e della divulgazione, ritenendo per altro che troppo spesso i risultati delle ricerche pubblicate non vengano utilizzati nella medicina pratica. Socio Fondatore & CEO Metodo Ongaro Switzerland SA.

Il Dr. Ongaro è Vice Presidente dell’Associazione Medici Italiani Anti-Aging e membro delle seguenti associazioni scientifiche: American Academy of Anti-Aging Medicine, Institute for Functional Medicine, European Society of Preventive, Regenerative and Anti-Aging Medicine ed ha ottenuto una certificazione dall’International School of Gynecological Endocrinology.

Libri

Da diversi anni Filippo Ongaro è un autore molto seguito ed apprezzato. I suoi numerosi libri hanno aiutato moltissime persone più persone possibili a cambiare stile di vita e a migliorare la loro esistenza (https://www.metodo-ongaro.com/libri).

 

Socio Fondatore & CEO Metodo Ongaro Switzerland SA

(https://www.metodo-ongaro.com/)

 

 

collagene

Il collagene è una proteina che dà struttura alle parti più importanti del tuo corpo (come la pelle e le ossa). Senza, saresti fondamentalmente un grumo di sostanza appiccicosa.

Con l’avanzare dell’età, il tuo corpo crea meno di questo utile elemento costitutivo e potresti iniziare a notare i segni di questo normale rallentamento se avverti rughe o dolori articolari.

Significa che gli integratori di collagene sono la fonte della giovinezza?

No. Non sono una pozione magica.

Ma ci sono alcune prove scientifiche che l’assunzione di collagene extra può aiutarti.

Cos’è il collagene?

E’ una proteina fondamentale che fornisce struttura alle parti del tuo corpo. Crea una struttura rigida tra le cellule della pelle, le ossa, la cartilagine e i tendini. Fornisce anche struttura ai tuoi organi, muscoli e arterie.

Quali tipi di collagene ci sono?

In totale ce ne sono 28 tipi diversi che si distinguono per composizione, struttura e funzione. I più importanti sono i tipi I, II e III:

  • tipo I – rappresenta il 90% del collagene presente nell’organismo e fornisce la struttura a pelle, ossa, tendini, cartilagini, denti e tessuto connettivo.
  • tipo II – questo collagene, definito anche nativo, si trova nella cartilagine elastica a livello delle articolazioni, ed ha lo scopo di ammortizzare gli urti.
  • tipo III – ha la principale funzione di supportare muscoli, organi e arterie.

Se hai una carenza di vitamina C o determinate condizioni mediche (come l’osteogenesi imperfetta -fragilità scheletrica- o la sindrome di Ehlers-Danlos cioè ipermobilità articolare, la produzione di collagene del tuo corpo potrebbe essere compromessa.

Il collagene è importante, ma l’età, l’alimentazione, i fattori ambientali e le malattie possono influenzare il modo in cui il tuo corpo lo produce.

La carenza di produzione di collagene, da parte dell’organismo, può comportare:

  • Perdita o assottigliamento dei capelli;
  • Cellulite;
  • perdita della lucentezza e del colore naturale della pelle;
  • Occhiaie e borse sotto gli occhi accentuate;
  • Dolori alle giunture;
  • Rash cutanei;
  • Debolezza muscolare;
  • Mal di testa.

È qui che entrano in gioco gli integratori di collagene.

Ecco una carrellata di ciò che i ricercatori hanno scoperto su come può aiutare un’integrazione di collagene:

  1. Aiuta la tua pelle ad essere più lucida e piena.

La perdita di collagene porta al cedimento caratteristico e alle rughe associate all’invecchiamento. Livelli più bassi di acido ialuronico significano anche che sperimenterai una pelle più secca, che non è una grande barriera tra la tua carne tenera e il mondo esterno.

L’ uso di prodotti topici con peptidi di collagene (o idrolizzati) migliora la funzione della pelle come barriera per trattenere le cose buone e quelle cattive. Possono anche aiutare il tuo corpo a produrre collagene e acido ialuronico.

Uno studio del 2015 suggerisce che l’assunzione di integratori di peptidi di collagene potrebbe ridurre le rughe e aumentare l’idratazione della pelle. Dopo solo 4 settimane, la pelle presentava più collagene e una minore rottura della rete di collagene.

In un altro studio del 2015 , anche una bevanda contenente collagene, vitamine e minerali si è dimostrata promettente. Ha contribuito a ridurre la profondità delle rughe del viso e a migliorare l’idratazione e l’elasticità della pelle nelle donne in postmenopausa.

Gli studi in corso stanno esplorando i meccanismi nutrizionali coinvolti nel miglioramento della fisiologia e dell’aspetto della pelle.

  1. Promuove una cartilagine sana per articolazioni comode

L’idrolizzato di collagene (noto anche come peptide di collagene) stimola la produzione di collagene nella cartilagine e in altri tessuti. L’osteoartrite è una condizione degenerativa che provoca dolore e perdita di funzionalità delle articolazioni.

In una revisione del 2016 di nove studi (su esseri umani, animali e cellule umane in laboratorio), i ricercatori hanno concluso che l’idrolizzato di collagene potrebbe aiutare con l’osteoporosi e l’osteoartrite. Può anche aumentare la densità minerale ossea, proteggere la cartilagine e alleviare il dolore.

  1. Rinforza i muscoli

In uno studio del 2015 con 53 partecipanti maschi adulti più anziani, i soggetti hanno assunto integratori di collagene e hanno fatto un programma di allenamento di resistenza 3 volte a settimana per 12 settimane.

Il gruppo di test ha aumentato la massa corporea magra e la forza muscolare, diminuendo la massa grassa.

Ma non funziona solo per le persone anziane. Uno studio del 2019 su 77 donne in premenopausa ha avuto risultati simili.

I partecipanti che hanno assunto collagene durante l’allenamento della forza per 12 settimane hanno avuto guadagni in massa magra e forza superiori a quelli del gruppo placebo.

Un altro studio del 2019 su 57 giovani uomini attivi ha mostrato un aumento della massa muscolare dopo 12 settimane di integratori di collagene e allenamento di resistenza.

  1. Previene l’aterosclerosi

L’aterosclerosi è una condizione causata dall’accumulo di placca sulla parete interna di un’arteria. Di solito non ha sintomi fino alla rottura di una placca che potrebbe essere pericolosa per la tua vita.

Come potrebbe avvenire questo tipo di rottura? Il collagene può svolgere un ruolo. Se il collagene intorno alla placca diventa meno resistente alla tensione, la placca diventa meno stabile e le placche con più collagene sono meno vulnerabili alla rottura.

Uno studio del 2017 ha indicato che gli integratori di tripeptidi di collagene possono aiutare a prevenire e curare l’aterosclerosi. Nello studio, 32 soggetti sani hanno assunto l’integratore ogni giorno per 6 mesi. I loro rapporti tra colesterolo HDL (“buono”) e colesterolo LDL (“cattivo”) sono migliorati insieme ad altri marker per l’aterosclerosi.

  1. Riduce il dolore

In uno studio del 2017 , 139 atleti con dolore al ginocchio hanno assunto peptidi di collagene o un placebo per 12 settimane.

I partecipanti che assumevano peptidi di collagene avevano dolore meno intenso durante l’attività e avevano bisogno di meno interventi aggiuntivi (come terapia fisica o impacchi di ghiaccio) per trattare il loro dolore.

Inoltre, uno studio del 2021 su 90 persone di età compresa tra 40 e 65 anni ha rilevato che un integratore di collagene riduceva il dolore articolare e la rigidità meglio di un placebo.

  1. Costruisce le tue ossa

L’osteoporosi è una malattia che causa una riduzione della massa ossea e ciò può rendere le ossa fragili. Ma è possibile combattere questa condizione.

Una revisione del 2016 della ricerca su esseri umani, animali e cellule umane nei laboratori ha concluso che gli integratori di collagene possono essere utili per l’osteoporosi.

In uno studio del 2018 , 131 donne in postmenopausa hanno assunto un integratore giornaliero di collagene per 12 mesi. Hanno visto un aumento significativo della densità minerale ossea nelle loro spine e femori. Lo studio ha anche riscontrato un miglioramento negli indicatori che suggeriscono una migliore formazione ossea e un ridotto deterioramento osseo.

  1. Rinforza le tue unghie

Un piccolo studio del 2017 con 25 partecipanti suggerisce che l’assunzione di peptidi di collagene per via orale può aiutare le unghie a crescere più velocemente e renderle meno soggette a rotture.

Fonte: Steve Zanardi- Coral Club

Disclaimer

Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il   parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai   consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Letteratura scientifica

Effetti dell’integrazione di collagene idrolizzato su allenamento muscolare.

Ruolo anti-infiammatorio nell’artrite post-traumatica.

Miglioramenti sulla pelle via integrazione orale.

Uno studio sugli effetti sulla pelle.

Capacità anti-invecchiamento del collagene.

Effetti positivi sulle giunture degli atleti.

Ruolo del collagene idrolizzato nella salute delle ossa e dei legamenti.

Gli effetti sulla salute dei muscoli.

Bibliografia

Marine collagen: a promising biomaterial for wound healing, skin anti-aging, and bone regeneration. Mar Drugs. 2022 Jan 10;20(1):61.

Effects of hydrolyzed collagen supplementation on skin aging: a systematic review and meta-analysis. Int J Dermatol. 2021 Dec;60(12):1.449-1.461.

Oral supplementation with hydrolyzed fish cartilage improves the morphological and structural characteristics of the skin: a double-blind, placebo-controlled clinical study. Molecules. 2021 Aug 12;26(16):4.880.

A randomized, triple-blind, placebo-controlled, parallel study to evaluate the efficacy of a freshwater marine collagen on skin wrinkles and elasticity. J Cosmet Dermatol. 2021 Mar;20(3):825-834.

Collagen supplementation for skin health: a mechanistic systematic review. J Cosmet Dermatol. 2020 Nov;19(11):2820-2829.

Sistema endocannabinoide
Che cos’è il sistema endocannabinoide?

Il sistema endocannabinoide è un regolatore omeostatico chiave del corpo, che svolge un ruolo in quasi tutti i sistemi fisiologici. Per un lungo periodo di tempo è stato trascurato come possibile obiettivo terapeutico, in particolare perché non si sapeva molto delle implicazioni sulla malattia sistematica. Tuttavia, con gli incredibili successi avuti con l’uso della cannabis terapeutica e dei prodotti a base di canapa, in particolare del cannabidiolo (CBD) e dell’acido cannabidiolico (CBDA), molti scienziati stanno spostando la loro attenzione sul sistema endocannabinoide.

Prove più evidenti stanno venendo alla luce, sostenendo la teoria della carenza endocannabinoide clinica sostenuta dal dott.Ethan Russo, in particolare per le malattie come l’emicrania, la fibromialgia e la sindrome dell’intestino irritabile. Dato l’alto numero di malattie che hanno mostrato anomalie nel sistema endocannabinoide come l’epilessia, il cancro e una vasta gamma di malattie neurodegenerative, questa è un’area che sarà senza dubbio esplorata ulteriormente in futuro.

Oltre ai composti derivati ​​dalla cannabis, recentemente è emerso che un’ampia gamma di composti naturali interagiscono con il sistema. Ciononostante, il CBD e il CBDA sono ancora considerati i composti chiave (o quelli che hanno dimostrato la maggiore efficacia fino ad oggi) e l’evidenza del loro valore terapeutico cresce ogni giorno. La ricerca sul CBD e il CBDA sta crescendo rapidamente, ed è stato rivelato un vasto numero di obiettivi farmacologici. Il preciso meccanismo d’azione per entrambi questi composti rimane ancora un mistero, ma le loro caratteristiche farmacologiche forniscono indizi interessanti sul loro funzionamento.

Cannabidiolo: come funziona?

L’azione farmacologica del CBD è molto interessante, in quanto ha un’azione molto limitata sui recettori CB1 e CB2. Tuttavia è in grado di bloccare le azioni dei composti che attivano questi recettori, come il THC. Questa proprietà del CBD è molto importante, in quanto può sopprimere quella psicoattiva del THC. Questo può risultare utile per coloro che usano il THC per il trattamento di condizioni come dolore e spasticità. Ridurre la psicoattività ridurrebbe gli “effetti collaterali” del THC e della cannabis terapeutica, e questo equilibrio può essere controllato somministrando il CBD insieme al THC.

L’enzima amide idrolasi degli acidi grassi (FAAH) è l’enzima responsabile della degradazione intracellulare dell’anandamide, e il CBD ha dimostrato di inibire questo enzima. In questo modo il CBD ripristina i livelli di anandamide (bloccando la sua rottura), ripristinando così la carenza endocannabinoide clinica osservata in molte malattie. Uno studio clinico eseguito con il CBD sulla schizofrenia ha dimostrato che questo composto ha causato un aumento significativo dei livelli sierici di anandamide, e si è pensato che questa fosse la causa dell’evidente miglioramento clinico.

 

Il cbd mostra affinità con i recettori non endocannabinoidi

Il CBD è un composto enantiomerico, e l’enantiomero (-) è risultato significativamente più potente dell’enantiomero (+) nell’inibizione della FAAH. Al contrario, l’enantiomero (+) ha mostrato più affinità per i recettori CB1 e CB2 rispetto all’enantiomero (-). Per questo motivo il (+) – CBD probabilmente servirà meglio se in combinazione con il THC, mentre (-) – CBD potrebbe essere sfruttato per trattare la carenza di endocannabinoidi. Gli studi hanno rivelato che il CBD ha affinità con alcuni Transient receptor potential channels (TRP channels), il che amplia la portata delle malattie che il CBD può guarire. Il CBD ha dimostrato di desensibilizzare (smorzare l’attività del recettore) i canali TRPV1, TRPV2, TRPV3, TRPV4 e TRPA1.

Questi recettori sono altamente attivi negli stati di dolore in una vasta gamma di malattie. Il CBD ha anche dimostrato di essere un antagonista del recettore TRPM8, che è un altro interessante bersaglio recettore per il trattamento del dolore – in particolare l’allodinia. Al di fuori del sistema endocannabinoide, il CBD si rivolge anche ai recettori di segnalazione neurale chiave come il 5-HT1a e il 5-HT3a. Sebbene non si sappia molto sulle implicazioni di questi recettori nella malattia, si ritiene che siano fortemente implicati in malattie come l’epilessia e in numerosi disturbi ansiosi.

Acido cannabidiolico (cbda): il precursore con un ruolo importante.

Il CBDA è il precursore acido del CBD. La conversione avviene convenzionalmente da una reazione attivata dal calore, che porta alla rimozione del gruppo carbossile dal CBD. Poiché l’interazione del CBDA con il sistema endocannabinoide è piuttosto limitata, è spesso trascurato come composto terapeutico. Tuttavia, ha una serie di interessanti recettori bersaglio che sono molto importanti per un certo numero di malattie. Proprio come il CBD, il CBDA desensibilizza i recettori TRPV1, TRPV3, TRPV4 e TRPA1.

Ciò suggerisce che potrebbe avere proprietà promettenti per il trattamento degli stati del dolore che derivano da una serie di malattie e che spesso stimolano l’attività in questi recettori. Il CBDA ha poca affinità con gli altri recettori del sistema endocannabinoide, ma inibisce i mediatori dell’infiammazione chiave come il COX-1 e COX-2. In particolare, è di una certa importanza la sua azione sul COX-1, in quanto recenti ricerche hanno suggerito che questo enzima può essere un obiettivo promettente per ridurre le convulsioni.

Il COX-2 invece è un enzima responsabile di una vasta gamma di processi infiammatori nel corpo, e l’inibizione di questo enzima può aiutare a trattare i sintomi di numerosissime malattie, dato che l’infiammazione è una costante comune nella maggior parte dei disturbi. Inibendo questi enzimi, potrebbe essere in grado di avere le stesse azioni di altri farmaci con meccanismo simile di azione, quali ad esempio l’acido acetilsalicilico (Aspirina), il naprossene, l’ibuprofene e la tolmetina.

Molecole di azione sinergica

Molte testimonianze hanno dimostrato che il CBD e il CBDA funzionano meglio se in combinazione, specialmente per malattie come l’epilessia. Sono necessarie azioni combinatorie di questi composti, perché le malattie sono spesso causate dalla errata regolazione di più sistemi fisiologici nel corpo. Gli scienziati che studiano la fisiopatologia di queste malattie possono imparare da questi risultati, chiarendo ulteriormente i meccanismi della malattia. Il CBD e il CBDA hanno incredibili proprietà terapeutiche, in particolare perché completano l’attività l’uno dell’altro.

Dati molto recenti hanno rivelato che gli acidi cannabinoidi (come il CBDA) possono aiutare l’assorbimento e il metabolismo del CBD o di altri fitocannabinoidi. Inoltre, la somministrazione di CBDA con il CBD diminuisce la quantità di CBD necessaria per raggiungere lo stesso livello di efficacia.

Fonte: https://www.endoca.com/it/tutto-sul-cbd/cosa-e-il-sistema-endocannabinoide

La vitamina K2, che fa parte della famiglia della vitamina K, ha dimostrato di influenzare positivamente la produzione della proteina osteocalcina, un agente di rimozione del calcio dai tessuti molli e dalle arterie riconducendolo nel tessuto osseo. Per questo motivo risulta più utile a differenza dalla sola vitamina K. La vitamina K2 si è dimostrata il supporto ideale per l’attività della vitamina D3.

L’azione della vitamina K sul mantenimento di ossa normali come indicato anche dal REGOLAMENTO (UE) N. 432/2012 DELLA COMMISSIONE del 16 maggio 2012, trova riscontro in numerosi studi scientifici, tra i quali segnaliamo un articolo di analisi del Dott. Katarzyna Maresz apparso su Integrative Medicine: a clinician’s Journal dal titolo Proper Calcium Use: Vitamin K2 as a Promoter of Bone and Cardiovascular Health. (Uso corretto del calcio: Vitamina K2 quale promotore della salute cardiovascolare e delle ossa)

Di seguito l’abstract dello studio.

Un’ assunzione non adeguata del calcio può comportare a una diminuita densità minerale ossea che può incrementare vil rischio di fratture osee. L’integrazione di calcio promuove la densità minerale e robustezza ossea e può prevenire l’osteoporosi.

Studi scientifici recenti suggeriscono che un’assunzione “importante” di integratori di calcio possonopossono predisporre all’insorgenza di malattie cardiovascolari e possono essere connessi con il deposito di calcio a livello delle pareti dei vasi sanguigni e dei tessuti molli.

D’altra parte, la vitamina K2 è associata con l’inibizione della calcificazione e dell’irrigidimento delle arterie. Un’assunzione adeguata di vitamina K2 ha dimostrato di abbassare il rischio di danno vascolare perché attiva la proteina di matrice GLA (MGP), che inibisce i depositi del calcio sulle pareti. La Vitamina K, in particolare la vitamina K2, è quasi del tutto assente nel cibo spazzatura e viene consumata in quantità molto basse persino nelle diete salutistiche del mondo Occidentale. La mancanza di Vitamina K comporta un attivazione non corretta della proteina matrice GLA (MGP)  la quale compromette in modo importante il processo di rimozione del calcio e aumenta il rischio di calcificazione dei vasi sanguigni.

Un aumentato apporto di vitamina K2 potrebbe essere un mezzo per limitare i rischi per la salute legati alla necessità di abbassare i livelli calcio.

Studi effettuati sul natto (semi di soia fermentati) confermano l’importanza della vitamina K2 in forma di menachinone  7 (MK-7).

Gli studi del dott. Kaneki e colleghi hanno mostrato che un aumentata assunzione di MK-7 porta a una osteocalcina maggiormente attivata, il che si collega a un aumento della formazione della matrice ossea e della densità ossea minerale e perciò un rischio inferiore di frattura all’anca.

Questi risultati sono inoltre stati confermati in uno studio di 3 anni su 944 donne in un’età tra 20 e 79 anni, che hanno hanno dimostrato che l’assunzione di natto arricchito con MK-7 è associata con il preservare la densità minerale ossea.

Per l’articolo completo (in lingua originale) clicca QUI
Fonti bibliografiche
1. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_1268_5_file.pdf

Antiage

Ecco come fare fronte all’invecchiamento cellulare con l’impiego degli integratori alimentari.

L’invecchiamento cellulare è un processo fisiologico che interessa tutte le cellule dell’organismo.

Ogni tipo di cellula (del cuore, del fegato del cervello, del sangue, della pelle ecc.) è interessata da questo fenomeno, con tempistiche differenti determinate sia dal tipo stesso di cellula, “programmata” dal proprio codice genetico a restare giovane per un tempo maggiore o minore, sia dai danni provocati da agenti esterni di vario tipo.

Principale responsabile dell’invecchiamento cellulare sono i radicali liberi, forme di ossigeno caricate negativamente che interferiscono con le normali reazioni chimiche delle cellule determinando anomalie di funzionamento e quindi accelerando l’invecchiamento e la morte cellulare.

I radicali liberi, che possono originarsi in quantità moderate anche a partire dalle attività cellulari, aumentano a causa di stili di vita impropri.
Tra questi: l’eccessiva esposizione ai raggi UV del sole o delle lampade abbronzanti, soprattutto senza crema solare con adeguato filtro protettivo, il fumo di sigaretta (anche passivo), l’eccesso di alcool, reazioni collaterali dei farmaci, infezioni. Per contrastare l’ossidazione e il conseguente invecchiamento cellulare è bene seguire uno stile di vita salubre e un’alimentazione bilanciata e ricca di micronutrienti.

Alimentazione contro l’invecchiamento

Un’alimentazione ricca di pesce azzurro, olio extravergine di oliva, pomodoro e carboidrati può essere d’aiuto nel contrastare questo fenomeno, ma non sempre sufficiente.

È qui che a supporto di una dieta variegata, entrano in gioco sempre più gli integratori alimentari.

L’integrazione alimentare è ormai sempre più una realtà necessaria e confermata da svariate ricerche scientifiche.

Antiossidanti e minerali sono estremamente importanti a questo scopo, tra gli altri: Omega 3, Vitamina E, Vitamina C, Licopene, Selenio, Rame e Zinco.

Visita La pagina ANTIAGE oppure qui.

Invecchiando si sviluppano diversi tipi di malattie e disturbi, come ad esempio disturbi al cuore, cancro, diabete, morbo di Alzheimer e Parkinson. Spesso questi disturbi sono classificati come: “disturbi degli adulti’’, “disturbi comuni’’ oppure “malattie croniche’’, perché pare che vengano coltivati all’interno del corpo con il passare degli anni. E’ ormai divenuta consuetudine pensare a loro come una parte inevitabile del processo d’invecchiamento. Le recenti scoperte mediche, ora comunemente accettate, affermano che il 90% di queste malattie croniche ha come origine il processo di ossidazione interna del corpo col trascorrere degli anni ed ecco cos’è il processo d’invecchiamento in sé. Questo processo di ossidazione è guidato dall’attività dei Radicali liberi, non proprio facili da controllare.

I radicali liberi sono una parte vitale del nostro sistema immunitario, attaccano quando il nostro corpo sente la presenza d’intrusioni di corpi indesiderati quali: tossine, virus ecc. Di fatto sono molecole di ossigeno molto attive che circolano all’interno del corpo umano ed esso ne ha un disperato bisogno per la propria sopravvivenza.
Purtroppo esiste il rovescio della medaglia. I radicali liberi sono molto instabili e reagiscono esageratamente con qualsiasi cosa, qualche volta possono danneggiare altri atomi e cellule intorno a loro, incluso il DNA. Per questo motivo è importante tenerli sotto controllo il più possibile. La regola generale da ricordare è: nessuna situazione dannosa per il corpo, nessun eccesso di radicali liberi.

Queste sono le situazioni che fanno aumentare la produzione di radicali liberi:
• Ossigeno che inspiriamo (circa il 3% dell’ossigeno che inspiriamo si trasforma in radicali liberi);
• Aerobica ed esercizi fisici pesanti
• La luce del sole (soprattutto i raggi UV)
• Aria inquinata
• Tossine (incluse sigarette, bevande alcoliche, soda, conservanti alimentari);
• Stress

Quanti di voi han pensato: “Aspetta un attimo! Questo è quello che faccio tutti giorni!” In base a questa lista, la situazione è più grave nelle grandi città rispetto ai paesi di campagna.
La buona notizia è che queste condizioni incidono per circa il 10% nella produzione di radicali liberi. Il restante 90% è riconducibile alla fermentazione non ottimale nell’intestino. La brutta notizia è che non si può vedere cosa realmente sta succedendo all’interno dell’intestino di ognuno, tranne avvertire sintomi quali stitichezza o diarrea, che comunque non sono dei buoni segnali.

Ecco cosa si dovrebbe osservare per capire se l’intestino ha una fermentazione non ottimale o un eccesso di fermentazione. Quando esiste un livello di fermentazione normale, le feci dovrebbero:
• NON avere un odore peggiore di quelle di un bambino sano;
• Avere un colore giallo o il colore della terra;
• Essere consistenti e morbide;
• Essere abbastanza leggere da fluttuare nella toilette.

Quindi, in che condizione siete?

Il livello può variare, comunque se non si riscontrano tutte le condizioni sopra elencate molto, probabilmente, l’intestino soffre di una fermentazione anormale. Questo significa che si stanno incubando molti più radicali liberi di quelli necessari e di conseguenza si diventa un po’ più malati ogni giorno, senza nemmeno saperlo.
Ora si dovrebbe essere a conoscenza del fatto che più dell’80% delle malattie gravi, croniche e spesso fatali, vengono prodotte proprio nell’intestino.

Avendo detto questo, ecco elencate le sostanze che causano una fermentazione anormale ed è abbastanza evidente che ha molto a che fare con cosa si mangia e si beve ogni giorno.
• Cloro (soprattutto si trova nell’acqua del rubinetto e viene anche inalato mentre si fa la doccia);
• Carne (particolarmente il grasso)
• Latte e derivati
• Cibo e bevande elaborate (inclusi pane e succhi imbottigliati);
• Conservanti e altre tossine (come la diossina, rilasciata dalla plastica);
• Bevande alcoliche

Probabilmente nemmeno questa lista è molto simpatica!

La prima era legata all’ambiente e alle condizioni di vita, mentre questa alle abitudini alimentari. In cima alla lista troviamo il cloro che è particolarmente dannoso e pericoloso, ma in modo nascosto. Il cloro viene utilizzato nei sistemi pubblici di erogazione d’acqua per motivi sanitari, ossia per distruggere i germi, però una volta che raggiunge l’interno del corpo, distrugge anche i microrganismi risiedenti nell’intestino che aiutano la digestione del cibo ingerito. Senza tali microrganismi sani, il corpo non può digerire correttamente il cibo e come risultato si avrà una fermentazione anormale.

Di fronte alle legioni di radicali liberi il corpo potrebbe apparire inerme, inoltre potrebbe sembrare che non abbia un sistema per impedir loro di autocrearsi, ma il corpo invece possiede un sistema naturale di difesa: gli enzimi come il glutathione, il catalase e il superossido dismutasi (SOD). Gli studi però informano che la produzione interna di tali antiossidanti rallenta andando avanti con gli anni. In altre parole, a un certo punto della nostra vita, la capacità di auto-mantenimento della propria salute diminuisce, questo punto è stimato attorno ai 30 anni.
Di fatto, in base a delle statistiche condotte da molte società assicuratrici, più del 95% della gente sopra i 40 anni di età ha già avuto o sta iniziando ad avere qualche tipo di disturbo e molte volte non ne sono nemmeno consapevoli se non quando è troppo tardi.

Dal momento che la nostra vita è giornalmente sempre più attaccata da tossine, diviene inevitabile per il nostro corpo produrre radicali liberi in eccesso. Si è ancora troppo lontani dall’eliminare l’inquinamento, il cibo organico, uno stile di vita sano che al momento conosciamo solo dai libri di storia.
Grazie allo sviluppo medico dell’ultimo secolo, in particolare nell’ambito del sistema sanitario pubblico, l’uomo è riuscito a vincere le malattie trasmissibili che una volta gli facevano paura. Per ironia con lo sviluppo di nuovi stili di vita si è anche sviluppato un altro gruppo di malattie. E il nostro attuale sistema sanitario non sa esattamente come salvare il mondo da queste malattie, molto spesso complesse. Tuttavia c’è un punto importante: prevenire è più semplice che curare!
Ora almeno si è a conoscenza del fatto che questo ha molto a che vedere con l’ossidazione interna del corpo. Quindi è indispensabile e ovvio assumere soluzioni con proprietà antiossidanti, proprio per prevenire malattie croniche e invecchiamento precoce.

Adesso la domanda è: “Quale tipo di antiossidanti si dovrebbe assumere quotidianamente?”

Il resveratrolo e’ un polifenolo, una molecola con funzioni antiossidanti presente nell’uva e nel vino rosso. Deve la sua fama agli studi di David Sinclair della Harvard University di Boston, in Usa, il quale lo ha scoperto dotato di poteri ‘allunga-vita’ nei topi e in altri animali.

Negli ultimi decenni sono state fatte tre importanti scoperte sui fattori che regolano la durata della nostra vita:
1) la restrizione calorica ha un effetto antinvecchiamento sull’uomo e sugli animali: gli animali obesi tendono a vivere meno mentre quelli mantenuti a dieta ipocalorica tendono a vivere più di quanto dovrebbero;
2) il nostro metabolismo oltre a produrre energia produce delle “scorie” sotto forma di radicali liberi che finiscono con il danneggiare la cellula e le sue strutture;
3) nell’ultimo decennio gli scienziati hanno individuato una serie di geni le cui mutazioni possono prolungare la vita.

In particolare recentemente Leonard Guarente al MIT di Boston ha individuato un gruppo di geni denominati “SIR”, attivati da un regime di restrizione calorica, che provocano un prolungamento della vita. Nel 2003 David Sinclair uno scienziato dell’Harvard University ha scoperto che tali geni possono essere attivati anche dal resveratrolo, una molecole normalmente contenuta nel vino rosso e negli acini d’uva. La scoperta di questo nuovo meccanismo d’azione ha aumentato in maniera rilevante l’importanza del resveratrolo ( e di conseguenza di altri polifenoli) fino ad oggi considerati dei semplici antiossidanti come molte altre molecole naturali.

Nel 1933, Mc Cay e collaboratori, scoprirono come la restrizione calorica ha l’effetto di prolungare la vita degli animali da esperimento.
Solo nel 2003 però Leonard Guarente e Jana Koubova (2003) prima e David Sinclair (2005) dopo fecero chiarezza sul meccanismo fisiologico alla base di un tale effetto. La restrizione calorica attiverebbe una gruppo di geni denominati SIR, che regolerebbero la durata della vita in diverse specie di animali. I geni SIR, presenti in molte specie viventi, regolerebbero la produzione di particolari enzimi denominati SIRT 1 e SIRT 2. E’ dimostrato che i geni SIRT 2 una volta attivati ritardano l’apoptosi e favoriscono i meccanismi di riparazione cellulare nei lieviti mentre gli enzimi SIRT 1, presenti nei mammiferi, inibiscono l’aterosclerosi, l’insorgere di neoplasie e la neurodegenrazione e ritardano l’apoptosi e quindi la morte cellulare. La restrizione calorica, cioè la scarsità di cibo, provocherebbe una aumentata espressione degli enzimi SIRT 1, che influenzano direttamente l’immagazzinamento dei grassi e il metabolismo dei glucidi. L’attivazione degli enzimi SIRT 1 implica un aumento della biogenesi dei mitocondri cui corrisponde un aumento del metabolismo energetico.

La presenza di questi geni nel nostro corredo genetico solleva un problema molto chiaro: quale è la loro funzione?
Da questa premessa nasce la cosiddetta ipotesi dell’ “ormesi”. La restrizione calorica, condizione sperimentata più volte nella storia dell’umanità in epoca di carestie, soprattutto prima dell’avvento dell’agricoltura, è una condizione stressante che provoca una risposta di sopravvivenza per superare le avversità: il metabolismo viene alterato e le difese dell’organismo vengono aumentate. Il comportamento sessuale viene ridotto in quanto in epoca di carestia la sopravvivenza dei nuovi nati è più precaria mentre grazie all’attivazione degli enzimi SIRT 1 viene prolungata la vita dell’individuo.

Grazie alla stimolazione degli enzimi SIRT 1 il nostro organismo diventa più resistente alla restrizione di nitrogeno e di amminoacidi, di glucosio, allo stress osmotico e allo stress da caldo (Sinclair 2005). A livello cellulare viene migliorata la stabilità del DNA, aumentano i meccanismi di riparazione e difesa, il coordinamento della risposta allo stress, l’aumento di produzione di energia e in generale il prolungamento della sopravvivenza delle cellule.
In epoca di carestia però anche gli organismi vegetali subiscono uno stress dovuto al maggior attacco di insetti e altri animali per difendersi dai quali generalmente producono maggiori metabolici secondari (come il resveratrolo ad esempio).

L’attività SIRT 1 è aumentata nelle cellule grasse dopo una limitazione di cibo provocando la mobilizzazione delle riserve di grasso dalle cellule al flusso sanguigno per la loro conversione in energia negli altri tessuti. Se ad un animale viene somministrato un attivatore degli enzimi SIRT egli non aumenterà di peso dopo una dieta ad alto contenuto in grassi. Tra oltre 20.000 sostanze testate come attivatore degli enzimi SIRT il resveratrolo e 18 altri polifenoli dell’uva sono risultati i più attivi.
Queste sostanze sono risultate:
• Le prime sostanze in grado di estendere la lunghezza della vita in diverse specie;
• In grado di proteggere le cellule dell’organismo dallo stress ossidativo e dalle radiazioni gamma;
• Capaci di sopprimere i fattori infiammatori N FK-B, COX-1 e -2, PI3 chinasi;
• Esercitare un’azione neuroprotettiva contro i ROS;
• Aumentare il metabolismo del glucosio e l’utilizzazione dell’insulina.

RESVERATROLO
Il resveratrolo è una piccola molecola presente nel vino rosso e ottenuta da una varietà di piante sotto stress. La somministrazione di 100mg e 400mg di resveratrolo al giorno è chiaramente in grado di allungare la vita dei ratti da esperimento se paragonata a un gruppo controllo che assumeva solo placebo. Mentre i ratti alimentati con questa sostanza presentavano un allungamento della vita del 59%, una attività fisica alla 90 settimana quattro volte maggiore ed un cervello più giovane con una memoria più grande (Valenzano etal 2006)

Il resveratrolo riduce il peso ed il grasso nei modelli animali (ratti) con obesità indotta da una dieta ricca in grassi saturi: se paragoniamo il fegato di ratti alimentati con una dieta a basso contenuto di grassi per 18 mesi con quello di ratti alimentati con una tipica dieta occidentale e quella di ratti che assumono la dieta occidentale + resveratrolo possiamo osservare come il fegato di quest’ultimi sia paragonabile a quello dei ratti che seguivano una dieta povera in grassi nonostante assumessero grassi in abbondanza nella loro dieta (Sinclair 2005).

Non solo ma anche la muscolatura dei ratti alimentati con resveratrolo è diversa da quella dei ratti che assumono solo sostanza placebo: maggior consumo di energia, aumentata resistenza e un metabolismo prevalentemente ossidativo sotto sforzo rispetto a quello glicolitico dei ratti senza resveratrolo.
Infine la memoria dei ratti che assumono resveratrolo risulta decisamente migliore di quella dei ratti che non l’assumono.

Vanno infine citate le importanti proprietà antinfiammatorie del resveratrolo dimostrate in modelli di osteoartrite (EElmali et coll. 2005) e di colite (Ramon Marti net al 2006) nei ratti. L’importanza del resveratrolo sembra risiedere nel fatto che agisce a differenza degli antinfiammatori non steroidei (NSAID) su molteplici target del processo infiammatorio. I NSAID agiscono infatti sul sistema delle COX mentre il resveratrolo oltre ad agire sul sistema COX, esercita un importante effetto farmacologico sui sistema NF-kB.

POLIFENOLI DELL’UVA (VITIS VINIFERA)
Migliaia di polifenoli naturali (oltre 100.000) si trovano nelle piante: essi sono probabilmente i più abbondanti antiossidanti nella nostra dieta, le sostanze che ci proteggono dallo stress ossidativi. I polifenoli possono prevenire tutte le malattie associate con lo stress ossidativo, come le malattie cardiovascolari, il cancro e le malattie infiammatorie.
Il più abbondante tipo di polifenoli presenti nella dieta sono i flavonoidi: flavoni, flavonoli, isoflavonoli, antocianine, porantocianidine e flavanoni.

Le fitoalexine, come il resveratrolo contenuto nell’uva, sono molecole polifenoliche che proteggono l’ambiente da vari stress ambientali: se l’uva è sotto stress (attacchi da funghi, altri microbi, secchezza, eccessivi raggi UV, etc ) produce una più alta concentrazione di fitoalexine nella buccia degli acini, I ricercatori hanno identificato nella buccia degli acini dell’uva i geni specifici responsabili per la biosintesi delle fitoalexine.

Nel 1991 esplose il caso del “Paradosso Francese”: una ricerca epidemiologica evidenziò come i francesi che consumano circa il 40% in più di grassi di origine animale al giorno, quattro volte la quantità di burro, il 60% in più di formaggi e 3 volte più di carne di maiale degli americani, hanno un tasso di mortalità dovuto ad attacchi di cuore e a patologie delle arterie che è solo la metà di quella degli americani. La spiegazione venne trovata in un maggior consumo divino rosso, ricco di polifenoli e antiossidanti (oltre ovviamente all’alcool che comunque ha un effetto vasodilatore).

Successivamente le stesse proprietà vennero evidenziate anche nel succo di uva rossa (privo di alcool) e imputate quindi essenzialmente ai polifenoli e al resveratrolo in particolare.

In realtà il resveratrolo da solo non può essere responsabile di tutte le proprietà dell’uva rossa:
– in quanto è presente in piccolissime quantità;
– una volta assorbito va incontro rapidamente a processi di sul fonazione e di glicosilazione;
– studi metabolici hanno evidenziato come i livelli di resveratrolo dopo assunzione allo stato puro sia a livello palsmatico molto bassi;
– esiste però un aumentato assorbimento e un effetto sinergico quando il resveratrolo viene assunto con altri polifenoli del vino rosso.
I benefici del vino rosso sono quindi imputabili non al solo resveratrolo ma a un effetto sinergico di questo con gli altri polifenoli. E’ infatti dimostrato che:
• i polifenoli del vino rosso sono reperibili a livello plasmatici dopo consumo di soli 100ml divino rosso;
• la loro concentrazione nel plasma dopo consumo di 200ml è compresa tra 1-10 mg/ml;
• una loro miscela ha un effetto inibitorio sulla proliferazione delle cellule muscolari liscie riducendo in questa maniera il rischio cardiovascolare (Toba etal 2000);
• i polifenoli dell’uva hanno un effetto antiossidante inibendo l’ossidazione del colesterolo LDL.

Tra tutte le qualità di vino quella che sembra produrre la maggior quantità di polifenoli è una varietà di Pinot Nero che proviene dall’Australia dove lo stress dovuto all’attacco di infezioni fungine e radiazioni UV determina un’alta concentrazione di queste sostanze. L’azione degli estratti di questa uva australiana è in grado di prolungare la vita dei lieviti in maniera analoga a quanto esercitato dal resveratrolo.

RESAGE: RESVERATROLO E POLIFENOLI, UNA SINERGIA INDISPENSABILE.
Come abbiamo detto il resveratrolo è presente in quantità abbastanza basse nella buccia dell’uva nera. Per ottenere una quantità farmacologicamente significativa esso va estratto da una pianta cinese: il Polygonum cuspidatum (Hu Zhang) attraverso un processo tecnologicamente sofisticato.

L’importanza dell’associazione tra il resveratrolo da Polygomun cuspidatum e l’estratto di uva deriva dal fatto che negli estratti di uva spesso il resveratrolo non arriva a dosaggi farmacologicamente significativi, ma l’utilizzo del solo resveratrolo non garantisce che questo possa arrivare nella giusta concentrazione nel sangue. Ogni volta che apriamo una bottiglia di vino infatti il resveratrolo va incontro a un rapido processo di ossidazione (Prokop et al 2006). lI resveratrolo esiste infatti in due forme, cis- e trans-. La forma trans- è quella biologicamente più attiva. La conversione da trans- a cis- avviene con l’esposizione alla luce e all’ossigeno (Canto set al 2000). II resveratrolo trans- è ben assorbito a livello intestinale. La dose minima per cui il suo dosaggio sia apprezzabile a livello ematico è di 100 mg. La biodisponibilità è comunque bassa dovuta al rapido metabolismo e conversione nei metaboliti trans-resveratrol-3-o- glucuronide e trans-resveratrol-3-solfato. Gli studi fino ad oggi realizzati hanno utilizzato dosi molte alte di resvetarolo, molto più alte di quella degli estratti di uva (Bauret al 2006; Lagouge et al 2006). Sulla base di questi studi e poiché è dimostrato che la quercitina come altri polifenoli dell’uva inibiscono i processi metabolici di glucoronizzazione e di sulfazione il resveratrolo in ResAge è stato associato a un estratto di vino australiano ricco in polifenoli. In questa maniera la biodisponibiltà del resveratrolo risulta aumentata fino ad ottenere una concentrazione ematica farmacologicamente significativa.

Studio Clinico
Lo studio clinico eseguito su ResAge è stato realizzato su 90 soggetti adulti sedentari divisi in due gruppi: un gruppo ha ricevuto ogni giorno per 90 giorni una capsula di ResAge corrispondente a 100 mg di resveratrolo. L’altro gruppo ha ricevuto una sostanza placebo. I soggetti avevano 30-65 anni di età e sono stati sottoposti a test da sforzo con cicloergometro e a test computerizzato sulla memoria all’inizio e alla fine dello studio. Il test con cicloergimetro consisteva in un test effettuato partendo da una resistenza inziale di 50W che veniva incrementata di 25W ogni 3 minuti fino a quando il soggetto richiedeva di fermarsi. Il test sulla memoria è un noto test elaborato dall’università di Pittsburg, USA,denominato ImPACT®.

I risultati evidenziati dallo studio dimostravano che a parità di sforzo fisico i soggetti che assumevano ResAge manifestavano una minor tachicardia, segno di un minor sforzo fisico mentre il test sulla memoria evidenziava un miglioramento molto marcato dei processi mnemonici. Questo dato è particolarmente importante considerando la potenziale azione preventiva del resveratrolo sull’Alzheimer (Anekonda 2006).

ResAge è una formulazione ottimale di resveratrolo che ne preserva e valorizza tutte le proprietà: si tratta di un prodotto clinicamente testato che migliora la qualità della vita di chi lo consuma attraverso un’azione antinvecchiamento a livello delle cellule dei differenti organi e sistemi anatomici .

Bibliografia
– Anekonda TS (2006). Resveratrol- a boon for treatingAlzheimer’s disease? Srain Res Rev., 52(2), 316-326.
– BauriA, Pearson KJ, Price NL, iamieson HA, Lerin C, Kaira A, Parbhu VV and Ailard G. Resveratrol improves heaith and survivai of mice on a high-calorie diet Nature 444, 337-342.
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– Lagouge Al, Argmann C, Gerhardt
– Mc Cay et al (1935). The affect of retarded growth upon the lengh of life span and upon the ultimate body size. i Nutr., 10, 63-79
– Prokop i, Abram P, Seligson AL and Sovak Al (2006). Resveratrol and its glycon piceid are stable polyphenols. iournal of Medicinal Food, 9(l), 11-14
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– Valenzano DR, Terzibasi E, Genade T, Cattaneo A, Domenici Le Cellerino A, Resveratrol prolongs lifespan and retards the onset of Age-related markers in a short —iived vertebrate. Current Biology, i6, 296-300

L’acido alfa lipoico è una sostanza fantastica per ridurre le rughe e l’invecchiamento della pelle perché è in grado di amplificare i benefici assicurati da altri antiossidanti, come le vitamine C ed E.

 

E’ un antiossidante UNIVERSALE perchè solubile sia in acqua sia nei grassi. A differenza delle vitamine C ed E, è in grado di combattere i radicali liberi ovunque si trovino all’interno della cellula e perfino di penetrare negli spazi fra le cellule.

L’acido alfa-lipoico penetra in tutte le parti della cellula, proteggendo¬la dai danni inflitti dai radicali liberi.

Un’altra caratteristica peculiare dell’acido alfa-lipoico è la capacità di influire sul metabolismo. Siccome in natura quest’acido è localizzato nei mitocondri (dai quali dipende l’efficienza con cui la cellula esegue le funzioni metaboliche), è in grado di influire sulla maggiore o minore velocità di funzionamento della cellula. Livelli maggiori di energia consentono di assorbire più sostanze nutritive, espellere le scorie e sostituire le parti danneggiate. Se il metabolismo cellulare rallenta, come capita quando l’organismo invecchia, la cellula manca dell’energia necessaria a svolgere queste attività.

Perché tutto ciò è importante?

Il punto è che, proprio come in un individuo, il metabolismo di una cellula che invecchia rallenta, produce meno energia e di conseguenza ha una ridotta possibilità di riparare i danni. L’acido alfa-lipoico è in grado di aumentare il metabolismo cellulare, il che significa incrementarne l’energia e la capacità di guarire. L’acido alfa-lipoico è l’unico antiossidante conosciuto in grado di agire in questo modo, proteggendo efficacemente la nostra salute e facendo veri e propri miracoli per la pelle.

L’acido alfa-lipoico è enormemente importante per la nostra pelle.
Tutti gli effetti di cui abbiamo parlato valgono non solo all’interno dell’organismo, ma anche per la pelle. L’acido alfa-lipoico contribuisce al prolungamento dell’azione degli altri antiossidanti (come la vitamina C, la E e il glutatione), fornendo una protezione supplementare alle cellule cutanee anche grazie alla sua solubilità sia nei grassi sia in acqua: come abbiamo visto, è in questo modo che riesce ad agire in ogni parte della cellula e per¬sino a proteggere il DNA.

L’acido alfa-lipoico agisce più a lungo di altri antiossidanti e, come detto, è in grado di aiutare i suoi «cugini» più deboli a operare con maggiore efficienza. Questa superattitudine deriva almeno in parte dalla sua capacità di bloccare il fattore di trascrizione NFk-B, impedendo così alla cellula di produrre le citochine, sostanze chimiche pro-infiammatorie che la danneggiano e ne accelerano l’invecchiamento. Oltre a ciò, se l’NFk-B è già attivo, l’acido alfa-lipoico riesce a prevenire ulteriori danni eliminando i radicali liberi generati dalle sostanze pro-infiammatorie.

Si trova in alimenti come patate, broccoli e spinaci, anche se la fonte principale rimangono le carni rosse ed in particolare fegato e cuore.

Disclaimer
Le informazioni riportate rappresentano indicazioni generali e non sostituiscono in alcun modo il   parere medico. Per garantirsi un’alimentazione sana ed equilibrata è sempre bene affidarsi ai   consigli del proprio medico curante o di un esperto di nutrizione.

Fonte: https://www.dreamed.com/dreamed-dixit-acido-alfa-lipoico-contro-linvecchiamento/

Le foglie dell’olivo vengono utilizzate per uso terapeutico da migliaia di anni senza perdere di attualità. L’estratto delle foglie è efficace contro batteri, virus, funghi, organismi unicellulari, malattie da vermi ed altri parassiti. L’assunzione dell’Estratto di foglie d’olivo (EFO) “pulisce” i vasi da eventuali depositi. L’EFO aiuta di allontanare le tossine dal tessuto connettivo e dalle cellule. La capacità infiammatoria dell’organismo diminuisce in generale.

BATTERI
L’EFO viene utilizzato per molti batteri conservando la flora batterica fisiologica intestinale.
Molti studi specifici sono stati effettuati sulla sostanza principale: la Oleuropina.
L’EFO può essere utilizzato anche in casi di infezioni delle vie respiratorie superiori, Leaky-Gut-Syndrom, colon irritabile, colite ulcerosa, Morbo di Crohn, colecistiti, sinusiti, borreliosi e gastrite.
L’uso dell’EFO non è paragonabile ad una terapia antibiotica però e molto efficace e può essere eseguito senza problemi anche per mesi. La lista degli agenti patogeni include anche Borrelia, Corynebacterium, Salmonella, Helicobacter pylori, Bacillus subtilis, Stafilococcus (anche pluriresistenti), Chlamydia, batteri tubercolari.

VIRUS
Contro gli infezioni virali esistono solo pochi rimedi. Perciò l’impiego di EFO è molto interessante.
La lista dei virus trattabili include l’Epstein-Barr-virus, Human Papilloma Virus (HPV), Virus dell’Epatite A/B/C, Herpes labialis/genitalis/zoster, (Para-)Influenza, Morbillo, Parotite, Newcastle-Disease-Virus (NDV), Polio-Virus, determinati Coxsackie-Virus ecc.

FUNGHI
Gli antimicotici classici provocano spesso effetti collaterali a livello epatico, diversamente l’EFO non ha effetti collaterali per gli organi.
L’assunzione è consigliata in caso di Aspergillus niger, Candida albicans (anche orale e vaginale), micosi cutanei ed altri.
La terapia topica come tintura per applicazioni esterne è possibile in caso di micosi cutanea a livello dei piedi e delle verruche. La colorazione della pelle dovuta all’applicazione del prodotto è solo temporanea.

VERMI (ELMINTI) E ORGANISMI UNICELLULARI (PROTOZOI)
L’EFO è utile anche in caso di infezioni da elminti e protozoi. Esempi sono le infezioni da Lamblia, Ascaridi, Anchilostoma, Tenia, Malaria (anche come profilassi). L’uso esterno può essere utile in caso di pulci, pidocchi, acari ed altri agenti tropicali.
La terapia di queste infezioni può durare anche per mesi. L’uso dell’EFO è idoneo anche come trattamento complementare, perché l’estratto viene tollerato bene anche in caso di trattamenti di lunga durata.

“PULIZIA DEI VASI”
In caso di disturbi della circolazione arteriosa e venosa è utile un trattamento della causa delle placche ateromasiche con una terapia chelante, l’uso di veleni di serpente o dell’EFO. L’EFO può essere utilizzato anche in caso di una degenerazione maculare, stenosi dell’arteria renale e concomitante ipertensione arteriosa, stenosi delle arterie carotidei e cerebrali che sono accompagnati da rischio di ictus, sclerosi delle arterie coronarie con rischio d’infarto, angina pectoris, occlusione della circolazione profonda degli arti inferiori, sclerosi dell’aorta toracica o addominale ed insufficiente circolazione gastrica. Contemporaneamente va migliorata anche la fluidità del sangue aumentando l’apporto sanguigno a livello periferico (“cute pallida”) ed anche la pressione parziale dell’ossigeno, cosi si riduce indirettamente anche l’iperacidità periferica. L’assunzione contemporanea di antiaggreganti deve essere controllata dal medico. In caso di una degenerazione maculare è possibile notare già dopo tre mesi un miglioramento del campo visivo.

DISINTOSSICAZIONE
I drenanti possiedono la capacità di trasportare tossine del tessuto connettivo e delle cellule nel sangue. Sostanze tossiche depositati in profondità si mobilizzano difficilmente e l’EFO li rende solubili. Anche il drenaggio degli agenti patogeni e dei parassiti, spesso presenti in caso di un’intossicazione, viene accelerato.
E’ stato osservato anche il drenaggio di precipitati immunologici della sinovia (liquido vischioso che umetta le superfici articolari). I disturbi articolari diminuiscono o scompaiono completamente.

INFIAMMAZIONI
I polifenoli contenuti nell’EFO possiedono una capacità inibitoria sui mediatori
dell’infiammazione.
Questo vale per i Leukotriene (specificamente Leukotriene B4) e le Prostaglandine. L’EFO contiene sostanze che inibiscono la Lipossigenasi e la Ciclossigenasi. Perciò il suo effetto antinfiammatorio assomiglia a quello dell’Aspirina del gruppo degli antireumatici non-steroidei. L’effetto antidolorifico dell’EFO è comunque meno intenso.
Molti disturbi vengono accompagnati da infiammazioni come per esempio: reazioni immunitarie ed allergie, disturbi della cute e delle mucose, infezioni tissutali, foci dentali, parassitosi e molti altri.

ALLERGIE E SISTEMA IMMUNITARIO
La produzione eccessiva di determinati Leukotrieni favorisce uno squilibrio del Sistema
immunitario scatenando malattie autoimmuni come per esempio: Epatite autoimmune, Morbus Crohn, Colite ulcerosa, Sclerosi multipla, diverse malattie reumatiche, Pancreatite asintomatica e subclinica, Tiroidite di Hashimoto, Miastenia gravis, Lupus eritematodes, Sclerodermia o Vitiligo.
Una terapia d’accompagnamento con EFO può influenzare positivamente i disturbi del Sistema immunitario come anche le reazioni infiammatorie conseguenti.
La stessa cosa vale anche per l’asma, raffreddore da fieno, disturbi intestinali e Lucky-Gut-
Syndrom, dermatite atopica, psoriasi ecc.

DIABETE
L’assunzione dell’EFO migliora il valore HbA1c, l’utilizzo del glucosio e riduce cosi la componente infiammatoria delle Isole di Langerhans del pancreas.

APPLICAZIONE TOPICA
Gli effetti sopracitati ovviamente inducono anche all’applicazione cutanea dell’EFO. L’EFO in combinazione con altre sostanze in forma di crema può essere applicato in caso di dermatite atopica, psoriasi, rosacea ed altri disturbi cutanei.

ESPERIENZE TERAPEUTICHE

L’associazione dell’EFO aumenta la velocità e l’effetto di molte terapie.

Helicobacter pylori: una terapia efficace dell’Helicobacter pylori è la combinazione di Estratto di Foglie d’oliva e Zeolite / minerale vulcanico. L’EFO aggredisce l’agente patogeno e riduce la reazione infiammatoria della mucosa gastrica. La Zeolite / minerale vulcanico distrugge l’involucro d’ammoniaca del batterio, il quale lo protegge dagli acidi gastrici, e lo rende vulnerabile.

Dermatite atopica: l’assunzione dell’estratto e l’applicazione topica in forma di crema cutanea riducono molto la sintomatologia della Dermatite atopica. Lesioni cutanei migliorano subito e possono scomparire già dopo una settimana.

Psoriasi: l’estratto in forma di tintura può essere applicato direttamente sulla pelle. La colorazione dovuta al colore naturale scompare in poco tempo. In questo modo si previene anche una eventuale infezione micotica secondaria. In ogni caso é necessario associare una terapia disintossicante..

Borreliosi: in caso di una Borreliosi di lunga durata (Neuroborreliosi) gli antibiotici col tempo possono diventa meno efficaci, anche per il fatto, che l’agente patogeno (Borrelia burgdorferi) si è ritirata a livello intracellure. In questo caso è consigliabile l’associazione dell’EFO.

Le proteine aiutano con la crescita e la riparazione dei tessuti, compresa la pelle, le ossa, gli occhi e, soprattutto, i muscoli. Aiutano anche a sostenere un sistema immunitario sano.

Per comprendere quanto le proteine siano fondamentali per il nostro organismo, basti pensare che la perdita di massa muscolare dovuta per esempio alla sarcopenia (perdita della massa magra a causa di inattività, sovrapproduzione di radicali liberi, anzianità) inizia a comparire intorno alla quarta decade di vita (interessando quindi una gran parte della popolazione italiana e circa la metà degli abituali frequentatori della Palestre) portando ad una perdita di massa magra del 3-5% entro i 50 anni; successivamente del 1-2% ogni anno.

In molti soggetti il patrimonio muscolare viene dimezzato entro i 75 anni di età. Per non parlare della…. perdita di forza:-40% passando da 30 a 80 anni; perdita di potenza (velocità esecutiva di un gesto): – 50% a 70 anni rispetto ai 20 anni.

Risultato: attività funzionali compromesse dalla perdita di forza/massa muscolare, riduzione dispendio energetico a riposo, riduzione della sensibilità dei tessuti all’insulina, aumento del grasso sottocutaneo/viscerale, riduzione della densità ossea (per ridotti stimoli meccanici sull’osso), osteoporosi.

Appare chiaro quindi quanto siano importanti l’introduzione di una buona quota proteica giornaliera, privilegiando proteine complete, e una attività fisica costante e regolare per rallentare questo deleterio processo fisiologico.