Omega 3 e telomeri – effetto anti-aging

Gli acidi grassi essenziali vengono definiti in questo modo perché non possono essere sintetizzati dal nostro organismo ed è, dunque, indispensabile che vengano forniti con l’alimentazione. Sono definiti, inoltre, poliinsaturi perché la loro catena comprende vari doppi legami, e si dividono un due grosse famiglie: acidi grassi polinsaturi Omega6 e acidi grassi polinsaturi Omega3.

Gli acidi grassi Omega 3 più comuni sono cinque:

Alfa-linolenico (18:3 omega-3);

Eicoisapentenoico (20:5 omega-3) EPA;

Docosapentenoico (22:5 omega-3);

Docosaesaenoico (22:6 omega-3) DHA.

Gli acidi grassi polinsaturi Omega6 sono di origine vegetale, mentre gli acidi grassi polinsaturi Omega3 sono prevalentemente di origine ittica, ma si trovano anche nel regno vegetale in noci, semi di lino e olio di semi di lino, alghe e legumi.

I popoli eschimesi della Groenlandia che mangiano cibo con alto contenuto di acidi grassi omega 3 hanno un ridotto livello ematico di colesterolo e trigliceridi, così come hanno un alto contenuto di lipoproteine ad alta densità (HDL) del colesterolo che proteggono le placche ateromatose, evitando così l’occlusione di importanti vasi sanguigni e i conseguenti problemi di salute. I Giapponesi che vivono lungo le coste hanno una dieta simile e simili risultati.

Nuovi dati della letteratura scientifica supportano “in modo schiacciante” i benefici degli acidi grassi omega-3 sulla lunghezza dei telomeri, considerati un marker dell’invecchiamento biologico.

Un recente studio* pubblicato sulla rivista “Nutrients” lo conferma ancora una volta.

I telomeri, sequenze di DNA all’estremità dei cromosomi che si accorciano quando le cellule si replicano e invecchiano, non sono sempre correlati all’età cronologica e ci sono prove che suggeriscono che l’accorciamento dei telomeri possa essere modificabile da fattori dello stile di vita.

Gli autori dello studio, cioè scienziati dell’Istituto di genetica e biotecnologia animale dell’Accademia polacca delle scienze dei nutrienti, spiegano:

“I fattori fortemente associati all’accorciamento e alla disfunzione accelerati dei telomeri sono lo stress ossidativo e l’infiammazione”,

“La capacità degli acidi grassi omega-3 di ridurre questi effetti negativi è correlata non solo al loro ben documentato effetto benefico su una serie di malattie dello ‘stile di vita’, ma anche ai loro effetti benefici sulla biologia dei telomeri.

“L’uso di acidi grassi omega-3 per ridurre l’attrito accelerato dei telomeri e, di conseguenza, contrastare l’invecchiamento precoce e ridurre il rischio di malattie legate all’età solleva grandi speranze”

L’invecchiamento e la durata della vita delle cellule normali e sane sono legati al cosiddetto meccanismo di accorciamento della telomerasi, che limita le cellule a un numero fisso di divisioni.

Durante la replicazione cellulare, i telomeri funzionano assicurando che i cromosomi della cellula non si fondano tra loro o non si riorganizzino, il che può portare al cancro.

Elizabeth Blackburn, una pioniera dei telomeri presso l’Università della California a San Francisco, ha paragonato i telomeri alle estremità dei lacci delle scarpe, senza i quali il laccio si sarebbe disfatto.

Ad ogni replicazione i telomeri si accorciano e quando i telomeri sono completamente consumati, le cellule vengono distrutte (apoptosi).

L’accorciamento o attrito dei telomeri è stato elencato come uno dei nove segni distintivi dell’invecchiamento in un articolo fondamentale pubblicato su Cell nel 2013 da Carlos López-Otín et al .

Telomeri

“Un fattore inversamente correlato alla lunghezza dei telomeri è lo stress cronico, sia durante il periodo prenatale che durante l’infanzia, così come nella vita adulta”, hanno scritto gli scienziati polacchi in Nutrients.

“Anche depressione, fumo, obesità e consumo di alcol accelerano l’attrito dei telomeri.

“È interessante notare che le restrizioni dietetiche e l’aumento degli antiossidanti dietetici proteggono dall’accorciamento dei telomeri. In questo contesto, gli acidi grassi omega-3 sono importanti composti alimentari che, a causa delle loro proprietà biochimiche, possono influenzare la biologia dei telomeri “

La loro nuova revisione della letteratura scientifica includeva sette studi che indicavano, in generale, che gli acidi grassi omega-3 possono svolgere un ruolo nella biologia dei telomeri.

Tali risultati, tuttavia, mostrano semplicemente una correlazione e non una causalità, il che ha portato i ricercatori a eseguire studi dietetici randomizzati utilizzando integratori di omega-3.

I ricercatori con sede in Polonia hanno riportato quattro di questi studi di intervento, che sono stati eseguiti in una serie di popolazioni, comprese le madri e i loro bambini, persone con insufficienza renale cronica, anziani affetti da lieve deterioramento cognitivo e sani, in sovrappeso, di mezza età e anziani le persone.

Le dosi utilizzate variavano da poco più di un grammo al giorno a quattro grammi al giorno di acidi grassi omega-3.

I dati degli studi randomizzati erano un miscuglio, con alcuni che indicavano un potenziale beneficio e altri che non trovavano effetti.

I revisori hanno anche cercato nella letteratura scientifica dati provenienti da studi sugli animali e hanno trovato tre studi che hanno mostrato un beneficio dall’integrazione di omega-3 nella dieta.

“Sebbene i risultati degli studi trasversali e randomizzati presentati sull’uomo e sui roditori non siano del tutto coerenti, il numero schiacciante di essi ha dimostrato gli effetti benefici degli acidi grassi omega-3 sulla lunghezza dei telomeri”, hanno scritto i revisori.

I fattori fortemente associati all’accorciamento e alla disfunzione accelerati dei telomeri sono lo stress ossidativo e l’infiammazione.

La capacità degli acidi grassi omega-3 di ridurre questi effetti negativi è correlata non solo al loro ben documentato effetto benefico su una serie di malattie dello “stile di vita”, ma anche ai loro effetti benefici sulla biologia dei telomeri, che sono entrambi sollevati in questa recensione .

L’uso degli acidi grassi omega-3 è indiscutibilmente utile per ridurre l’attrito accelerato dei telomeri e, di conseguenza, contrastare l’invecchiamento precoce e ridurre il rischio di malattie legate all’età.

Fonte: Kiecolt-Glaser JK, Epel ES, Belury MA, Andridge R, Lin J, Glaser R, Malarkey WB, Hwang BS, Blackburn E.“Omega-3 fatty acids, oxidative stress, and leukocyte telomere length: A randomized controlled trial”. Brain Behav Immun. 2013 Feb;28:16-24.

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La polidatina (trans-resveratrol-3-O-glucoside) è un composto naturale appartenente alla classe degli stilbeni, della famiglia dei polifenoli. E’ possibile estrarla dalle radici della pianta di Poligonum Cuspidatum, originaria dell’Asia ma attualmente molto diffusa anche in America ed Europa.

La polidatina è considerata la molecola “gemella” del resveratrolo: i due stilbeni, infatti, differiscono solamente per una molecola di glucosio presente nella polidatina, differenza che la rende maggiormente solubile, più resistente agli attacchi enzimatici e migliore dal punto di vista dell’assorbimento intestinale e della biodisponibilità. Grazie alla sua elevata solubilità in acqua, la polidatina può anche essere somministrata per via parenterale, prestandosi ad una migliore utilizzazione farmacologica.

Utilizzi della polidatina

Resveratrolo e polidatina sono caratterizzati circa dagli stessi effetti biologici, solo che quest’ultima risulta essere decisamente più potente, grazie alla differenza strutturale che la rende molto più assimilabile. Le applicazioni cliniche del resveratrolo, a causa del suo scarso assorbimento e rapido metabolismo, sono limitate.

La polidatina viene utilizzata soprattutto in ambito medico come potente antiossidante e antinfiammatorio nella prevenzione e trattamento delle patologie croniche correlate a infiammazione e stress ossidativo:

  • Diabete mellito
  • Obesità
  • Malattie cardiovascolari
  • Malattie neurodegenerative
  • Cancro

Diversi studi hanno confermato che la polidatina è in grado di ridurre la la propagazione (effetto scavenger–spazzino) di specie reattive dell’ossigeno, la produzione di ossido nitrico e di citochine pro-infiammatorie mediante l’inibizione dell’inflammosoma NLRP e la via di segnalazione del recettore NF-kB, entrambi fattori coinvolti nei processi infiammatori (1,2,3).

Polidatina e oncologia

Le attività antitumorali della polidatina sono mediate attraverso la modulazione di diverse molecole segnale che regolano la progressione del ciclo cellulare, l’infiammazione, la proliferazione e l’angiogenesi delle cellule tumorali.

Gli studi in letteratura circa di gli effetti della polidatina sono diversi e riguardano diverse forme tumorali:

  • In uno studio in vitro del 2018 la polidatina è stata in grado di ridurre la proliferazione e migrazione delle cellule di tumore polmonare non a piccole cellule mediante l’inattivazione dell’inflammosoma NLRP e bloccando la via NF-kB (4).
  • In uno studio del 2019 è stato osservato che la polidatina, in vitro, è in grado di sopprimere la migrazione e l’invasività delle cellule di epatocarcinoma e aumentare i processi di apoptosi delle cellule tumorali. Il meccanismo molecolare coinvolto è il blocco della via di segnalazione AKT/STAT3-FOXO1 (5).
  • Uno studio del 2019 su un modello animale di topi con tumore al seno, ha mostrato che la polidatina ha un effetto anti-proliferativo, anti-angiogenetico e pro-apoptotico. Il meccanismo d’azione è l’inibizione della via di segnalazione PI3K/AKT (6).
  • Uno studio in vitro del 2017 ha mostrato che la polidatina è in grado di indurre apoptosi e bloccare la proliferazione delle cellule di carcinoma della cervice uterina mediante l’inibizione della via di segnalazione PI3K / AKT / mTOR (7).
  • In uno studio in vitro del 2019 è stato osservato che la polidatina inibisce la proliferazione cellulare e promuove l’apoptosi nelle cellule di osteosarcoma. Il meccanismo molecolare alla base di tali effetti è il blocco del pathway TUG1 / Akt (8).
  • Uno studio del 2016 su una linea cellulare in vitro di leucemia, ha mostrato che la polidatina inibisce in modo significativo la proliferazione delle cellule tumorali e ha aumentato i processi di apoptosi. Il meccanismo molecolare coinvolto è l’inibizione del gene JAK2 che codifica per una proteina coinvolta nella promozione della crescita e divisione cellulare (9).
  • Uno studio del 2013 su linee cellulari in vitro di tumore del colon-retto ha mostrato che il trattamento combinato di polidatina e resveratrolo ha prodotto sulle cellule tumorali degli effetti antiproliferativi e pro-apoptotici. Inoltre le due sostanze sembrano avere un’azione sinergica. Il meccanismo d’azione è l’inibizione del pathway PI3K / AKT (10).
  • Uno studio in vitro del 2017 ha osservato che con l’aumentare della concentrazione di polidatina diminuiva sempre di più la proliferazione delle cellule di mieloma multiplo, aumentava l’apoptosi e l’autofagia. Il meccanismo molecolare individuato è l’inibizione della via di segnalazione mTOR / p70s6k (11).

Se da un lato la polidatina è utile nel contrastare la crescita tumorale, dall’altro lato alcuni studi hanno dimostrato che potrebbe essere utile per migliorare la chemiosensibilità o ridurre gli effetti collaterali delle terapie tradizionali di chemio-radioterapia quando indifferibili:

  • Uno studio in vitro del 2019 ha dimostrato che trattando con polidatina linee cellulari di osteosarcoma, resistenti al trattamento con paclitaxel, è stata soppressa la crescita del tumore ed è stata indotta l’apoptosi migliorando, di conseguenza, l’efficacia del paclitaxel (12).
  • Secondo uno studio del 2019 su un modello murino, la polidatina ha un effetto radiosensibilizzante: la terapia combinata di polidatina e radioterapia ha infatti notevolmente ridotto il volume del tumore (13).
  • Uno studio in vivo su un modello murino del 2018 ha mostrato che la polidatina è in grado di alleviare le lesioni indotte dalle radiazioni (14).

Controindicazioni ed effetti collaterali

Ad oggi la polidatina non ha mostrato tossicità o effetti collaterali.

Riferimenti bibliografici:

1) Foods. 2019 Nov 7. Polydatin and Resveratrol Inhibit the Inflammatory Process Induced by Urate and Pyrophosphate Crystals in THP-1 Cells. Oliviero F, Zamudio-Cuevas Y, Belluzzi E, Andretto L, Scanu A, Favero M, Ramonda R, Ravagnan G, López-Reyes A, Spinella P, Punzi L.

2) J Cell Mol Med. 2017 Nov. Polydatin reduces Staphylococcus aureuslipoteichoic acidinduced injury by attenuating reactive oxygen species generation and TLR2NFκB signaling. Gan Zhao, Kangfeng Jiang, Haichong Wu, Changwei Qiu, Ganzhen Deng,  and Xiuli Peng

3) Nutrients. 2019 Nov 15. Polydatin Inhibits NLRP3 Inflammasome in Dry Eye Disease by Attenuating Oxidative Stress and Inhibiting the NF-κB Pathway. Park B, Jo K, Lee TG, Hyun SW, Kim JS, Kim CS.

4) Biomed Pharmacother2018 Dec. Polydatin suppresses proliferation and metastasis of non-small cell lung cancer cells by inhibiting NLRP3 inflammasome activation via NF-κB pathway. Zou J, Yang Y, Yang Y, Liu X.

5) Oncol Lett. 2019 May. Polydatin inhibits hepatocellular carcinoma via the AKT/STAT3-FOXO1 signaling pathway. Jiang J, Chen Y, Dong T, Yue M, Zhang Y, An T, Zhang J, Liu P, Yang X.

6) J Cell Mol Med. 2019 May. Targeting the ROS/PI3K/AKT/HIF1α/HK2 axis of breast cancer cells: Combined administration of Polydatin and 2Deoxydglucos. Tao Zhang,Xinying Zhu, Haichong Wu, Kangfeng Jiang, Gan Zhao, Aftab Shaukat, Ganzhen Deng, and Changwei Qiu  

7) Zhongguo Zhong Yao Za Zhi. 2017 Jun. Polydatin induces human cervical cancer cell apoptosis via PI3K/AKT/mTOR signaling pathway. Pan JH, Wang HB, Du XF, Liu JY, Zhang DJ.

8) Toxicol Appl Pharmacol. 2019 May 15. Polydatin inhibits proliferation and promotes apoptosis of doxorubicin-resistant osteosarcoma through LncRNA TUG1 mediated suppression of Akt signaling. Hu T, Fei Z, Su H, Xie R, Chen L

9) Mol Med Rep. 2016 Apr. Polydatin-induced cell apoptosis and cell cycle arrest are potentiated by Janus kinase 2 inhibition in leukemia cells. Cao WJ, Wu K, Wang C, Wan DM.

10) J Transl Med. 2013 Oct 20. Polydatin, a natural precursor of resveratrol, induces cell cycle arrest and differentiation of human colorectal Caco-2 cell. De Maria S, Scognamiglio I, Lombardi A, Amodio N, Caraglia M, Cartenì M, Ravagnan G, Stiuso P.

11) Onco Targets Ther. 2017 Feb 16. Polydatinregulates proliferation, apoptosis and autophagy in multiple myeloma cells through mTOR/p70s6k pathway. Yang B, Zhao S.

12) J Cell Biochem. 2019 Oct. Polydatinenhances the chemosensitivity of osteosarcoma cells to paclitaxel. Zhao W, Chen Z, Guan M.

13) Int J Biol Sci. 2019 Jan 1. PolydatinIncreases Radiosensitivity by Inducing Apoptosis of Stem Cells in Colorectal Cancer. Chen Q, Zeng YN, Zhang K, Zhao Y, Wu YY, Li G, Cheng HY, Zhang M, Lai F, Wang JB, Cui FM

14) Biosci Rep. 2018 Nov 13. Protective effect of polydatinon radiation-induced injury of intestinal epithelial and endothelial cells. Li L, Zhang K, Zhang J, Zeng YN, Lai F, Li G, Ma N, Hu MJ, Cui FM, Chen Q.

Fonte: https://www.artoi.it/polidatina/

glutatione

Il glutatione è una sostanza naturalmente prodotta dal fegato presente anche in alcuni cibi (frutta, verdura e carni). Dal punto di vista chimico si tratta di un tripeptide formato dagli aminoacidi cisteina, glicina e glutammato.

Il glutatione è noto principalmente per la sua funzione come antiossidante naturale prodotto dall’organismo stesso. Nelle cellule e negli organi partecipa a diversi processi, dalla produzione e riparazione dei tessuti alla sintesi di proteine e altre molecole, passando per il coinvolgimento nelle difese immunitarie.

Un integratore a base di glutatione può essere utile in caso di:

  • insufficienza epato-biliare lieve o moderata
  • epatopatie su base iatrogena, tossica e virale
  • intossicazione epatica da farmaci
  • abuso di alcol
  • invecchiamento cutaneo
  • prolungata esposizione alla luce solare
  • protezione nei confronti del fumo di sigaretta

L’N-acetilcisteina (NAC) è una molecola che deriva dall’amminoacido naturale cisteina.

Può essere introdotta nel corpo mediante somministrazione orale, endovenosa o per via topica. Una volta introdotta viene deacetilata in cisteina e successivamente trasformata di una serie di metaboliti che si accumulano nel corpo. La via endovenosa è la migliore modalità di somministrazione in quanto determina un’emivita maggiore dell’N-acetilcisteina. La somministrazione per via topica è la peggiore.

La NAC è uno dei più potenti antiossidanti conosciuti. La proprietà antiossidante deriva dalla (1):

  • presenza nella sua struttura chimica di un gruppo tiolico in grado di eliminare direttamente i radicali liberi
  • sua capacità di rigenerare il glutatione, un altro potentissimo antiossidante prodotto dal nostro organismo
  • possibilità, all’interno delle cellule, di essere deacetilata in cisteina. La cisteina, a sua volta, viene metabolizzata in una serie di composti (3-mercapto-piruvato e zolfo ridotto) dalle proprietà antiossidanti.

Oltre alle proprietà antiossidanti, la NAC agisce come antinfiammatorio bloccando l’attivazione di NF-kB, un fattore di trascrizione che induce l’espressione di geni che codificano per citochine proinfiammatorie.

La NAC, inoltre, facilitando la produzione di ossido nitrico, gioca un ruolo importante nella vasodilatazione.

Diversi studi in letteratura hanno mostrato l’efficacia dell’integrazione con NAC in diverse condizioni:

  • è un potente antimucolitico
  • protegge le cellule della retina da un eccessivo danno ossidativo in caso di degenerazione maculare (2)
  • migliora diverse patologie della cute (3)
  • è in grado di contrastare le malattie neurodegenerative e di salute mentale (4)
  • cancro

Il glutatione è un composto organico presente nel nostro corpo ed è costituito da 3 amminoacidi (glutammato, glicina e cisteina). La cisteina è l’amminoacido più importante del glutatione in quanto è quello che possiede il gruppo tiolico -SH, responsabile dell’attività biologica del glutatione.

Il glutatione viene normalmente prodotto dal nostro corpo a partire dai 3 amminoacidi che lo compongono. L’N-acetilcisteina gioca un ruolo importante nella sintesi del glutatione in quanto funziona come donatore di cisteina.

Il glutatione può anche essere introdotto come tale con l’alimentazione. Le fonti più abbondanti sono:

  • arance
  • avocado
  • carote
  • cocomero
  • fragole
  • patate
  • pesche
  • spinaci

Purtroppo durante il processo di riscaldamento e/o cottura degli molti alimenti, il glutatione viene completamente distrutto dalle temperature.

Il glutatione è responsabile di numerose azioni biologiche (5):

  • è il più potente antiossidante delle nostre cellule: funzionando come donatore di elettroni previene l’eccessiva ossidazione da parte dei radicali liberi.
  • è coinvolto nella detossificazione degli xenobiotici ossia sostanze estranee all’organismo come farmaci, tossine, additivi alimentari…
  • previene l’invecchiamento
  • ha una grande capacità disintossicante: grazie alla sua facoltà di chelare (legare) i metalli pesanti quali piombo, cadmio, mercurio ed alluminio li trasporta via eliminandoli dal corpo.
  • è in grado di modulare la risposta immunitaria
  • contrasta l’avvelenamento da paracetamolo
  • intervenire beneficamente negli stress ossidativi del globulo rosso
  • aiuta nostro fegato a disintossicarsi ed a prevenire possibili danni causati dall’eccessivo consumo di alcool
  • migliora i sintomi delle patologie neurodegenerative
  • induce benefici nei pazienti affetti da HIV
  • nei globuli rossi mantiene il ferro legato dell’emoglobina allo stato ridotto evitando la formazione di emoglobina ossidata (metaemoglobina) non più in grado di legare e trasportare ossigeno ai tessuti
NAC, glutatione e oncologia

Modelli sperimentali hanno mostrato che l’N-acetilcisteina è in grado di ridurre la proliferazione cellulare, indurre apoptosi (morte cellulare programmata) nelle cellule tumorali e inibire i processi di differenziamento (6, 7).

I meccanismi d’azione individuati sono: diminuzione delle cicline, attivazione delle caspasi, aumentata espressione del citocromo c, ridotta espressione di bcl-2 e bloccando la segnalazione del gene Notch.

Il ruolo del glutatione nel cancro è controverso. Se da un lato può risultare utile integrare questo potentissimo antiossidante, dall’altro lato potrebbe essere svantaggioso. L’aumento dello stress ossidativo tipico delle cellule tumorali è accompagnato da un aumento dei livelli di glutatione che cerca di compensare questo eccessivo stress ossidativo; il glutatione però conferisce alle cellule tumorali il vantaggio di crescere e resistere a numerosi agenti chemioterapici che hanno come meccanismo d’azione proprio lo stress ossidativo.

Se a scopi preventivi potrebbe essere utile l’integrazione con NAC o glutatione, se ne sconsiglia l’uso durante il trattamento chemioterapico (in particolare con derivati del platino e taxani) in quanto livelli intracellulari elevati di glutatione potrebbero rendere le cellule tumorali resistenti alla chemioterapia (8).

Proprio per questa ragione diverse terapie anticancro prevedono l’abbassamento dei livelli cellulari di glutatione. L’esaurimento del glutatione come singolo target terapeutico non è efficace mentre l’approccio combinato (chemioterapia più inibizione del glutatione) è in grado di migliorare la sensibilità delle cellule tumorali agli agenti chemioterapici.

La deplezione di glutatione potrebbe anche essere utile per innescare nelle cellule tumorali un processo chiamato ferropoptosi ossia una morte cellulare innescata dal fallimento delle difese antiossidanti dipendenti dal glutatione e quindi dall’accumulo di perossidi lipidici (radicali liberi) (9)

Non ci sono studi sull’efficacia dell’integrazione di glutatione nei pazienti oncologici anche non in trattamento.

Biodisponibilità

La bassa biodisponibilità e stabilità del glutatione ne limitano l’applicazione terapeutica. Dopo somministrazione orale, infatti, il glutatione va incontro ad una serie di cambiamenti nel tratto gastrointestinale che ne impediscono l’assimilazione. Questo problema potrebbe essere superato mediante la somministrazione di glutatione in forma proliposomiale oppure sottoforma di granuli sublinguali (in modo tale da bypassare lo stomaco, l’intestino e il fegato). Un’altra possibile modalità per aumentare i livelli di glutatione è non somministrando glutatione ma N-acetilcisteina, il precursore del glutatione. La NAC, a differenza del glutatione, viene assorbita bene a livello intestinale. Nonostante questo, ci sono comunque delle condizioni che limitano la sintesi del glutatione anche in caso di somministrazione di NAC e sono l’età avanzata e la disfunzione epatica (10, 11).

Controindicazioni ed effetti collaterali

L’N-acetilcisteina e il glutatione sono sicuri e con pochi effetti collaterali, sia quando vengono somministrati per via orale, endovenosa e cutanea. Gli effetti collaterali che possono comparire sono nausea, dolore allo stomaco, eruzioni cutanee e prurito.

Bibliografia:

  1. Cell Chem Biol. 2018 Apr 19. N-Acetyl Cysteine Functions as a Fast-Acting Antioxidant by Triggering Intracellular H(2)S and Sulfane Sulfur ProductionEzeriņa D, Takano Y, Hanaoka K, Urano Y, Dick TP.
  2. Oxid Med Cell Longev. 2019 Aug 14. N-Acetyl-L-cysteine Protects Human Retinal Pigment Epithelial Cells from Oxidative Damage: Implications for Age-Related Macular Degeneration. Terluk MR, Ebeling MC, Fisher CR, Kapphahn RJ, Yuan C, Kartha RV, Montezuma SR, Ferrington DA.
  3. Indian J Dermatol Venereol Leprol. 2018 Nov-Dec. N-acetylcysteine in dermatology. Adil M, Amin SS, Mohtashim M.
  4. Molecules. 2018 Dec 13. Overview on the Effects of N-Acetylcysteine in Neurodegenerative Diseases.
    Tardiolo G, Bramanti P, Mazzon E.
  5. Biomed Pharmacother. 2003 May-Jun. The importance of glutathione in human disease. Townsend DM, Tew KD, Tapiero H.
  6. Oncotarget. 2016 May 24. N-acetylcysteine negatively regulates Notch3 and its malignant signaling. Zhang X, Wang YN, Zhu JJ, Liu XX, You H, Gong MY, Zou M, Cheng WH, Zhu JH.
  7. Semin Oncol. 2017 Jun. Pilot study demonstrating metabolic and anti-proliferative effects of in vivo anti-oxidant supplementation with N-Acetylcysteine in Breast Cancer. Monti D, Sotgia F, Whitaker-Menezes D, Tuluc M, Birbe R, Berger A, Lazar M, Cotzia P, Draganova-Tacheva R, Lin Z, Domingo-Vidal M, Newberg A, Lisanti MP, Martinez-Outschoorn U.
  8. J Cell Biol. 2018 Jul 2. Glutathione metabolism in cancer progression and treatment resistance. Bansal A, Simon MC.
  9. Cell Prolif. 2020 Mar. Ferroptosis: Final destination for cancer? Ye Z, Liu W, Zhuo Q, Hu Q, Liu M, Sun Q, Zhang Z, Fan G, Xu W, Ji S, Yu X, Qin Y, Xu X.
  10. Drug Deliv. 2019 Dec. Design of novel proliposome formulation for antioxidant peptide, glutathione with enhanced oral bioavailability and stability. Byeon JC, Lee SE, Kim TH, Ahn JB, Kim DH, Choi JS, Park JS.
  11. Redox Biol. 2015 Dec. Effects of N-acetylcysteine, oral glutathione (GSH) and a novel sublingual form of GSH on oxidative stress markers: A comparative crossover study. Schmitt B, Vicenzi M, Garrel C, Denis FM.

Fonte: www.artoi.it/nac-e-glutatione/

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Sistema endocannabinoide
Che cos’è il sistema endocannabinoide?

Il sistema endocannabinoide è un regolatore omeostatico chiave del corpo, che svolge un ruolo in quasi tutti i sistemi fisiologici. Per un lungo periodo di tempo è stato trascurato come possibile obiettivo terapeutico, in particolare perché non si sapeva molto delle implicazioni sulla malattia sistematica. Tuttavia, con gli incredibili successi avuti con l’uso della cannabis terapeutica e dei prodotti a base di canapa, in particolare del cannabidiolo (CBD) e dell’acido cannabidiolico (CBDA), molti scienziati stanno spostando la loro attenzione sul sistema endocannabinoide.

Prove più evidenti stanno venendo alla luce, sostenendo la teoria della carenza endocannabinoide clinica sostenuta dal dott.Ethan Russo, in particolare per le malattie come l’emicrania, la fibromialgia e la sindrome dell’intestino irritabile. Dato l’alto numero di malattie che hanno mostrato anomalie nel sistema endocannabinoide come l’epilessia, il cancro e una vasta gamma di malattie neurodegenerative, questa è un’area che sarà senza dubbio esplorata ulteriormente in futuro.

Oltre ai composti derivati ​​dalla cannabis, recentemente è emerso che un’ampia gamma di composti naturali interagiscono con il sistema. Ciononostante, il CBD e il CBDA sono ancora considerati i composti chiave (o quelli che hanno dimostrato la maggiore efficacia fino ad oggi) e l’evidenza del loro valore terapeutico cresce ogni giorno. La ricerca sul CBD e il CBDA sta crescendo rapidamente, ed è stato rivelato un vasto numero di obiettivi farmacologici. Il preciso meccanismo d’azione per entrambi questi composti rimane ancora un mistero, ma le loro caratteristiche farmacologiche forniscono indizi interessanti sul loro funzionamento.

Cannabidiolo: come funziona?

L’azione farmacologica del CBD è molto interessante, in quanto ha un’azione molto limitata sui recettori CB1 e CB2. Tuttavia è in grado di bloccare le azioni dei composti che attivano questi recettori, come il THC. Questa proprietà del CBD è molto importante, in quanto può sopprimere quella psicoattiva del THC. Questo può risultare utile per coloro che usano il THC per il trattamento di condizioni come dolore e spasticità. Ridurre la psicoattività ridurrebbe gli “effetti collaterali” del THC e della cannabis terapeutica, e questo equilibrio può essere controllato somministrando il CBD insieme al THC.

L’enzima amide idrolasi degli acidi grassi (FAAH) è l’enzima responsabile della degradazione intracellulare dell’anandamide, e il CBD ha dimostrato di inibire questo enzima. In questo modo il CBD ripristina i livelli di anandamide (bloccando la sua rottura), ripristinando così la carenza endocannabinoide clinica osservata in molte malattie. Uno studio clinico eseguito con il CBD sulla schizofrenia ha dimostrato che questo composto ha causato un aumento significativo dei livelli sierici di anandamide, e si è pensato che questa fosse la causa dell’evidente miglioramento clinico.

 

Il cbd mostra affinità con i recettori non endocannabinoidi

Il CBD è un composto enantiomerico, e l’enantiomero (-) è risultato significativamente più potente dell’enantiomero (+) nell’inibizione della FAAH. Al contrario, l’enantiomero (+) ha mostrato più affinità per i recettori CB1 e CB2 rispetto all’enantiomero (-). Per questo motivo il (+) – CBD probabilmente servirà meglio se in combinazione con il THC, mentre (-) – CBD potrebbe essere sfruttato per trattare la carenza di endocannabinoidi. Gli studi hanno rivelato che il CBD ha affinità con alcuni Transient receptor potential channels (TRP channels), il che amplia la portata delle malattie che il CBD può guarire. Il CBD ha dimostrato di desensibilizzare (smorzare l’attività del recettore) i canali TRPV1, TRPV2, TRPV3, TRPV4 e TRPA1.

Questi recettori sono altamente attivi negli stati di dolore in una vasta gamma di malattie. Il CBD ha anche dimostrato di essere un antagonista del recettore TRPM8, che è un altro interessante bersaglio recettore per il trattamento del dolore – in particolare l’allodinia. Al di fuori del sistema endocannabinoide, il CBD si rivolge anche ai recettori di segnalazione neurale chiave come il 5-HT1a e il 5-HT3a. Sebbene non si sappia molto sulle implicazioni di questi recettori nella malattia, si ritiene che siano fortemente implicati in malattie come l’epilessia e in numerosi disturbi ansiosi.

Acido cannabidiolico (cbda): il precursore con un ruolo importante.

Il CBDA è il precursore acido del CBD. La conversione avviene convenzionalmente da una reazione attivata dal calore, che porta alla rimozione del gruppo carbossile dal CBD. Poiché l’interazione del CBDA con il sistema endocannabinoide è piuttosto limitata, è spesso trascurato come composto terapeutico. Tuttavia, ha una serie di interessanti recettori bersaglio che sono molto importanti per un certo numero di malattie. Proprio come il CBD, il CBDA desensibilizza i recettori TRPV1, TRPV3, TRPV4 e TRPA1.

Ciò suggerisce che potrebbe avere proprietà promettenti per il trattamento degli stati del dolore che derivano da una serie di malattie e che spesso stimolano l’attività in questi recettori. Il CBDA ha poca affinità con gli altri recettori del sistema endocannabinoide, ma inibisce i mediatori dell’infiammazione chiave come il COX-1 e COX-2. In particolare, è di una certa importanza la sua azione sul COX-1, in quanto recenti ricerche hanno suggerito che questo enzima può essere un obiettivo promettente per ridurre le convulsioni.

Il COX-2 invece è un enzima responsabile di una vasta gamma di processi infiammatori nel corpo, e l’inibizione di questo enzima può aiutare a trattare i sintomi di numerosissime malattie, dato che l’infiammazione è una costante comune nella maggior parte dei disturbi. Inibendo questi enzimi, potrebbe essere in grado di avere le stesse azioni di altri farmaci con meccanismo simile di azione, quali ad esempio l’acido acetilsalicilico (Aspirina), il naprossene, l’ibuprofene e la tolmetina.

Molecole di azione sinergica

Molte testimonianze hanno dimostrato che il CBD e il CBDA funzionano meglio se in combinazione, specialmente per malattie come l’epilessia. Sono necessarie azioni combinatorie di questi composti, perché le malattie sono spesso causate dalla errata regolazione di più sistemi fisiologici nel corpo. Gli scienziati che studiano la fisiopatologia di queste malattie possono imparare da questi risultati, chiarendo ulteriormente i meccanismi della malattia. Il CBD e il CBDA hanno incredibili proprietà terapeutiche, in particolare perché completano l’attività l’uno dell’altro.

Dati molto recenti hanno rivelato che gli acidi cannabinoidi (come il CBDA) possono aiutare l’assorbimento e il metabolismo del CBD o di altri fitocannabinoidi. Inoltre, la somministrazione di CBDA con il CBD diminuisce la quantità di CBD necessaria per raggiungere lo stesso livello di efficacia.

Fonte: https://www.endoca.com/it/tutto-sul-cbd/cosa-e-il-sistema-endocannabinoide

Per decenni i ricercatori hanno indagato gli effetti degli acidi grassi omega 3 sulla salute del cuore e l’influenza di questi nel ridurre il rischio di malattie cardiovascolari.

Gli Omega-3 sono parti importanti delle membrane cellulari del corpo e aiutano il funzionamento di cuore, polmoni, sistema immunitario e sistema ormonale.

Esistono tre tipi di acidi grassi omega-3:

– acido docosaesaenoico (DHA)

– acido eicosapentaenoico (EPA)

– acido alfa-linolenico (ALA)

I livelli di DHA sono particolarmente alti negli occhi, nel cervello e nelle cellule spermatiche.

L’EPA può avere alcuni benefici per ridurre l’infiammazione.

Il corpo scompone ALA in EPA e DHA, ma il tasso di conversione è basso.

Per questo motivo, le persone dovrebbero includere tutti e tre gli omega-3 nella loro dieta.

Uno studio pubblicato nel 2017 aveva dimostrato che un’alta dose di acido eicosapentaenoico (EPA) nei pazienti con elevato rischio di incorrere in malattie cardiache abbassava il rischio di tali patologie in maniera significativa – tanto che sia la Food and Drug Administration (FDA) che l’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) hanno approvato la prescrizione di integratori a base di EPA per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari in pazienti con livelli di trigliceridi alti.

Tuttavia, studi successivi sugli integratori a base di omega 3 che combinano l’EPA con l’acido docosaesaenoico (DHA) hanno dato risultati contrastanti.

I ricercatori del Brigham and Women’s Hospital (Boston) hanno condotto uno studio sui dati di 38 integratori di acidi grassi omega 3, alcuni EPA-monoterapici e altri con una preparazione mista contenente EPA e DHA, testandoli su 149.000 partecipanti; non sono stati testati integratori con la presenza del solo DHA.

La ricerca è stata pubblicata su Lancet (Eclinical Medicine) una delle 5 riviste scientifiche più importanti al mondo.

Hanno valutato l’insorgenza delle principali malattie cardiache, sia fatali che non fatali, e della fibrillazione atriale.

In questa revisione sistematica e meta-analisi, è stata notata una moderata certezza di prove a favore degli acidi grassi omega-3 per ridurre la mortalità cardiovascolare e gli esiti finali.

L’entità delle riduzioni relative era robusta negli studi EPA rispetto a quelli di EPA+DHA, suggerendo effetti differenziali di EPA e DHA nella riduzione del rischio cardiovascolare.

Questi risultati hanno anche importanti implicazioni per la pratica clinica e le linee guida terapeutiche.

Questa meta-analisi fornisce rassicurazioni sul ruolo degli acidi grassi omega-3, in particolare dell’EPA, nell’attuale quadro di trattamento della riduzione del rischio cardiovascolare e incoraggia i ricercatori a esplorare ulteriormente gli effetti cardiovascolari dell’EPA in diversi contesti clinici.

Fonte: https://www.thelancet.com/journals/eclinm/article/PIIS2589-5370(21)00277-7/fulltext

 

Antiossidanti e sistema immunitario

Il sistema immunitario è particolarmente sensibile allo stress ossidativo. Le cellule immunitarie fanno molto affidamento sulla comunicazione cellula-cellula, in particolare tramite i recettori di membrana, per funzionare in modo efficace.

Le membrane cellulari sono ricche di acidi grassi polinsaturi che, se perossidati, possono portare a una perdita di integrità della membrana, alterazione della fluidità e provocare alterazioni nella segnalazione intracellulare e nella funzione cellulare.

È stato dimostrato che l’esposizione a ROS può condurre a una riduzione dell’espressione dei recettore di membrana. Inoltre, la produzione di ROS da parte delle cellule immunitarie fagocitiche può danneggiare le cellule stesse, se non sufficientemente protette dagli antiossidanti.

Una condizione di stress ossidativo è stata a lungo associata ad una maggiore suscettibilità alle malattie infettive: si ritiene che l’aumento della gravità e la suscettibilità alle malattie infettive sia il risultato di una ridotta risposta immunitaria conseguente a un cattivo bilancio tra ROS e antiossidanti, inducendo una meno efficace capacità di gestione della malattia infettiva.

Immaginando l’equilibrio tra specie radicaliche e antiossidanti come una bilancia a due piatti, con ROS da una parte e antiossidanti dall’altra, si ritiene che “ribaltare” l’equilibrio a favore del “piatto ROS” sia uno dei principali fattori che contribuiscono alla patogenesi di numerosi disturbi degenerativi come il cancro, malattie autoimmuni, cardiovascolari e al processo di invecchiamento in generale.

 

Notevoli miglioramenti della funzione immunitaria sono stati osservati in soggetti anziani a seguito di integrazione con nutrienti antiossidanti, ma esistono prove crescenti che tali effetti possono essere osservati anche in soggetti giovani sani.

L’associazione tra diete ricche di nutrienti antiossidanti e una ridotta incidenza di cancro sono state osservate in numerosi studi epidemiologici ed è stato suggerito che un’attivazione del sistema immunitario da parte degli antiossidanti potrebbe, almeno in parte, giustificare tale evidenza.

Ragion per cui può risultare cruciale mantenere l’equilibrio tra specie radicaliche e ROS tramite l’impiego di antiossidanti, al fine di rallentare, se non prevenire, l’insorgenza di molti disturbi legati all’età.

Un sistema immunitario “vigile” e “ben regolato” è determinante per salvaguardare la salute dell’organismo e prevenire la patogenesi di malattie cronico-degenerative, infezioni virali e batteriche.

ACIDO ASCORBICO (VITAMINA C)

L’acido ascorbico (noto anche come vitamina C) è un micronutriente essenziale per l’uomo, con funzioni pleiotropiche legate alla sua capacità di donare elettroni. È un potente antiossidante e cofattore di una famiglia di enzimi biosintetici e regolatori genici della monossigenasi e della diossigenasi: sono coinvolti nella sintesi di collagene, carnitina, catecolamine (adrenalina e noradrenalina) e ormoni peptidici (vasopressina), oltre a svolgere un ruolo di rilievo nella trascrizione genica e nella regolazione epigenetica.

La vitamina C contribuisce alla difesa immunitaria supportando varie funzioni cellulari del sistema immunitario innato e adattivo, regolando l’attivazione sia della risposta cellulare che umorale, sostiene la funzione della barriera epiteliale contro i patogeni e promuove l’attività scavenger della pelle, proteggendo quindi potenzialmente dallo stress ossidativo ambientale.

La vitamina C si accumula nelle cellule fagocitiche, come i neutrofili, e può migliorare la chemiotassi, la fagocitosi, la generazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e infine l’uccisione microbica. È anche necessaria per l’apoptosi e l’eliminazione dei neutrofili esauriti dai siti di infezione da parte dei macrofagi, riducendo così la necrosi/NETosi e il potenziale danno tissutale. Il ruolo della vitamina C nei linfociti è meno chiaro, ma è stato dimostrato che migliora la differenziazione e la proliferazione delle cellule B e T, probabilmente grazie ai suoi effetti sulla regolazione genica.

La carenza di vitamina C provoca un’immunità compromessa e una maggiore suscettibilità alle infezioni.

A loro volta le infezioni hanno un impatto significativo sui livelli di vitamina C per l’aumento dell’infiammazione e del fabbisogno metabolico. L’integrazione con vitamina C favorisce la prevenzione e la cura delle infezioni respiratorie e sistemiche. La prevenzione profilattica dell’infezione richiede assunzioni dietetiche di vitamina C che forniscano livelli plasmatici almeno adeguati, se non saturi (cioè, 100-200 mg/die), che ottimizzano i livelli di cellule e tessuti.

PROANTOCIANIDINE (OPC)

Le proantocianidine oligomeriche, anche note come OPC, sono sostanze antiossidanti appartenenti al gruppo dei flavonoidi, ovvero polifenoli metaboliti secondari delle piante. Alcuni flavonoidi sono in grado di inibire la lipoossigenasi altri, come la luteolina e la galangina, sono in grado di inibire la cicloossigenasi. Si ha in questo modo una doppia inibizione sulla cascata dell’acido arachidonico (antinfiammatorio e antiaggregante).

Esplicano importante attività antiossidante di cui sono ipotizzati due meccanismi: chelazione di metalli di transizione (in particolare ferro e rame) e inattivazione dei radicali liberi. In sinergia con la vitamina C, gli OPC funzionano come antiossidanti per l’acido ascorbico, probabilmente perché chelano il rame ed altri metalli, ritardando così la sua conversione a deidroascorbato; agiscono come accettori di radicali liberi, poiché quest’ultimi sono responsabili dell’ossidazione dell’ascorbato; aumentano l’assorbimento intestinale dell’acido ascorbico.

OLEUROPEINA DELL’OLEA EUROPAEA

Le proprietà farmacologiche dell’olio d’oliva, del frutto dell’olivo e delle sue foglie sono state riconosciute come componenti importanti della medicina e una dieta sana grazie al contenuto fenolico. Tra i composti fenolici che si trovano in tutte le parti della pianta di olivo il più importante è indubbiamente l’oleuropeina. Essa, come tutte le fitoalessine, ha diverse proprietà farmacologiche:
antiossidante
– antinfiammatora
– anti-aterogenica
– anti-cancro
– antimicrobici
– antivirali

Inoltre, l’oleuropeina ha dimostrato di essere cardioprotettiva[41] e ha dimostrato di esibire attività anti-ischemiche e ipolipidemizzante[42]. Azione antinfettiva. L’oleuropeina ha dimostrato possedere una forte attività antimicrobica nei confronti di batteri Gram-negativi, Gram-positivi e micoplasma. Strutture fenoliche simili all’oleuropeina sembrano produrre questo effetto antibatterico danneggiando la membrana batterica e/o degradando i peptidoglicani cellulari.

L’attività antinfettiva si esplica anche nei confronti dei virus: gli studi hanno evidenziato potenti attività antivirali contro Epstein-Barr Virus (EBV), virus dell’epatite, rotavirus, rinovirus, parvovirus canino e virus della leucemia felina. Gli studi hanno anche dimostrato che l’oleuropeina mostra una significativa attività antivirale contro il virus respiratorio sinciziale e il virus para-influenza.

Azione antiossidante

L’oleuropeina riduce i livelli intracellulari di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e la quantità di proteine ossidate. È importante sottolineare che le colture cellulari trattate con oleuropeina presentano un ritardo nella comparsa della morfologia della senescenza.

Azione Ipoglicemizzante

L’azione antidiabetica dell’oleuropeina è supportata da recenti ricerche sperimentali e da studi clinici: la somministrazione giornaliera di circa 50 mg del polifenolo per 12 settimane a un gruppo di soggetti di mezza età, sovrappeso e, pertanto a rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2, ha ridotto la glicemia e migliorato sia la secrezione che la sensibilità all’insulina. A livello dei tessuti periferici, l’effetto sulla riduzione della resistenza all’attività insulinica appare essere basato su meccanismi comuni a quelli ipotizzati per la metformina.

Azione neuroprotettiva

Gli effetti anti-neurodegenerativi sono stati oggetto di una serie di studi effettuati sia su cellule neuronali in coltura che su animali modello, in situazione cerebrale simile a quella presente nel morbo di Alzheimer, la principale forma di demenza associata all’invecchiamento nell’uomo. Questi effetti, che mostrano una chiara dose-dipendenza, almeno in parte, essere ricondotti alla mobilizzazione del calcio dai depositi intracellulari con la conseguente attivazione di segnali che risultano nell’attivazione dell’autofagia.

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Micoterapia

Il termine “Funghi” non identifica una categoria tassonomica. Questo termine dovrebbe indicare, secondo la definizione di Chang e Miles, “un macrofungo con un corpo fruttifero distintivo che può essere sia ipogeo o epigeo, grande abbastanza per essere visto ad occhio nudo ed essere raccolto con le mani”(1).

I funghi costituiscono almeno 14.000 specie conosciute, numero che può arrivare forse fino a 22.000.

Il numero di specie di funghi sulla terra è stimato essere approssimativamente intorno a 140.000, il che suggerisce che solo il 10% sono noti. Supponendo che la percentuale di funghi utili tra i funghi sconosciuti e non esaminate sarà solo il 5%, ciò implica che 7.000 specie ancora sconosciute potrebbero essere benefiche per l’umanità(2).

Anche tra le specie note la percentuale di funghi saggiate è molto bassa.

L’utilizzo dei funghi per il benessere dell’organismo, ha iniziato a prendere sempre più piede anche nel sistema occidentale; molte cose devono essere ancora scoperte, molte ricerche devono ancora essere effettuate, ma ciò che sappiamo sul loro conto e sul benessere che possono apportare alla nostra salute è di certo di buon auspicio.

 

I funghi più studiati in questo campo, ad oggi, sono:

– Agaricus blazei Murrill

– Cordyceps sinensis

– Coriolus versicolor

– Ganoderma lucidum

– Grifola frondosa

– Lentinula edodes

I loro composti bioattivi, soprattutto i polisaccaridi, i beta-glucani e i triterpeni, sono molto studiati e sembrano possedere importanti attività antibatterica e antivirale.

AZIONE ANTIBATTERICA

I funghi necessitano di composti antibatterici e antimicotici per sopravvivere nel loro ambiente naturale; non sorprende quindi che composti antimicrobici, con attività più o meno forte ed efficace, potrebbero essere isolati da diversi funghi che potrebbero essere di beneficio per l’uomo(3). Ad esempio, l’acido ossalico è l’agente responsabile dell’effetto antimicrobico svolto dalla Lentinula edodes contro lo Staphylococcus aureus e altri batteri(4). Gli estratti etanolici di questo fungo possiedono attività antiprotozoaria contro il Paramecium caudatum(5).

AZIONE ANTIVIRALE

Diversi triterpeni estratti da Ganoderma lucidum (cioè Ganoderiol F(6), Ganodermanontriol(7), acido Ganodermico B(8)) sono agenti antivirali attivi contro il virus dell’immunodeficienza umana di tipo 1 (HIV-1). È stato calcolato che la concentrazione minima di Ganoderiol F e Ganodermanontriol, per completa l’inibizione dell’infezione da HIV-1 ad effetto citopatico in cellule MT-4, è di 7,8 microgrammi/ml.
È stata segnalata un’attività anti-HIV del terreno di coltura del micelio di Lentinula edodes (Shiitake) e della lignina idrosolubile di questo fungo(9,10). Il Lentinano solfato, estratto dallo Shiitake, ha completamente impedito l’effetto citopatico HIV-indotto(11). I polisaccaridi legati alle proteine PSK e PSP isolate da Coriolus versicolor (o Trametes versicolor) è stato trovato possedere un effetto antivirale in vitro sul virus dell’HIV e il citomegalovirus(12). Oltre l’efficace immunostimolazione operata da questi composti che caratterizzano il fungo, altri effetti svolti dai complessi polisaccaride-proteina contribuiscono all’attività antivirale, ad esempio all’inibizione del legame della glicoproteina 120 (gp120) dell’HIV-1 al recettore CD4 immobilizzato e all’inibizione dell’attività della trascrittasi inversa del virus(13). Inoltre, la Frazione D (MD-fraction) estratta dalla Grifola frondosa (Maitake) è stata testata in un trial a lungo termine in 35 pazienti affetti da HIV. L’85% di questi, dopo somministrazione della frazione estratta, ha segnalato un maggiore senso di benessere per quanto riguarda i vari sintomi e le malattie secondarie opportunistiche causate dall’HIV. Venti pazienti hanno mostrato un aumento della conta delle cellule CD4+ di 1,4-1,8 volte e otto pazienti una diminuzione di 0,8-0,5 volte(14).
Questo dimostra la possibile azione che i vari funghi possono avere in questo campo. Ovviamente bisogna sempre avere il parere di uno specialista medico e non eseguire mai di proprio conto un possibile piano di cura, questo peggiorerà solamente il decorso della malattia. È importante, inoltre, informarsi sull’origine, la coltivazione e i metodi di produzione dei funghi e dei loro estratti: funghi non biologici e non lavorati con le metodiche opportune possono causare gravi intossicazioni, reazioni allergiche anche gravi e provocare un peggioramento nella patologia.

Sono stati valutati vari funghi ad azione antivirale, in particolare:

– Inonotus obliquus (Chaga)
Contrasta lo stress ossidativo aberrante derivante dall’attività immunitaria conseguente a infezione virale acuta.
– Agaricus blazei Murrill (AbM)
La somministrazione di ABM ha portato alla negativizzazione degli indici di attività virale in pazienti con epatite B cronicizzata.
– Lentinus edodes (Shiitake)
Agisce antagonizzando le replicazione sia di RNA-virus che DNAvirus, in particolare: herpes, encefalite, poliovirus, morbillo, parotite, HIV.
– Grifola frondosa (Maitake)
Ha un effetto antivirale nei confronti del virus dell’epatite B. E’ utile nel trattamento dell’HIV perché protegge i linfociti T dalla distruzione, ritardando il progredire della malattia.
– Ganoderma lucidum (Reishi)
E’ utile per il suo effetto di stimolo immunologico che si esplica soprattutto in soggetti che si ammalano spesso per virosi in relazione ad uno stato di deficit immunologico fisiologico (età) o iatrogeno. L’azione antivirale diretta si esplica nei confronti di RNA-virus: due terpenoidi specifici hanno evidenziato la capacità di interagire con la neuraminidasi e inibire l’attività di rilascio della struttura virale neoformata.

 

FONTI BIBLIOGRAFICHE

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  12. Tochikura TS, Nakashima H, Hirose K, Yamamoto N. A biological response modifier, PSK, inhibits human immunodeficiency virus infection in vitro. Biochem Biophys Res Commun. 1987;148:726–33.
  13. Colins RA, Ng TB. Polysaccharopeptide from Coriolus versicolor has potential for use against human immunodeficiency virus type 1 infection. Life Sci. 1997;60:PL383–7.
  14. Nanba H, Kodama N, Schar D, Turner D. Effects of maitake (Grifola frondosa) glucan in HIV-infected patients. Mycoscience. 2000;41:293–5.

Ulteriori fonti:

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Chang ST. Mushroom research and development—equality and mutual benefit. In: Royse DJ, editor. Proceedings of the 2nd International Conference on Mushroom Biology and Mushroom Products. Pennsylvania State University; 1996. pp. 1–10.
Ma XL, Meng M, Han LR, Li Z, Cao XH, Wang CL. Immunomodulatory activity of macromolecular polysaccharide isolated from Grifola frondosa. Chin J Nat Med. 2015 Dec;13(12):906-14. doi: 10.1016/S1875-5364(15)30096-0.
Markova N, Michailova L, Kussovski V, Jourdanova M, Radoucheva T. Intranasal application of lentinan enhances bactericidal activity of rat alveolar macrophages against Mycobacterium tuberculosis. Pharmazie. 2005 Jan;60(1):42-8.
Mizuno TK. Agaricus blazei Murrill medicinal and dietary effects. Food Rev Int. 1995;11:167– 72.
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Førland DT, Johnson E, Saetre L, Lyberg T, Lygren I, Hetland G. Effect of an extract based on the medicinal mushroom Agaricus blazei Murill on expression of cytokines and calprotectin in patients with ulcerative colitis and Crohn’s disease. Scand J Immunol. 2011 Jan;73(1):66-75. doi: 10.1111/j.1365-3083.2010.02477.x.
Cai Z, Wong CK, Dong J, Jiao D, Chu M, Leung PC, Lau CB, Lau CP, Tam LS, Lam CW. Antiinflammatory activities of Ganoderma lucidum (Lingzhi) and San-Miao-San supplements in MRL/lpr mice for the treatment of systemic lupus erythematosus. Chin Med. 2016 Apr 29;11:23. doi: 10.1186/s13020-016-0093-x. eCollection 2016.
Giorgio Macchi, Malattie del Sistema Nervoso, 2ª ed., Piccin, 2005, ISBN 978-88-299-1739-6.
Li W, Zhou W, Cha JY, Kwon SU, Baek KH, Shim SH, Lee YM, Kim YH. Sterols from Hericium erinaceum and their inhibition of TNF-α and NO production in lipopolysaccharide-induced RAW 264.7 cells. Phytochemistry. 2015 Jul;115:231-8. doi: 10.1016/j.phytochem.2015.02.021. Epub 2015 Mar 18.
Chang HC, Yang HL, Pan JH, Korivi M, Pan JY, Hsieh MC, Chao PM, Huang PJ, Tsai CT, Hseu YC. Hericium erinaceus Inhibits TNF-α-Induced Angiogenesis and ROS Generation through Suppression of MMP-9/NF-κB Signaling and Activation of Nrf2-Mediated Antioxidant Genes in Human EA.hy926 Endothelial Cells. Oxid Med Cell Longev. 2016;2016:8257238. doi: 10.1155/2016/8257238. Epub 2015 Dec 28.
Kim SK, Son CG, Yun CH, Han SH. Hericium erinaceum induces maturation of dendritic cells derived from human peripheral blood monocytes. Phytother Res. 2010 Jan;24(1):14-9. Doi: 10.1002/ptr.2849.

 

Per maggiori informazioni visita anche la pagina MICOTERAPIA o QUI

 

La Graviola è conosciuta per le sue proprietà contro il cancro, ma di fatto non è questo il motivo per cui viene usata da secoli dagli uomini della medicina del Sud America ma per curare uno strabiliante numero di indisposizioni. La sua “vocazione” anticancro  e relativamente recente rispetto al suo uso classico millenario.

La graviola è un frutto tropicale ottenuto dalla pianta dell’Annona Muricata, una specie originaria dalle Antille e che cresce in molte regioni tropicali del Sud America. Proprio grazie agli alti contenuti di antiossidanti e vitamine, la graviola è considerata un superfood a tutti gli effetti

I frutti dell’Annona Muricata si presentano a forma di cuore e posseggono una consistenza fibrosa e ricca di succo. Infatti della graviola non si butta mai quasi nulla e dalle radici, alle foglie vengono utilizzate quasi tutte le parti della pianta.

Attenzione i dosaggi che vengono consigliati (nelle preparazioni con foglie e steli) usati prevalentemente come “aiuto” nei tumori sono spesso molto elevati e non devono essere usati per gli utilizzi “classici” della pianta ma in un dosaggio differente. Nel dubbio consultate un esperto Naturopata o un medico naturale o informatevi dal distributore.

Se Usate direttamente la foglie e rametti in tisana o altro non eccedete nel dosaggio o nell’uso giornaliero è una pianta molto potente!

20 Benefici della graviola

Grazie agli alti contenuti di vitamine e minerali, la graviola se consumata in moderazione può essere molto utile per la salute, grazie alle sue proprietà antivirali particolarmente efficaci ad esempio contro l’ herpes simplex.

Tra le sue annoverate proprietà vi è spesso confusione a causa delle larghe quantità di informazioni spesso contraddicenti tra gli esiti di diverse ricerche condotte sulla Annona Muricata, ma fondamentale il segreto per sfruttare al meglio la graviola è rispettare i limiti consigliati sul consumo.

Rafforza il sistema immunitario

La graviola contiene sostanze che aiutano le difese del nostro corpo e stimola la produzione di globuli bianchi, mentre gli antiossidanti contribuiscono nella lotta ad i radicali liberi. Questo frutto inoltre possiede una capacità antifebbrifica riconosciuta dalla FDA per il supporto della risposta immunitaria dell’organismo (Wu FE various J Nat Prod 1995 June).

Tra i contenuti presenti nella graviola indichiamo: acido gentistico, acido linoleico e muricarpentocina, acetogenine, anncatacina, annocatalina, annonacina, annohexocina, annomuricina, anomurina e anonolo.

Aiuta a dormire più facilmente

Nella graviola possiamo trovare anche il triptofano, una sostanza che promuove il sonno e facilita il rilassamento. Per tale ragione l’annona muricata è indicata contro l’insonnia, tra l’altro le sue foglie vengono utilizzata anche in aromaterapia per infusioni contro il sonno.

Analgesico naturale efficace nel sedare il dolore

I nativi nei paesi del Sud America hanno utilizzato le foglie dell’annona muricata da tempo immemore per trattare piccole ferite e ridurre la sensazione del dolore. La tradizione vuole che masticare le foglie e bere il succo di graviola aiutasse a guarire più in fretta. Gli aspetti sedativi e antiinfiammatori di questo imponente frutto tropicale lo rendono una soluzione ideale per tutti i tipi di dolore al corpo, sia all’interno che all’esterno.

Protegge gli occhi ed è ricco di antiossidanti indispensabili

Molti dei benefici per la salute della graviola sono considerati come derivati ​​dalle sue proprietà antiossidanti. Diversi studi dimostrano come i fitonutrienti presenti nella graviola posseggono livelli elevati di composti antiossidanti, tra cui alcaloidi, saponini, terpenoidi, flavonoidi, coumarini, lattoni, antrachinoni, tannini, glicosidi cardiaci, fenoli e fitosteroli . Ulteriori ricerche hanno evidenziato che gli antiossidanti possono aiutare contro diverse malattie agli occhi in particolare legale all’avanzare dell’età. Una ricerca condotta dal National Eye Institute, ha trovato gli antiossidanti particolarmente efficaci, specialmente se consumati in combinazione con vitamina C, vitamina E, beta-carotene e zinco. I risultati sono stati impressionati, con un 25% di miglioramento in coloro che erano già effetti da simili disturbi.

Utile per eliminare tosse e muco

Se stai lottando contro tosse grassa o ti senti intasato, la graviola può esserti d’aiuto, infatti è in grado di decongestionare e liberare le vie aree. Ma non solo perché il succo di graviola ad esempio possiede in parte una funzione espettorante, in grado di liberare il muco e ridurre anche l’infiammazione di cavità nasali e tratti respiratori.

Efficace contro parassiti

La graviola è utilizzata nell’America Latina come rimedio popolare contro i parassiti data la sua efficacia nel combattere e la Schistosomiasi, una parassitosi causata da Platelminti del genere Schistosoma.

Si rivela anche particolarmente utile per la maggior parti delle infezioni parassitare più comuni, sotto forma di infuso con foglie di Annona Muricata è possibile realizzare una bevanda per pulire il tratto gastrointestinale. Inoltre la riboflavina può aiutare nell’inibire i parassiti all’interno del corpo.

Facilita la prevenzione delle infezioni del tratto urinario

Sotto forma di succo, la graviola può donare benefici anche nella prevenzione delle infezioni delle vie urinarie, in particolare dell’uretrite e dell’ematuria.

Vitamine B1 e B2 aiutano il cuore e migliorano il metabolismo

La vitamina B1 accelera il metabolismo, facilita la circolazione del sangue e previene i disturbi nervosi. Inoltre la graviola contiene la vitamina B2, che è vitale per il corretto funzionamento del nostro organismo e include effetti sul del sistema nervoso e la manutenzione del muscolo cardiaco.

Trattamento delle ulcere della bocca

Se hai una pustola in bocca che proprio ti dà fastidio, sbuccia una graviola e appoggiaci un pezzo di frutta sopra. Questo gradualmente diminuirà le dimensioni delle ulcere e ridurrà il senso di irritazione

È un rimedio naturale per l’artrite

L’Applicazione topica di una infusione di foglie di graviola è nota per alleviare il dolore causato da artrite e reumatismi. Potete immergere un panno pulito nell’infuso ancora caldo e applicarlo sulla zona interessata, per massimo due volte al giorno.

Antivirale ed antisettico efficace contro le infezioni

La Graviola è spesso usato per trattare le infezioni causate da batteri e parassiti, inclusa la leishmaniosi. È anche usato per trattare l’herpes, tosse e vomito. Le infezioni batteriche e virali possono causare tosse, starnuti, febbre e altri sintomi e, sebbene questi sintomi possono essere frustranti, sono efficaci dal momento che fanno parte del metodo che il corpo usa per far scattare il sistema immunitario per Corpo di qualsiasi infezione.

Antidepressivo naturale efficace nel sedare lo stress

Il succo di graviola è stato utilizzato come rimedio naturale contro lo stress per secoli. Del frutto dell’Annona Muricata spicca una ricerca che illustra la possibile capacità della graviola nello stimolare i I recettori serotoninergici (o della serotonina) indispensabili poiché modulano dei neurotrasmettitori ed influenzando diversi processi neurologici e biologici come aggressività, ansia e appetito. (Roman G; Curr. Op. Neurology 1998; 11:539) e (Bourne RR. West Indian Med J 1979 28:2).

Rallenta l’invecchiamento ed è potente frutto antiaging

La graviola è una ricca fonte di vitamina C ed acido ascorbico ma anche di preziosi antiossidanti che svolgono un ruolo importante nella lotta contro i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento della pelle. Eliminando i radicali liberi, si può letteralmente ridurre i segni più evidenti dell’invecchiamento come le rughe.

Aiuta le ferite a cicatrizzare più in fretta

La parte carnosa del frutto può essere applicata su una piccola ferita per almeno 3 giorni. Ciò non solo accelererà il processo di guarigione ma anche impedisce le infezioni batteriche. Una decozione di foglie dell’annona muricata è utile per il trattamento dell’infiammazione e dei piedi gonfi.

Elimina i pidocchi

I pidocchi sono uno di quei parassiti che si moltiplicano rapidamente, e che possono danneggiare i capelli. Un decotto fatto preparato con le foglie di graviola può essere applicato al tuo cuoio capelluto per liberarsi dei pidocchi.

Bolle della pelle? Nessun problema

Le bolle sono un disturbo della pelle che si caratterizza per il dolore immenso e persino ha il rischio di catturare l’infezione. Queste possono verificarsi sul corpo o sul viso, quindi interferiscono con la salute e la bellezza della pelle. Le foglie di graviola o anche il succo possono essere un rimedio naturale per eliminarle.

Aiuta contro l’eczema

È possibile macinare alcune foglie di graviola e applicarle regolarmente sulle zone colpite due volte al giorno. Questo aiuterà a alleviare il dolore causato dall’eczema oltre a diminuirne gli effetti visibili.Un composto di foglie di graviola e acqua di rose può essere applicata sulla pelle per prevenire la comparsa di punti neri e di altri problemi cutanei.

La Graviola è utilizzata dalla medicina popolare da secoli per:

  • ipertensione
  • influenza
  • sfoghi
  • nevralgia
  • artrite
  • reumatismi
  • diarrea
  • nausea
  • dispepsia
  • ulcera
  • tricofizie
  • scorbuto
  • malaria
  • dissenteria
  • palpitazioni
  • nervosismo
  • insonnia
  • febbre
  • bolle
  • spasmi muscolari

AVVISO IMPORTANTE

Graviola è diventata famosa per alcuni ingredienti attivi contenuti principalmente nelle foglie e negli steli della pianta, le Annonacee acetogenine. ATTENZIONE ALL’ETICHETTA: Gli studi sulle acetogenine sono stati condotti usando estratti delle foglie e degli steli. Sebbene questi composti siano contenuti anche nei semi del frutto di graviola, tuttavia se ne sconsiglia l’utilizzo poiché alcune ricerche hanno documentato possibili effetti neurotossici dei semi del frutto in caso di assunzione prolungata. Allo stato attuale, si consiglia l’assunzione di integratori contenenti prevelentemente foglie e steli di graviola.

La Graviola è una sostanza completamente naturale senza effetti collaterali a parte una possibile lieve scombussolamento gastrointestinale se preso a stomaco pieno ad alti dosaggi (superiore a 5 gr)

——————————————————————

  1. Unpublished data, National Cancer Institute. Anon: Nat Cancer 1st Central Files–(1976) from Napralert Files, University of Illinois, 1995
  1. Bioorg Med Chem 8(1):285-90, 2000
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  3. Phytochemistry 49(2):565-71, 1998
  4. J. Nat Prod 58(6):902-908, 1995

Vedi anche la pagina SUPPORTO ONCOLOGICO

 

Antiage

Ecco come fare fronte all’invecchiamento cellulare con l’impiego degli integratori alimentari.

L’invecchiamento cellulare è un processo fisiologico che interessa tutte le cellule dell’organismo.

Ogni tipo di cellula (del cuore, del fegato del cervello, del sangue, della pelle ecc.) è interessata da questo fenomeno, con tempistiche differenti determinate sia dal tipo stesso di cellula, “programmata” dal proprio codice genetico a restare giovane per un tempo maggiore o minore, sia dai danni provocati da agenti esterni di vario tipo.

Principale responsabile dell’invecchiamento cellulare sono i radicali liberi, forme di ossigeno caricate negativamente che interferiscono con le normali reazioni chimiche delle cellule determinando anomalie di funzionamento e quindi accelerando l’invecchiamento e la morte cellulare.

I radicali liberi, che possono originarsi in quantità moderate anche a partire dalle attività cellulari, aumentano a causa di stili di vita impropri.
Tra questi: l’eccessiva esposizione ai raggi UV del sole o delle lampade abbronzanti, soprattutto senza crema solare con adeguato filtro protettivo, il fumo di sigaretta (anche passivo), l’eccesso di alcool, reazioni collaterali dei farmaci, infezioni. Per contrastare l’ossidazione e il conseguente invecchiamento cellulare è bene seguire uno stile di vita salubre e un’alimentazione bilanciata e ricca di micronutrienti.

Alimentazione contro l’invecchiamento

Un’alimentazione ricca di pesce azzurro, olio extravergine di oliva, pomodoro e carboidrati può essere d’aiuto nel contrastare questo fenomeno, ma non sempre sufficiente.

È qui che a supporto di una dieta variegata, entrano in gioco sempre più gli integratori alimentari.

L’integrazione alimentare è ormai sempre più una realtà necessaria e confermata da svariate ricerche scientifiche.

Antiossidanti e minerali sono estremamente importanti a questo scopo, tra gli altri: Omega 3, Vitamina E, Vitamina C, Licopene, Selenio, Rame e Zinco.

Visita La pagina ANTIAGE oppure qui.

 

Sugli integratori le opinioni sono molto contrastanti. Per alcuni sono sostanze miracolose che curano ogni male, per altri sono veleni da evitare a tutti i costi. Ovviamente entrambe le posizioni sono tanto assurde quanto poco scientifiche.

Gli integratori sono utili strumenti per migliorare la salute e la funzionalità dell’organismo e come tali non sono né una panacea né una fonte di danno.

Con il termine integratori alimentari possiamo raggruppare un numero molto ampio di sostanze naturali di cui il nostro organismo ha bisogno per funzionare nel modo corretto.

Tipicamente chi non ama il concetto di integrazione alimentare sostiene che i cibi ci forniscono già tutto ciò che ci serve. Nella realtà le cose non stanno proprio così.

Prima di tutto viviamo molto più a lungo e ci ammaliamo molto spesso di malattie croniche quindi le nostre esigenze non sono rimaste costanti nel corso dell’evoluzione. Poi i cibi vengono prodotti, processati, cotti e conservati e questo cambia in modo significativo le concentrazioni di nutrienti che essi sono in grado di fornirci.

Infine non è affatto detto che poiché sono scomparse le patologie da grave carenza (come per esempio scorbuto, pellagra e rachitismo), questo voglia dire che non esistono carenze meno forti ma comunque deleterie.

I ricercatori parlano di micro carenze croniche e suggeriscono che queste possano accelerare l’invecchiamento e peggiorare la salute.

Detto questo è bene chiarire che la soluzione non è certamente quella di riempirsi di prodotti di discutibile qualità e di prenderli a casaccio.

In un mondo perfetto dovrebbe essere un medico preparato in materia a suggerire gli integratori più adatti in base alla condizione del paziente. Purtroppo questa opportunità rimane ancora piuttosto rara, anche se sicuramente sarà destinata a diffondersi nei prossimi anni.

In alternativa si può ricorrere al parere di un farmacista esperto in integrazione alimentare che sarà in grado di dare dei suggerimenti mirati.

In molti casi però la persona interessata dovrà arrangiarsi e allora sarà bene seguire per lo meno alcune indicazioni.

La prima è che ci sono solo alcune sostanze che apportano benefici e che sono da considerarsi a bassissimo rischi. Sono solo queste che vanno prese in considerazione quando non si è seguiti da un medico.

Partiamo allora da queste sostanze e cerchiamo di capire come possiamo orientarci sul prodotto da scegliere:

Multivitaminico: la scelta migliore è quella di assumere un prodotto ad ampio spettro di vitamine, con aggiunta di minerali e fitonutrienti o estratti vegetali. In linea generale i dosaggi non dovrebbero superare il 100% di quelli consigliati (LARN).

Omega 3: è fondamentale assumere oli certificati per purezza e assenza di inquinanti, ma è anche necessario prestare attenzione alla loro conservazione. In primo luogo sarebbero da preferire prodotti in blister con capsule separate oppure in confezioni di vetro scure e con capsule rigide e non trasparenti. In casa vanno conservati sempre in frigo.

PER APPROFONDIRE: Tutta la verità sugli Omega 3

Vitamina D: la forma migliore è quella oleosa in gocce ma è bene ricordarsi che va assunta su un piccolo pezzo di pane o una galletta di riso. Meglio l’assunzione giornaliera di un dosaggio adeguato piuttosto che la dose settimanale o mensile.

PER APPROFONDIRE: Vitamina D: effetti e rischi da carenza

Acido alfa lipoico: si tratta di una sostanza antiossidante e antiglicante molto stabile e sicura. La forma R è più efficace di quella Alfa, anche se meno facile da trovare.

Coenzima Q10: antiossidante e cofattore nel metabolismo energetico mitocondriale, la forma più efficace è l’ubichinolo piuttosto che il più popolare ubichinone.

Proteine isolate del siero del latte: essenziali come integratore post-allenamento, vanno scelti prodotti privi di lattosio (se si è intolleranti) e possibilmente al naturale, senza dolcificanti. Sono accettabili le versioni con stevia, sucralosio o xilitolo.

PER APPROFONDIRE: Le proteine in polvere fanno male?

Il parere di un medico esperto sarebbe sempre desiderabile.

Infine credo sia necessario prestare attenzione ai prezzi. Alcuni integratori distribuiti a prezzi davvero molto bassi rispetto ad altri hanno concentrazioni estremamente ridotte o materia prima di scarsa qualità.

Rimani forte, vivi a pieno!

Filippo Ongaro: medico degli astronauti dal 2000 al 2007, coach e autore bestseller

Dopo aver lavorato come medico degli astronauti presso l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e aver collaborato con NASA e Agenzia Spaziale Russa, sono stato il primo italiano a ottenere la certificazione in medicina anti-aging in USA e ho fondato e diretto il primo istituto di medicina anti-aging in Italia. Ho lavorato con militari d’élite, atleti, manager e migliaia di pazienti e ho scritto 9 libri, la maggior parte dei quali bestseller. Ora ho deciso di non svolgere più attività clinica e di dedicarmi esclusivamente al coaching.

La tua vita è la mia missione!

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