glutatione

Il glutatione è una sostanza naturalmente prodotta dal fegato presente anche in alcuni cibi (frutta, verdura e carni). Dal punto di vista chimico si tratta di un tripeptide formato dagli aminoacidi cisteina, glicina e glutammato.

Il glutatione è noto principalmente per la sua funzione come antiossidante naturale prodotto dall’organismo stesso. Nelle cellule e negli organi partecipa a diversi processi, dalla produzione e riparazione dei tessuti alla sintesi di proteine e altre molecole, passando per il coinvolgimento nelle difese immunitarie.

Un integratore a base di glutatione può essere utile in caso di:

  • insufficienza epato-biliare lieve o moderata
  • epatopatie su base iatrogena, tossica e virale
  • intossicazione epatica da farmaci
  • abuso di alcol
  • invecchiamento cutaneo
  • prolungata esposizione alla luce solare
  • protezione nei confronti del fumo di sigaretta

L’N-acetilcisteina (NAC) è una molecola che deriva dall’amminoacido naturale cisteina.

Può essere introdotta nel corpo mediante somministrazione orale, endovenosa o per via topica. Una volta introdotta viene deacetilata in cisteina e successivamente trasformata di una serie di metaboliti che si accumulano nel corpo. La via endovenosa è la migliore modalità di somministrazione in quanto determina un’emivita maggiore dell’N-acetilcisteina. La somministrazione per via topica è la peggiore.

La NAC è uno dei più potenti antiossidanti conosciuti. La proprietà antiossidante deriva dalla (1):

  • presenza nella sua struttura chimica di un gruppo tiolico in grado di eliminare direttamente i radicali liberi
  • sua capacità di rigenerare il glutatione, un altro potentissimo antiossidante prodotto dal nostro organismo
  • possibilità, all’interno delle cellule, di essere deacetilata in cisteina. La cisteina, a sua volta, viene metabolizzata in una serie di composti (3-mercapto-piruvato e zolfo ridotto) dalle proprietà antiossidanti.

Oltre alle proprietà antiossidanti, la NAC agisce come antinfiammatorio bloccando l’attivazione di NF-kB, un fattore di trascrizione che induce l’espressione di geni che codificano per citochine proinfiammatorie.

La NAC, inoltre, facilitando la produzione di ossido nitrico, gioca un ruolo importante nella vasodilatazione.

Diversi studi in letteratura hanno mostrato l’efficacia dell’integrazione con NAC in diverse condizioni:

  • è un potente antimucolitico
  • protegge le cellule della retina da un eccessivo danno ossidativo in caso di degenerazione maculare (2)
  • migliora diverse patologie della cute (3)
  • è in grado di contrastare le malattie neurodegenerative e di salute mentale (4)
  • cancro

Il glutatione è un composto organico presente nel nostro corpo ed è costituito da 3 amminoacidi (glutammato, glicina e cisteina). La cisteina è l’amminoacido più importante del glutatione in quanto è quello che possiede il gruppo tiolico -SH, responsabile dell’attività biologica del glutatione.

Il glutatione viene normalmente prodotto dal nostro corpo a partire dai 3 amminoacidi che lo compongono. L’N-acetilcisteina gioca un ruolo importante nella sintesi del glutatione in quanto funziona come donatore di cisteina.

Il glutatione può anche essere introdotto come tale con l’alimentazione. Le fonti più abbondanti sono:

  • arance
  • avocado
  • carote
  • cocomero
  • fragole
  • patate
  • pesche
  • spinaci

Purtroppo durante il processo di riscaldamento e/o cottura degli molti alimenti, il glutatione viene completamente distrutto dalle temperature.

Il glutatione è responsabile di numerose azioni biologiche (5):

  • è il più potente antiossidante delle nostre cellule: funzionando come donatore di elettroni previene l’eccessiva ossidazione da parte dei radicali liberi.
  • è coinvolto nella detossificazione degli xenobiotici ossia sostanze estranee all’organismo come farmaci, tossine, additivi alimentari…
  • previene l’invecchiamento
  • ha una grande capacità disintossicante: grazie alla sua facoltà di chelare (legare) i metalli pesanti quali piombo, cadmio, mercurio ed alluminio li trasporta via eliminandoli dal corpo.
  • è in grado di modulare la risposta immunitaria
  • contrasta l’avvelenamento da paracetamolo
  • intervenire beneficamente negli stress ossidativi del globulo rosso
  • aiuta nostro fegato a disintossicarsi ed a prevenire possibili danni causati dall’eccessivo consumo di alcool
  • migliora i sintomi delle patologie neurodegenerative
  • induce benefici nei pazienti affetti da HIV
  • nei globuli rossi mantiene il ferro legato dell’emoglobina allo stato ridotto evitando la formazione di emoglobina ossidata (metaemoglobina) non più in grado di legare e trasportare ossigeno ai tessuti
NAC, glutatione e oncologia

Modelli sperimentali hanno mostrato che l’N-acetilcisteina è in grado di ridurre la proliferazione cellulare, indurre apoptosi (morte cellulare programmata) nelle cellule tumorali e inibire i processi di differenziamento (6, 7).

I meccanismi d’azione individuati sono: diminuzione delle cicline, attivazione delle caspasi, aumentata espressione del citocromo c, ridotta espressione di bcl-2 e bloccando la segnalazione del gene Notch.

Il ruolo del glutatione nel cancro è controverso. Se da un lato può risultare utile integrare questo potentissimo antiossidante, dall’altro lato potrebbe essere svantaggioso. L’aumento dello stress ossidativo tipico delle cellule tumorali è accompagnato da un aumento dei livelli di glutatione che cerca di compensare questo eccessivo stress ossidativo; il glutatione però conferisce alle cellule tumorali il vantaggio di crescere e resistere a numerosi agenti chemioterapici che hanno come meccanismo d’azione proprio lo stress ossidativo.

Se a scopi preventivi potrebbe essere utile l’integrazione con NAC o glutatione, se ne sconsiglia l’uso durante il trattamento chemioterapico (in particolare con derivati del platino e taxani) in quanto livelli intracellulari elevati di glutatione potrebbero rendere le cellule tumorali resistenti alla chemioterapia (8).

Proprio per questa ragione diverse terapie anticancro prevedono l’abbassamento dei livelli cellulari di glutatione. L’esaurimento del glutatione come singolo target terapeutico non è efficace mentre l’approccio combinato (chemioterapia più inibizione del glutatione) è in grado di migliorare la sensibilità delle cellule tumorali agli agenti chemioterapici.

La deplezione di glutatione potrebbe anche essere utile per innescare nelle cellule tumorali un processo chiamato ferropoptosi ossia una morte cellulare innescata dal fallimento delle difese antiossidanti dipendenti dal glutatione e quindi dall’accumulo di perossidi lipidici (radicali liberi) (9)

Non ci sono studi sull’efficacia dell’integrazione di glutatione nei pazienti oncologici anche non in trattamento.

Biodisponibilità

La bassa biodisponibilità e stabilità del glutatione ne limitano l’applicazione terapeutica. Dopo somministrazione orale, infatti, il glutatione va incontro ad una serie di cambiamenti nel tratto gastrointestinale che ne impediscono l’assimilazione. Questo problema potrebbe essere superato mediante la somministrazione di glutatione in forma proliposomiale oppure sottoforma di granuli sublinguali (in modo tale da bypassare lo stomaco, l’intestino e il fegato). Un’altra possibile modalità per aumentare i livelli di glutatione è non somministrando glutatione ma N-acetilcisteina, il precursore del glutatione. La NAC, a differenza del glutatione, viene assorbita bene a livello intestinale. Nonostante questo, ci sono comunque delle condizioni che limitano la sintesi del glutatione anche in caso di somministrazione di NAC e sono l’età avanzata e la disfunzione epatica (10, 11).

Controindicazioni ed effetti collaterali

L’N-acetilcisteina e il glutatione sono sicuri e con pochi effetti collaterali, sia quando vengono somministrati per via orale, endovenosa e cutanea. Gli effetti collaterali che possono comparire sono nausea, dolore allo stomaco, eruzioni cutanee e prurito.

Bibliografia:

  1. Cell Chem Biol. 2018 Apr 19. N-Acetyl Cysteine Functions as a Fast-Acting Antioxidant by Triggering Intracellular H(2)S and Sulfane Sulfur ProductionEzeriņa D, Takano Y, Hanaoka K, Urano Y, Dick TP.
  2. Oxid Med Cell Longev. 2019 Aug 14. N-Acetyl-L-cysteine Protects Human Retinal Pigment Epithelial Cells from Oxidative Damage: Implications for Age-Related Macular Degeneration. Terluk MR, Ebeling MC, Fisher CR, Kapphahn RJ, Yuan C, Kartha RV, Montezuma SR, Ferrington DA.
  3. Indian J Dermatol Venereol Leprol. 2018 Nov-Dec. N-acetylcysteine in dermatology. Adil M, Amin SS, Mohtashim M.
  4. Molecules. 2018 Dec 13. Overview on the Effects of N-Acetylcysteine in Neurodegenerative Diseases.
    Tardiolo G, Bramanti P, Mazzon E.
  5. Biomed Pharmacother. 2003 May-Jun. The importance of glutathione in human disease. Townsend DM, Tew KD, Tapiero H.
  6. Oncotarget. 2016 May 24. N-acetylcysteine negatively regulates Notch3 and its malignant signaling. Zhang X, Wang YN, Zhu JJ, Liu XX, You H, Gong MY, Zou M, Cheng WH, Zhu JH.
  7. Semin Oncol. 2017 Jun. Pilot study demonstrating metabolic and anti-proliferative effects of in vivo anti-oxidant supplementation with N-Acetylcysteine in Breast Cancer. Monti D, Sotgia F, Whitaker-Menezes D, Tuluc M, Birbe R, Berger A, Lazar M, Cotzia P, Draganova-Tacheva R, Lin Z, Domingo-Vidal M, Newberg A, Lisanti MP, Martinez-Outschoorn U.
  8. J Cell Biol. 2018 Jul 2. Glutathione metabolism in cancer progression and treatment resistance. Bansal A, Simon MC.
  9. Cell Prolif. 2020 Mar. Ferroptosis: Final destination for cancer? Ye Z, Liu W, Zhuo Q, Hu Q, Liu M, Sun Q, Zhang Z, Fan G, Xu W, Ji S, Yu X, Qin Y, Xu X.
  10. Drug Deliv. 2019 Dec. Design of novel proliposome formulation for antioxidant peptide, glutathione with enhanced oral bioavailability and stability. Byeon JC, Lee SE, Kim TH, Ahn JB, Kim DH, Choi JS, Park JS.
  11. Redox Biol. 2015 Dec. Effects of N-acetylcysteine, oral glutathione (GSH) and a novel sublingual form of GSH on oxidative stress markers: A comparative crossover study. Schmitt B, Vicenzi M, Garrel C, Denis FM.

Fonte: www.artoi.it/nac-e-glutatione/

 

Permeabilità intestinale

La Leaky Gut Syndrome, o permeabilità intestinale, è una condizione clinica caratterizzata dall’aumento anomalo di permeabilità dell’epitelio intestinale che provoca l’ingresso non regolato di sostanze patogene nel flusso sanguigno. L’epitelio intestinale è un tessuto monostratificato composto da cellule strettamente legate tra loro tramite giunzioni che le saldano, impedendo l’ingresso, a livello interstiziale, ad agenti indesiderati come tossine, micotossine o altri elementi patogeni.

Al contrario, i nutrienti vengono assorbiti e rilasciati nel flusso sanguigno per essere così veicolati in tutto l’organismo. Il ruolo principale di questo epitelio è di regolare il passaggio delle sostanze dal lume all’interstizio: una variazione dell’integrità dello stesso e delle giunzioni provoca un’anomalia nella normale permeabilità intestinale.

Sintomi e cause

Quando la struttura delle giunzioni strette e dell’epitelio intestinale si altera, sostanze come glutine, agenti infettivi, particelle di alimenti non digeriti, come proteine animali, lieviti e sostanze chimiche in essi contenute, possono fuoriuscire dal lume intestinale ed entrare nel sistema circolatorio, innescando una reazione immunitaria, con conseguente comparsa di uno stato infiammatorio sistemico che può causare sintomi quali:

  • Sintomi gastrointestinali: malassorbimento, gonfiore addominale, flatulenza, stipsi, alvo alterno, diarrea, disbiosi, candidosi, confusione mentale e perdita di peso.
  • Depressione: ansia, fatica.
  • Intolleranze – Allergie alimentari: dermatiti, eczema, sensibilità al glutine, MCS.
  • Infiammazione sistemica: dolori articolari, muscolari, perdita di tessuto osseo, malattie cardiovascolari e neurodegenerative.
  • Alterazione della tiroide: Hashimoto (ipotiroidismo), Graves (ipertiroidismo).

Autoimmunità

La Leaky Gut Syndrome può essere causata da infezioni, alterazioni del microbiota umano, candidosi, acidosi, disbiosi, regime alimentare errato, abuso di farmaci, chemio e radioterapia, iperammoniemia, stress, ipercortisolemia, squilibri ormonali, fattori neurologici e metabolici. malfunzionamento di questo organo che non è più in grado di svolgere le sue normali funzioni.

Si verificano fenomeni di malassorbimento di minerali e sostanze nutritive importanti tra cui zinco, ferro e vitamina B12. Inoltre, questi fattori possono portare alla captazione degli antigeni dal lume intestinale, meccanismo chiave nella patogenesi dei disturbi gastrointestinali. L’assorbimento sproporzionato di questi antigeni, insieme ad una risposta immunitaria alterata, può portare a reazioni immunologiche sia intestinali che in altri organi, provocando la patogenesi di diverse autoimmunità, tra le quali le più note sono celiachia, diabete di tipo 1 e tiroidite.

A tutto questo, va sommata l’influenza del sistema PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologico): il malassorbimento intestinale è causa di infiammazione sistemica e permeabilità intestinale patologica che influenzano direttamente il Sistema Nervoso Centrale (SNC)  e il sistema immunitario. Sistema Nervoso Centrale e sistema immunitario sono in collegamento tramite i neuropeptidi che stimolano o sopprimono la risposta immunitaria.

L’equilibrio del sistema PNEI può risultare alterato in patologie infiammatorie intestinali, in cui si ha una compromissione del microbiota e delle sue attività, fra le quali sintesi di neurotrasmettitori ed enzimi, alterazioni dei segnali neuroendocrini, alterazioni del sistema immunitario, e di conseguenza sul sistema nervoso; al tempo stesso la permeabilità intestinale può aumentare in condizioni patologiche, ad esempio in risposta a stimoli del sistema nervoso enterico, oppure in presenza di cellule del sistema immunitario, citochine o agenti patogeni.

Proteine vegetali, fitoterapici e minerali come miglior supporto

Queste condizioni associate alla Leaky Gut Syndrome (autoimmunità, immunosoppressione a TH1, stanchezza cronica, cancro, infiammazione intestinale cronica e sistemica e sensibilità chimica multipla), possono aggravarsi notevolmente se la patologia non viene prontamente diagnosticata e trattata. Un supporto efficace in questi casi si ottiene tramite l’integrazione con L-Glutammina, N-Acetil L-Glutammina, Topinambur, Liquirizia, Zinco, estratti di Malva, Kudzu e Zenzero.

  • La Glutammina stabilizza le giunzioni tight che saldano tra loro le cellule dell’epitelio intestinale, agendo come un antiossidante nei confronti di alcune sostanze dannose (etanolo) o in conseguenza ad uno stato di acidosi. La glutammina riduce la batteriemia intestinale e impedisce la proliferazione di batteri nocivi nell’intestino, mantenendo equilibrata la flora batterica. A livello cerebrale è convertita in acido glutammico, combustibile per le cellule cerebrali che viene convertito in GABA, sostanza che protegge il sistema nervoso dall’azione tossica dell’ammoniaca, e svolge, di conseguenza, una funzione protettiva sul SNC.
  • La N-Acetil-Glutammina presenta maggiore biodisponibilità, in quanto permane più a lungo nel tratto intestinale, migliorando l’azione antiossidante.
  • Il Topinambur svolge un’azione benefica sul microbiota umano grazie al suo contenuto di inulina, un polisaccaride costituito da monomeri del ß-D-fruttosio ad attività prebiotica. Inoltre, è famoso per le sue molteplici proprietà benefiche come protettore delle vie gastro-intestinali, diuretico e tonificante.
  • La Liquirizia stimola la mucogenesi a livello dell’epitelio gastrico, fungendo quindi da barriera all’eccessiva acidità, evitando la comparsa e/o promuovendo la rigenerazione di eventuali ulcerazioni.
  • Lo Zinco è un minerale che favorisce la rigenerazione del tessuto epiteliale, l’assorbimento di acqua ed elettroliti. Inoltre, limita l’adesione dei patogeni alle cellule dell’epitelio intestinale, inibendo la formazione di biofilm batterici.
  • La Malva sylvestris possiede proprietà emollienti lassative ed antiinfiammatorie. L’alto contenuto di mucillaggine protegge lo stomaco dall’eccesiva acidità, contiene composti che agiscono come antinfiammatori antibatterici e antimicotici.
  • La polvere di radice di Kudzu è impiegata per calmare le irritazioni dell’intestino e dell’apparato digerente, agisce come gastroprotettore e alcalinizzante naturale, lenendo la mucosa gastrica e tamponando la secrezione acida in eccesso. Favorisce l’equilibrio intestinale, regolando peristalsi e consistenza delle feci.
  • Lo Zenzero, Zingiber officinale, è un potente  antiinfiammatorio, antiacido e antibatterico. Attraverso il 6-gingerolo e al gran numero di composti bioattivi che possiede, agisce come antiacido, antibatterico e antimicotico.

Hericium erinaceus è un fungo noto da oltre 1000 anni nella tradizione medica orientale dove è usato per numerose problematiche di salute.

Hericium erinaceus contiene numerose molecole biologicamente attive con attività anti-infiammatoria, anti-batterica, anti-tumorale e citotossica, e molecole molto particolari a basso peso molecolare, erinacine nel micelio ed ericenoni nel corpo fruttifero, in grado di attraversare la barriera ematoencefalica e di stimolare la sintesi di Nerve Growth Factor (NGF) a livello cerebrale.

Numerosi studi hanno dimostrato la sua capacità di migliorare situazioni infiammatorie gastrointestinali, dalla gastrite alle malattie cronico-degenerative dell’intestino quali IBD, UC e CD.

Molte altre patologie diverse dalla IBD, come le parassitosi e le patologie neoplastiche, coinvolgono il tratto gastroenterico e possono aumentare i livelli di FC.

La Calprotectina è una proteina del gruppo delle S-100 che ha numerose funzioni cellulari. È uno dei principali costituenti del citoplasma dei granulociti neutrofili, ma si trova anche nei monociti e nelle cellule epiteliali.

In corso di infiammazione intestinale, i leucociti attraversano la parete intestinale e rilasciano la calprotectina nel lume intestinale così che possiamo riscontrarla e determinarne la concentrazione attraverso un’analisi delle feci.

La concentrazione di calprotectina fecale (FC = fecal calprotectin) correla con il numero di granulociti che attraversano la mucosa e arrivano al lume  intestinale.

Tale dosaggio può essere molto utile nel distinguere un colon irritabile da una patologia infiammatoria intestinale come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa.

La concentrazione di FC correla con la gravità della condizione clinica e dell’infiammazione, con il livello di attività di patologie come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa, e può essere usato per monitorare l’andamento di malattia e per ottimizzare l’intervento terapeutico nei pazienti con patologie croniche e cronico-degenerative intestinali.

Il dosaggio della FC è una strategia diagnostica che può evitare inutile colonscopie, che possono avere rischi associati.

La FC è un marker stabile di infiammazione, (non viene degradata facilmente), è facilmente determinabile con l’analisi delle feci e per questo può essere utilizzata come strumento di screening per identificare pazienti con IBD, distinguendoli da quelli con IBS che non necessitano di colonscopia.

In questo studio osservazionale 56 pazienti, 23 UC, 12 CD, 11 IBD e 10 con situazioni infiammatorie intestinali diverse (carcinoma colo-rettale, mesotelioma peritoneale, e parassiti intestinali), tutti con elevati livelli di FC iniziale (T0) sono stati supplementati per 3 mesi con 2 grammi al giorno (1 grammo prima di pranzo e 1 grammo prima di cena) con una particolare formulazione di  Hericium erinaceuscostituita da 80% di micelio e corpo fruttifero e 20% di estratto idroalcolico (A.V.D. Reform S.r.l., Noceto, Italy). Dopo 3 mesi è stata effettuata la rivalutazione della FC (T3) che era significativamente ridotta in tutti i gruppi. Il gruppo con UC ha evidenziato una riduzione del 74,5%; quello CD del 74,8%; il gruppo con IBD del 75,8% e il gruppo con problematiche miste una riduzione del 70,1%. Tutti i soggetti hanno riportato notevole miglioramento o remissione dei sintomi e miglioramento della qualità della vita.

L’integrazione con questa particolare formulazione di Hericium erinaceus ha portato a un significativo controllo dell’infiammazione, confermato da una importante riduzione dei livelli di FC. Questi  dati forniscono un razionale per utilizzare H. erinaceus come potenziale supporto preventivo e come trattamento complementare di patologie infiammatorie gastro-intestinali.

… per l’articolo completo si rimanda al numero di Ottobre 2018 della rivista Natural 1

La micoterapia è una branca della fitoterapia, di origine cinese, che consiste nel curare diverse patologie tramite l’utilizzo dei funghi.

La micoterapia ha una storia millenaria: la prima testimonianza etnomicologica, la più antica, sinora individuata, risale a un periodo fra i 9.000 e i 7.500 anni fa: un’incisione in una grotta nel sud-est dell’Algeria, che riproduce delle figure in movimento, le quali tengono nella propria mano destra un fungo.

 

Per maggiori informazioni visita la pagina MICOTERAPIA o QUI

 

Le “lacrime di Chio” ovvero il Masthia di Chiouna resina dalle mille virtù 

Chios è una piccola isola greca situata a poca distanza dalla costa turca,famosa per aver dato i natali a Omero..ma soprattuto per questa resina leggendaria e fascinosa. Si trova solo nel sud dell’isola perchè solo qui il lentisco secerne questo tipo di resina sotto forma di lacrime trasparenti.


La Mastiha: una particolarissima resina prodotto della secrezione del tronco e dei rami del Pistacia lentiscus. L’unicità della mastica risiede nel fatto che solamente a Chios il lentischio ha questo tipo di secrezione. Gli antichi greci la utilizzavano regolarmente.

Citata da Ippocrate, esaltata da Galeno e da Dioscoride, considerato l’iniziatore della farmacologia, alla mastica si attribuivano innumerevoli proprietà benefiche e terapeutiche.

Ippocrate fu uno dei primi a scoprirne le straordinarie proprietà coadiuvanti il buon funzionamento dell’apparato gastrointestinale.

Sia nell’Impero Bizantino, sia in quello ottomano, il commercio di Masthia era monopolio delle corti reali durante l’impero ottomano, la Masthia valeva come l’oro oro e il suo furto veniva punito con pene molto dure sino alla morte.

La mastica di Chios ha ottenuto la Denomiazione di Origine Controllata e viene commercializzata dalla cooperativa dei produttori.

Il mastice e’ un arbusto della famiglia pistacchio, attinente alla resina di lentisco. Viene utilizzato per la pasticceria, confetteria, cosmetici, per l’incenso nel campo delle belle arti e per fare liquori. Ma è meglio conosciuto come una gomma naturale ottenuto da ripetute incisione dei gambi.

Il mastice di Chios è anche riconosciuto da poco come farmaco da parte dell’Unione Europea. A partire dal 2015, è ufficialmente considerato un farmaco naturale, da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA). Sulla base di ricerche di laboratorio e studi clinici, gli scienziati rivelano che il Mastiha Chios naturale è dotato di particolari proprietà benefiche e terapeutiche con effetti anti-microbiche e anti-infiammatori.

Il comitato per i medicinali a base di piante (HPMC) della EMA hanno votato all’unanimità per l’incorporazione del Mastiha di Chios nella categoria dei farmaci vegetali tradizionali, con due indicazioni terapeutiche per problemi digestivi e contro l’infiammazione della pelle.

Per la medicina tradizionale mediterranea il mastice, di natura calda e secca, di virtù astringente, era utile alla tosse e allo stomaco; si masticava per rassodare le gengive.

Per la medicina araba mastaka eccitava l’appetito e calmava il dolore delle gengive, calmava la dispnea, risolveva gli umori dello stomaco. Avicenna scriveva che a causa della sua leggera virtù disseccante dissolveva la flemma e a causa della sua virtù astringente era utile nelle infiammazioni degli organi digestivi.

La medicina ayurvedica utilizza le galle di un albero apparentato, Pistacia integerrima, nei sintomi respiratori e nella diarrea.

Alcuni studi scientifici 
hanno evidenziato l’attività protettiva e antisecretiva del mastice sulle pareti dello stomaco. Altri studi ne hanno rilevato l’effetto antibatterico sull’ Helycobacter. 

Il  mastice di Chios ( Pistacia lentiscus var. Chia) è un agente antimicrobico naturale che ha trovato ampio uso in prodotti farmaceutici e come integratore alimentare.

  1. Ha proprietà antibatteriche e anti infiammatorie
  2. Cura le infiammazioni del cavo orale, è un antisettico e profumatore dell’alito, previene la formazione della placca dentale
  3. Agisce come un immunostimolante
  4. Il rimedio naturale più efficace contro il bruciore di stomaco, ulcera gastrica, reflusso gastroefageo
  5. Combatte il batterio “Helicobacter pylori” che causa acidità di stomaco e ben più gravi problemi allo stomaco
  6. Protegge le cellule dello stomaco da ulcere e gastriti
  7. Ha ottime proprietà fungicide
  8. Migliora l’efficacia di un trattamento classico antibiotico
  9. Ha proprietà antidiarroiche
  10. Ricco di antiossidanti, può essere utilizzato sulla pelle contro l’acne e per la sua purificazione
  11. Ha proprietà antisettiche e cicatrizzanti

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Terapia Complementare Enzimatica

La Terapia Complementare Enzimatica non utilizza enzimi ma lavora sugli enzimi, grazie all’impiego di substrati perfettamente riconoscibili da specifici enzimi in quanto ottenuti “biodinamicamente”, cioè attraverso biotecnologie a conversione enzimatica sequenziale che riproducono fedelmente i cicli biologici umani: questo concetto è di fondamentale importanza in quanto viene a delinearsi una autentica “terza via”, fra farmaci ed integratori alimentari convenzionali.

Gli enzimi sono molecole di natura proteica, essenziali per la vita, che “catalizzano” (cioè rendono possibili) tutte le reazioni biochimiche che avvengono nella cellula, assumendo di fatto il ruolo di unità funzionale del metabolismo. Organizzati in sequenze, catalizzano le numerose reazioni attraverso le quali le sostanze nutrienti sono degradate, estraendone energia e piccoli precursori che sono a loro volta utilizzati per la sintesi di molecole indispensabili a tutte le funzioni vitali.

Un esempio interessante è la digestione della carne, composta essenzialmente da proteine, da parte del nostro apparato gastrointestinale: la carne ingerita è scissa nei vari componenti dagli enzimi secreti dallo stomaco e dall’intestino in solo un paio d’ore; si consideri, come confronto, che per ottenere chimicamente la stessa degradazione, occorrerebbe far bollire la carne per una notte in acido cloridrico concentrato. Un enzima facilita la reazione a cui è deputato attraverso l’interazione tra “substrati” (le molecole che partecipano alla reazione) e il proprio “sito attivo”, cioè la parte della proteina enzimatica in cui avvengono le reazioni, formando un complesso; a reazione avvenuta il prodotto finale viene rimosso dall’enzima, che torna pronto per dare inizio ad una nuova reazione.

Questi complessi meccanismi sono caratterizzati da altissima “specificità”, che coincide di fatto con una perfetta aderenza conformazionale fra substrato e sito attivo, una specificità talmente elevata da controllare ogni processo vitale, nelle cellule vegetali come in quelle animali, in modo preciso e selettivo. Ernst Günter in “Lebendige Nahrung” definisce gli enzimi “sostanze speciali, che contengono la scintilla della vita, controllando i processi biochimici di singoli organi negli esseri umani, animali e piante, in modo cosi preciso, da sembrare dotati d’intelligenza”. Questa “intelligenza” comporta “memoria”, in senso sterico, conformazionale: solo substrati in grado di essere riconosciuti da tale memoria possono dare luogo a reazioni fisiologiche.

Cosa fanno gli enzimi per la salute

Gli enzimi endogeni regolano tutti i processi vitali, in particolare di:

  • Aggregazione e rimozione delle sostanze tossiche e dei radicali liberi
  • Eliminazione del colesterolo
  • Fluidità del sangue
  • Sblocco delle connessioni nervose
  • Guarigione dalle lesioni e alleviamento del dolore
  • Equilibrio acido-basico
  • Sistema ormonale
  • Disfunzioni che causano malattie autoimmuni
  • Guarigione nelle malattie infettive
  • Rilevamento e distruzione di tumori

I preparati biodinamici

Gli Integratori Alimentari Biodinamici (IAB), frutto della Ricerca italiana sono a tutti gli effetti degli stimolatori biologici (non ormonali) in grado di essere immediatamente riconosciuti dalla “memoria” dei nostri enzimi, che vengono quindi direzionati verso la normalità fisiologica, in presenza di fattori patologici che tendono ad utilizzarli a vantaggio, ad esempio, della replicazione di virus, come nelle malattie virali, o per favorire metabolismi alterati come nel cancro.

 Il coordinamento del catabolismo e della biosintesi

Una certa idea di quanto genialmente sia concepita la cellula come macchina chimica possiamo farcela osservando la figura sotto riportata, che è una mappa di un gran numero di percorsi enzimatici. Le molte migliaia di reazioni chimiche che la cellula effettua simultaneamente sono tutte strettamente coordinate; in risposta alle variabili condizioni della cellula una serie di meccanismi di controllo regola l’attività degli enzimichiave.

Una forma comunissima di regolazione è costituita dall’inibizione a feedback, velocemente reversibile, che il prodotto finale di un certo percorso metabolico esercita sul primo enzima della catena; una forma di regolazione più durevole è basata sulla modificazione chimica di un enzima ad opera di un altro, sovente per mezzo della fosforilazione. Si ritiene che radiazioni ionizzanti, alcune sostanze cancerogene, come nitrosammina e polvere di asbesto, anossia, calore e un gran numero di sostanze chimiche, mostarde azotate comprese, possano causare effetti dannosi ed irreversibili alle unità funzionali enzimatiche, provocando lesioni o morte della cellula o, se vengono colpiti i geni, la trasformazione di una cellula normale in una neoplastica.

Differenze fra nutraceutici biodinamici e comuni integratori

Per “biodinamica”, come aggettivo, intendiamo la lavorazione sequenziale della materia prima (substrato) elaborato e convertito da enzimi specifici, in una catena di reattori posti in un impianto industriale, perfettamente corrispondente a quanto avviene nelle nostre cellule: tutti i preparati messi a punto da Citozeatec sono favoriti da un punto di vista termodinamico in quanto “muniti” di ATP ed immediatamente “riconoscibili” e prontamente utilizzabili dagli enzimi che avviano un processo di ossidoriduzione. Questa è la differenza fondamentale fra un integratore alimentare tradizionale e un integratore biodinamico.

Pensiamo alla glicolisi: ogni molecola di glucosio, richiede una energia di attivazione pari a 2 ATP per potersi dirigere verso il metabolismo energetico. Di ciò ritengo che i Nutrizionisti debbano tenere debito conto nelle loro indicazioni ai pazienti e questa è la nuova luce in cui la Ricerca biodinamica si inserisce di diritto nelle strategie biomediche riguardanti praticamente ogni stato patologico: la normalizzazione del terreno enzimatico.

Un esempio su tutti: un paziente neoplastico sta affrontando la lotta contro tessuti e cellule che non sono più capaci di metabolizzare il glucosio per via aerobica e ogni ricorso alla glicolisi (per ottenere decine di volte meno ATP per mole di glucosio, rispetto al metabolismo mitocondriale) comporta paradossalmente, come si è appena detto, un consumo iniziale di energia. Il fatto di poter somministrare al paziente preparati biodinamici immediatamente riconoscibili ed utilizzabili dalla parte sana dei tessuti interessati da tumori, sposta la bilancia verso la normalità, coi risultati che le recenti ricerche in organo-coltura umana su fegati affetti da epatocarcinoma inconfutabilmente evidenziano.

(Fonte: prof. Stefano Lenzi, su Pianeta Salute 2016)

https://www.erboristeriarcobaleno.it/integratori-biodinamici/

Veniamo al mondo con un patrimonio enzimatico di circa cinquemila enzimi diversi che tende ad esaurirsi con l’età. Veleni ambientali, radicali liberi, farmaci di sintesi, depotenziano i cicli energetici e la vitalità enzimatica, favorendo un depauperamento accelerato del nostro patrimonio enzimatico, che invece potrebbe essere sostenuto da una alimentazione biodinamica attenta all’energia degli alimenti.

Sappiamo però che la qualità degli alimenti viene pregiudicata da molti fattori negativi: mutazioni genetiche, tecniche di coltivazione, di allevamento, di conservazione e, non ultima, la maggior sterilità dei terreni per uso massivo di concimi chimici e diserbanti. Possiamo aiutare le cellule del nostro organismo che perdono lentamente la loro energia? I prodotti della Citozeatec, pronti e biodisponibili, possono intervenire correttamente quando il nostro corpo ne ha più bisogno.

Perché servono nutrienti specifici?

– La Raccomandazione UE del 28 aprile 2010 relativa all’iniziativa di una programmazione congiunta nel settore dell’alimentazione sana per una vita sana, indica, tra l’altro, come “l’eliminazione di fattori di rischio comuni connessi allo stile di vita – ed in particolare all’alimentazione – consentirebbe di evitare l’80% delle cardiopatie, degli ictus, dei casi di diabete di tipo 2, nonché il 40% dei tumori”.

ll CITOZYM è un prodotto che appartiene ad una nuova generazione di integratori alimentari, definiti Biodinamici, che sono in grado di apportare alimenti funzionali ottenuti da conversioni enzimatiche specifiche e quindi “nutrire” direttamente e rapidamente le cellule incontrate.

L’assoluta novità e dovuta all’ulilizzo di Enzimi nel ciclo produttivo, che rispecchiano gli enzimi dei metabolismi energetici delle cellule eucariote, agiscono sugli zuccheri che li compongono, sulle vitamine e sugli altri componenti predisponendo la loro conformazione biochimica affinché possano essere immediatamente utilizzati dagli enzimi endogeni come substrati nutrizionali specifici, all’interno delle cellule ed in particolare nei mitocondri, che sono le più importanti “fabbriche” energetico-metaboliche esistenti, in grado di sostenere la vita così come la conosciamo e all’interno dei quali i processi metabolici si sono sempre più perfezionati in milioni di anni.

Processi che dovrebbero essere capiti ed assecondati evitando, per quanto possibile, di contrastarli. E’ possibile quindi un miglioramento delle funzioni cellulari stesse con conseguente recupero dell’equilibrio termodinamico e ottimizzazione del metabolismo degli zuccheri e dei metabolismi correlati (v. Ciclo di Krebs, ecc.).

Per raggiungere questo scopo ogni integratore Biodinamico presenta caratteristiche proprie e, allo stesso tempo, complementari agli altri lntegratori Biodinamici.

Tutti gli integratori Biodinamici escono dalla stessa linea produttiva a conversione enzimatica sequenziale e sono quindi perfettamente compatibili fra loro e agiscono in modo assolutamente sinergico. Possono essere utilizzati anche singolarmente, oppure necessariamente insieme.

ll CITOZYM è il prodotto principale alla base dell’integrazione nutraceutica Biodinamica. I substrati molecolari e i coenzimi contenuti nel prodotto sono utili per sostenere e innalzare le attività enzimatiche cellulari, con particolare riferimento al metabolismo glucidico e mitocondriale (Glicolisi aerobica, Ciclo di Krebs e metabolismi correlati: ciclo dell’urea, beta-ossidazioni degli acidi grassi, gluconeogenesi, ecc.). Di particolare importanza, nel CITOZYM è la tipologia e conformazione della struttura degli zuccheri, esosi e pentosi, in grado di favorire sia i metabolismi energetici che le esigenze derivanti dalla sintesi di nucleotidi e nucleosidi (attività DNA e RNA mediata).

Le ricerche di base in vitro e in vivo (*) hanno confermato I ‘aumento dell’attività metabolica mitocondriale con aumento della sintesi di ATP, il miglioramento del consumo del glucosio a livello aerobico, una riduzione della trasformazione di piruvato ad acido lattico, un rapido abbassamento dello “stress ossidativo” da ROS (radicali liberi) per innalzamento delle attività enzimatiche dei processi antiossidanti (SOD, CAT, GSH) con effetto rinforzante sull’attività dei monociti che giocano un ruolo chiave nel sistema immunitario.

(*) Dipartimento di Biologia – Laboratorio di oncologia sperimentale e istologia – Univ. di Tor Vergata – Roma.

CITOZYM  FAVORISCE LA REGOLAZIONE DEI METABOLISMI ENERGETICI, IL CONTROLLO DELLO STRESS OSSIDATIVO E L’ELIMINAZIONE DELLE TOSSINE.

Il programma della vita di ogni individuo è scritto nei geni, certamente, ma la straordinaria macchina biochimica che sostiene i processi vitali è costituita dagli enzimi: poco più di cinquemila, nell’uomo, talmente importanti che un singolo difetto enzimatico viene a definire una cosiddetta “malattia rara”.
Come ogni macchina anche quella enzimatica può logorarsi, provocando patologie: la novità consiste nell’approccio “endogeno”, una sorta di rimodulazione verso la normalità enzimatica, che non poteva venire che dall’utilizzo razionale di loro substrati: in ambito energetico, quindi, zuccheri.

Nel panorama vasto e variegato dei cosiddetti “Integratori alimentari” si è aperto così un nuovo scenario, quello dei Nutraceutici biodinamici, espressione di una “modulazione fisiologica biodinamica” che si propone come nuovo punto di riferimento, finalizzato a regolare fisiologicamente il moto elettronico che è la forza trainante (biodinamica, appunto) dei sistemi enzima/substrato che sostengono i processi ossidoriduttivi (Ciclo di Krebs/Catena respiratoria mitocondriale) dal cui funzionamento dipendono il metabolismo cellulare e, in ultima analisi, la vita stessa.

I Nutraceutici biodinamici, frutto di ricerca italiana, sono ottenuti dalla trasformazione biotecnologica di materie prime estratte da Zea mais coltivato con procedimenti biologici/biodinamici: miscele di monosaccaridi, disaccaridi, trisaccaridi e polisaccaridi, a volte arricchiti con cofattori e/o coenzimi, ottenuta sottoponendo amido di mais di coltivazione biologica ad un procedimento biotecnologico chiamato “conversione enzimatica in sequenza a ciclo continuo”.
Il capostipite di questi prodotti è Citozym, il cui impiego (secondo precisi protocolli), si fonda sulla capacità di riattivare del tutto naturalmente enzimi la cui funzionalità compromessa è alla base delle patologie che si vanno a trattare. Da questa filosofia nasce anche Citoethyl, integratore biodinamico in grado di agire rapidamente (nel soggetto sano) in termini di degradazione dei metaboliti tossici dell’etanolo.
Al sito: http://www.citozeatec.it/   ulteriori informazioni su prodotti che, se in alcuni ambiti sono di stretta pertinenza medica, già fin d’ora destano grande interesse per chi abbia una visione naturopatica della salute e del suo mantenimento.
Prof. Andrea Savini
Membro Comitato Scientifico Quantum Italy
Membro Federazione Italiana Naturopati Riza
Membro International Society of Sports Nutrition
Membro Staff Medico -Sanitario Brianza Sport e Salute
Membro Gruppo Latino Mediterraneo di Medicina dello Sport
Presidente Commissione Tecnico Scientifica Naturopatia – A.Na.M.

Saint George University – Visiting Professor in discipline Scientifiche

Iscritto n° 183 – Registri Regionali Lombardi Operatori Discipline Bio-Naturali – Master Seminariale “Hermes”-Università degli Studi di Milano Milano
(Fonte: www.naturopatasavini.it)
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Sappiamo che è importante una buona integrazione probiotico per l’equilibrio della flora intestinale, ma non sempre è facile trovare fermenti lattici in grado di svolgere un’azione realmente benefica. Quali sono dunque i criteri per una buona scelta?

Per quanto riguarda le colture di lattobacilli che vengono consumati in capsule ci sono una serie di requisiti che la coltura dovrebbe soddisfare per poter essere veramente efficace:

1. Innanzitutto dovrebbero avere una buona durata nel tempo (molti dei probiotici in commercio hanno vita molto breve).

2. Una volta assunto, il batterio deve essere in grado di resistere sia al passaggio attraverso i succhi gastrici (acidi), sia ai sali biliari (alcalini).

3. Se riesce a giungere indenne nell’intestino, dovrebbe aderire alle pareti intestinali e competere efficacemente con i batteri patogeni già presenti.

4. Infine deve essere capace di svolgere tutta una serie di attività nutrizionali (produzione degli enzimi necessari alla digestione dei latticini, produzione delle vitamine B ecc.) e antimicrobiche.
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Benefici della supplementazione di Pleurotus e Shiitake

Il fungo Lentinula edodes (Shiitake) e il fungo Pleurotus ostreatus (Orecchione), grazie alle loro proprietà probiotiche documentate (Bobek et al. 1991, Stamets 1993, Lasota and Karmaska 1994, Wasser and Weis 1999, Manzi and Pizzoferrato 2000, Wang et al. 2000, Smith at al. 2002, Rajewska and Baasiska 2004) e all’alto valore nutrizionale, sono consigliati in numerosi paesi come ideale supplemento alla normale dieta giornaliera (Lasota et al. 1992, Lasota and Florczak 1996, Kala and Svoboda 2000, Isiloglu et al. 2001, Florczak et al. 2004, Berna et al. 2006).

A questo fungo sono state attribuite molte proprietà benefiche, sia nella medicina orientale, sia occidentale. Queste proprietà permettono la riduzione del colesterolo, l’abbassamento della pressione sanguigna, il rafforzamento del sistema immunitario per la difesa dell’organismo, contro patologie virali e tumorali, di migliorare la funzionalità epatica (Bobek et al. 1991, Wang et al. 2000, Mau et al. 2002, Rajewska and Baasiska 2004). Molti benefici sulla salute provengono dai diversi composti che questo fungo produce e che includono: il lentinano, l’eritadenina e l’L-ergotioneina (Lasota and Karmaska 1994, Smith at al. 2002, Rajewska and Ba?asi?ska 2004, Berna et al. 2006).

Il Lentinano ha mostrato diversi effetti sul cancro intestinale, del fegato, dello stomaco, ovarico e sul tumore al polmone. Questo composto stimola la produzione dei linfociti T e delle cellule Natural Killer e può potenziare l’effetto dell’AZT (Azidotimidina, un antineoplastico e antivirale) nel trattamento antivirale dell’AIDS. Lo Shiitake è ricco di diversi antiossidanti (selenio, acido urico, vitamina A, E, C), così come di vitamina D (Lasota and Florczak 1996, Mau et al. 2002, Florczak et al. 2004). Oltre a permettere di abbassare la pressione sanguigna in soggetti ipertesi e ridurre i livelli di colesterolo nel siero, stimola la produzione di interferone che ha effetti antivirali e si è dimostrato efficace, in alcuni casi, contro l’epatite (Lasota et al. 1992, Mau et al. 2002, Smith et al. 2002).

 Una lectina isolata dai corpi fruttiferi di Pleurotus ostreatus ha dimostrato attività antitumorale, in topi da laboratorio, nel sarcoma e nel tumore epatico (Wang et al. 2000). Diversi studi su animali, il fungo ostrica ha potenziato il turnover di colesterolo nel plasma del 50%, con la riduzione del 25% dei livelli di colesterolo nel fegato rispetto ai controlli (Bobek et al. 1991).

Altri studi sugli animali hanno mostrato significative riduzioni dei livelli di colesterolo nel siero e nel fegato quando i funghi essiccati e polverizzati sono stati inclusi nelle diete degli animali, anche in regimi alimentari ad alto contenuto di grassi e in animali con livelli elevati di colesterolo ereditario (Bobek et al. 1991).

Si ritiene che per gli individui, ad esclusione dei prodotti di origine animale dalla loro dieta, i funghi secchi Pleurotus ostreatus e Lentinula edodes possano essere una buona fonte di ferro, zinco e rame (Dwyer 1999, Kala? and Svoboda 2000, Isiloglu et al. 2001). Entrambi i funghi secchi hanno un alto contenuto di fibre alimentari, Fe, Cu, Mg, K e un basso contenuto di grassi, Na e Ca. Relativamente basso è l’assorbimento dei micronutrienti ad un valore di pH pari a 1.8, mentre l’alto assorbimento di Cu e Fe è stato osservato ad un pH di 8,7.

Questo ci indica che l’acidosi sistemica è un vero e proprio problema per chi vuole assumere i nutrienti derivanti da questi funghi; ecco perché, molto spesso, alla somministrazione di funghi medicinali viene prescritto un regime alimentare tale da ridurre o eliminare l’acidosi nell’organismo.

Il Sangre de Drago viene impiegato da secoli nella foresta Amazzonica come cicatrizzante ed emostatico tanto per via esterna ed interna. Le sue proprietà colpirono subito i coloni spagnoli che lo considerarono una dimostrazione di quella “teoria delle signature”, allora tanto in voga in Europa, per la quale un prodotto naturale simile al sangue doveva avere necessariamente un’azione ematica.

Il “Sangre de Drago” contiene al suo interno tre componenti, farmacologicamente attive. Un frazione alcaloidea, tra cui predomina senza dubbio la taspina, ad attività citotossica (naturalmente in vitro) nei confronti delle cellule V-79 (Itokawa et al. 1991) e KB (Chen et al. 1994) e ad azione antinfiammatoria in alcuni modelli animali.

Per il momento è stata studiata nei test dell’edema da carragenina nella zampa di ratto, in quello del granuloma indotto da una pallina di cotone e in quello della poliartrite da adiuvante (Persinos Perdue et al. 1979) L’azione principale della taspina sembra comunque consistere nella sua capacità di richiamare i fibroblasti, le cellule più importanti nel processo di cicatrizzazione, quelle che producono il neotessuto. Il Sangre de Drago è, infatti, soprattutto un cicatrizzante.

* Sangre de Drago- RENACO (standardizzato in taspina all’1%)

A questo riguardo il Sangre de Drago contiene due altri tipi di sostanze: le proantocianidine, che gli conferiscono l’impressionante velocità di cicatrizzazione, che costituiscono circa il 90% del peso secco (Cai et al. 1991) e una frazione costituita da lignani diterpenici, ad azione parzialmente simile a quella della taspina (Cai et al. 1993, Pieters et al. 1993).

Sangre de Drago: il cicatrizzante esterno
Le sostanze senza dubbio più importanti sembrano essere le proantocianidine. La loro complessa conformazione stereochimica provoca, infatti, una precipitazione delle proteine seriche: questa sembra essere dovuta principalmente a un’azione fisica piuttosto che chimica. Ne consegue la formazione di una crosta resistente in meno di 24 ore (Pieters et al 1995). La successiva azione cicatrizzante (formazione di neotessuto) sembra invece essere imputabile soprattutto alla taspina, che alcuni considerano il vero e proprio principio attivo del Sangre de Drago (Vaisberg 1989). Alla luce dei dati più recenti sembrerebbe che l’azione degli alcaloidi consista soprattutto nel richiamo dei fibroblasti e possa influenzare la capacità di produrre nuovo tessuto cicatriziale (Porras-Reyes B. et al. 1993). I lignani, come la 3′,4-0-dimetilcedrusina, sarebbero poi, come dimostrato dal test di incorporamento delle timidina tritiata nelle cellule endoteliali, in grado di preservare il tessuto originario (Pieters L et al. 1992).

Tra le proprietà terapeutiche del Sangre de Drago quella che colpisce di più è comunque la sua velocità. E’ evidente che questa proprietà rende il Sangre de Drago un bene prezioso per gli indigeni della foresta Amazzonica: il particolare habitat delle foreste tropicali con la loro ricchezza di microrganismi rende infatti potenzialmente pericolosa qualsiasi ferita, anche la più trascurabile.

Qualcuno ha obiettato che tali proprietà sarebbero superflue nel nostro ambiente , ma la presenza di numerose patologie dovute ad una cicatrizzazione insufficiente o troppo lenta (ulcere da decubito, ulcere varicose, ecc), per le quali sostanzialmente non esistono terapie consolidate, costituisce viceversa un più che ragionevole motivo per approfondire le possibilità terapeutiche di questo prodotto naturale.

Sangre di Drago: l’uso interno.
Negli ultimi anni comunque sono apparsi interessanti lavori scientifici da parte di aziende, tra l’italiana Renaco, che hanno proposto prodotti a base di Sangre de Drago, come lattice naturale.

Tali studi,sono stati finalizzati sostanzialmente a dimostrare:
– un’efficacia scientificamente dimostrata delle indicazioni tradizionali ;
– costi senza dubbi più contenuti, rispetto altri prodotti naturali;
Senza dubbio il campo di applicazione più promettente è quello delle patologie gastrointestinali dove le proprietà cicatrizzanti del Sangre di Drago possono diventare estremamente utili per ottenere un sollievo immediato da disturbi come le ulcere gastrointestinali, le gastriti erosive etc. Attualmente disponiamo comunque solamente di studi su modelli animali.
Il primo studio è in pratica una valutazione su alcuni modelli animali delle proprietà antiulcera e antidiarroiche del Sangre de Drago. Nelle ulcere prodotte da acido acetico la riduzione di diminuzione (lunghezza x profondità) era significativa anche a diluizioni di 1:1000 o 1:10000 (verosimilmente corrispondenti ad una dose per bocca di 1 goccia/die) (Miller et al. 2000). Tale riduzione veniva misurata dalla ridotta attività della mieloperossidasi, indice del contenuto di granulociti e quindi del processo infiammatorio è palesemente diminuita nei gruppi trattati con Sangre di Drago.

Estrapolando i dati sull’uomo si può ricavare che i dosaggi di Sangre de Drago necessari per esercitare una significativa azione antibatterica sarebbero decisamente superiori (intorno alle 30-40 gocce almeno tre volte al giorno). Esisterebbe quindi una duplice azione del Sangre de Drago: ad un dosaggio corrispondenti a 2-3 gocce /die (circa 60-600 mgr/die) eserciterebbe un’azione cicatrizzante, mentre a dosaggi 10-20 volte superiori avrebbe un’attività antimicrobica, riducendo il contenuto batterico dell’ulcera (Miller et al. 2000). Si discute ancora se questo avvenga grazie ad un’azione battericida diretta, peraltro evidenziato a forti concentrazioni in vitro (Chen et al. 1994), o tramite un’azione sui fattori che regolano il microambiente gastrico rendendolo inidoneo alla proliferazione batterica (Miller et al. 2000). Il Sangre de Drago non sembra possedere un’azione sulla secrezione gastrointestinale, quindi è improbabile un meccanismo di secondo tipo.

Interessante è anche l’azione di questa sostanza naturale sulle terminazioni nervose, responsabile dell’effetto analgesico. Si tratta di un’azione solo parzialmente nota e piuttosto complessa: forse anche la nota azione antidiarroica del Sangre de Drago è imputabile, oltre che ad un’inibizione dell’cAMP, ad un’azione diretta sul sistema nervoso enterico. In ogni caso la somministrazione di una concentrazione all’1% di Sangre de Drago, standardizzato all’1% in taspina (1 goccia in ½ bicchiere di acqua) attenua la reazione iperemica e dolorosa alla capsicina (Miller et al 2001). L’azione è probabilmente a livello delle afferenze nervose, come dimostrato dal fatto che il Sangre de Drago è in grado di esercitare la sua azione analgesica e antinfiammatoria, anche se l’agente irritante viene iniettato sottocute. Tutto questo a livello clinico trova riscontro nell’uso del Sangre de Drago sia come rimedio per uso topico nelle otiti e nelle punture da insetto (Miller et al. 2001).

Per quanto riguarda l’uso interno, invece, indicato in ulcere e gastriti, è ancora da definire con esattezza il meccanismo d’azione. L’effetto cicatrizzante, si somma con quello analgesico e antibatterico, anche se quest’ultimo implica dosaggi abbastanza elevati. Le azioni sopraccitate non sembrano comunque imputabili in maniera chiara e definibile alle differenti frazioni del prodotto ed i tentativi di identificare singoli composti responsabili dell’attività terapeutica sono naufragati. Al momento, la complessità d’azione del Sangre de Drago sembra esser riconducibile essenzialmente ad un effetto sinergico tra le diverse componenti. Anzi in un mondo, quello della fitoterapia, in cui la parola sinergia viene spesso impiegata senza alcuna solida base scientifica il Sangre de Drago rappresenta una delle poche eccezioni evidenti (Williamson 2000).

La recente riscoperta del Sangre de Drago racchiude in se interessanti considerazioni. Fino ad oggi abbiamo sempre considerato un ideale progresso nell’utilizzo delle piante medicinali quello che partiva dall’impiego della semplice decozione ed arrivava progressivamente all’isolamento del principio attivo. Man mano che si progrediva in tale cammino si arriva ad un prodotto sempre più competitivo e scientificamente sofisticato. Il Sangre de Drago è l’evidente smentita di tale approccio obsoleto. Non sempre comunque isolare un composto chimico significa in termini di costi ed efficacia ottenere un successo.

Il recente successo del prodotto naturale ed i risultati degli ultimi studi scientifici evidenziano come viceversa il Sangre de Drago sia un prodotto la cui efficacia è probabilmente dovuta ad un insieme di sostanze chimiche che agiscono a più livelli e su diversi target. Tale uso rende ragione dell’efficacia del suo impiego tradizionale: isolarne un composto finisce probabilmente con il ridurne le attività benefiche ad una sola, spesso parziale e non competitiva rispetto a quella di altri prodotti sintetici. Isolarne un singolo composto significa quindi non solo aumentarne i costi, ma anche diminuirne l’efficacia. Il Sangre de Drago è uno degli esempi più classici di effetto sinergico (Williamson 2000).

Tale concetto si sta oramai facendo largo, oltre i limiti della fitoterapia, diventando un nuovo modello di considerare le risorse cliniche a disposizione del moderno terapeuta (Williamson 2001). In questo senso il lattice dei popoli dell’Amazzonia sta diventando il simbolo di una ritrovata competitività del prodotto naturale rispetto al prodotto farmaceutico. E di nuovi presupposti su cui fare ricerca scientifica.