Glicemia e funghi terapici

Glicemia e funghi terapici

Il 1 febbraio 2018 è stato pubblicato un allarmante articolo su ANSA: “Diabete, 3,7 milioni i malati ma 7 milioni a rischio di svilupparlo”. Dati decisamente preoccupanti, soprattutto per il fatto che molte persone affette da sovrappeso e alterazioni del metabolismo (sindrome metabolica) son sono coscienti del fatto che si tratta di sintomi che predispongono allo sviluppo del diabete 2.

Con la “civiltà del benessere” la sindrome metabolica e il diabete 2 sono in crescita continua. Tali condizioni predispongono all’aumento della mortalità per malattie cardiovascolari (infarto, inctus…), per problemi renali e aumentano il rischio di sviluppare malattie neurodegenerative e oncologiche. Esistono numerosi farmaci per la gestione del diabete efficaci nel controllo dell’iperglicemia, ma hanno numerosi effetti collaterali e nel tempo non riescono comunque a gestire le complicazioni associate alla malattia diabetica.

La combinazione di un’alimentazione adeguata, attività fisica e utilizzo di sostanze naturali tra cui i funghi medicinali, si è dimostrata efficace nella prevenzione e controllo sia del diabete 2 che delle sue complicazioni, ed è completamente priva di effetti collaterali.

Ci sono 2 tipi di diabete: diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2.

Il diabete di tipo 1 è una malattia caratterizzata dalla distruzione da parte del sistema immunitario delle cellule beta del pancreas adibite alla produzione di insulina con conseguente deficit di insulina che deve essere ripristinata dall’esterno. Per questo si chiama diabete insulino-dipendente. È spesso giovanile, anche se può comparire ad ogni età, e ha un’insorgenza “acuta”.

Il diabete di tipo 2 invece mantiene integra la funzione del pancreas, ma è caratterizzato da insulino-resistenza. È legato ad alterazioni del metabolismo e alla presenza di infiammazione cronica di basso grado. Comporta aumento di grasso di deposito nell’area viscerale (addominale) e l’alterazione di numerosi parametri come l’alterazione della glicemia, del profilo lipidico (colesterolo, HDL, trigliceridi) e la comparsa di sintomatologie quali ipertensione, obesità, aumentato rischio cardiovascolare, alterazioni della funzione renale e molte altre. Nei paesi sviluppati, con l’aumento della sedentarietà e la modifica delle abitudini alimentari, il diabete 2 è in aumento esponenziale. Tipicamente si sviluppa nell’adulto, ma si assiste recentemente a un aumento anche nella popolazione giovane anche in età scolastica.

I funghi possono essere definiti “cibi funzionali o nutraceutici ad azione adattogena”. Sono in effetti alimenti ricchi di sostanze nutrienti che permettono di regolare le funzioni immunitarie e neurologiche e di migliorare il metabolismo. Contengono minerali, aminoacidi, metaboliti secondari con azioni importanti sulla salute, polisaccaridi attivi nel sostegno del sistema immunitario, precursori della vitamina D e della vitamina E, e molto altro. Nella storia e nella tradizione medicinale antica sono stati selezionati alcuni funghi considerati particolarmente potenti per il mantenimento e il recupero della salute.

Nell’area metabolica per molti funghi è stata descritta un’azione terapeutica sul controllo della glicemia, dell’ipercolesterolemia, dell’ipertrigliceridemia, dell’ipertensione e del diabete 2. Tali effetti sono stati correlati alla presenza di fibre e polisaccaridi (beta-glucani), ma nel tempo gli studi scientifici hanno dimostrato un’azione ben più profonda e articolata orientata al recupero della salute effettuata da numerose altre molecole bioattive in essi contenute. Per molti funghi è stata infatti dimostrata azione antitumorale, antivirale, antitrombotica, anti-ipertensiva, di controllo della glicemia, di miglioramento della memoria e della concentrazione e anti-aging.

Tra i funghi più studiati per la sindrome metabolica e il diabete 2 vi sono la Grifola frondosa o Maitake e il Coprinus comatus, ma si sono dimostrati molto utili anche l’Agaricus blazei Murrill (ABM), il Ganoderma lucidum (Reishi), l’Auricularia auricula judae e il Cordyceps sinensis.

La Grifola frondosa (Maitake) è chiamato anche il fungo del metabolismo. Oltre all’elevata quantità di beta-glucani, ha dimostrata attività anti-amilasica e anti-glucosidasica, la più potente tra tutti i funghi ad oggi studiati, che permette un elevato controllo dell’iperglicemia. In pratica inibisce la funzione di enzimi, come l’alfa-glucosidasi, che sono deputati al processo di digestione e utilizzazione dei caboidrati nell’intestino, riducendo l’iperglicemia post-prandiale. (1,2)

Inoltre sono ampiamente dimostrati in letteratura i suoi effetti di miglioramento della sensibilità insulinica e di riduzione della resistenza insulinica periferica, di regolazione dei livelli di glicemia, di emoglobina glicata, dei grassi nel sangue e di tutta una serie di parametri metabolici che possono risultare alterati in questa condizione clinica; conseguentemente contribuisce al controllo del peso e delle sintomatologie associate al diabete 2 quali ad esempio l’ipertensione. (3-7)

Il Coprinus comatus è un fungo ricco in vanadio che è stato studiato in modelli di diabete sia di tipo 1 che di tipo 2. Il vanadio ha infatti attività revitalizzante delle cellule beta del pancreas deputate alla produzione di insulina, quindi la sua assunzione può essere di aiuto anche in presenza di diabete 1 (autoimmune). In ogni caso è risultato molto efficace nella riduzione della glicemia e dell’emoglobina glicata anche nel diabete di tipo 2. Da questo fungo è stata isolata una sostanza chiamata “comatina” con effetti ipoglicemizzanti, in grado di inibire la glicosilazione non enzimatica e di migliorare la sensibilità periferica all’insulina. (8-11)

Il Ganoderma lucidum (Reishi) è un fungo con storia millenaria di utilizzo in Cina, ed è conosciuto anche come fungo della longevità o dell’immortalità. La sua somministrazione migliora la gestione della glicemia nel topo e i suoi effetti, oltre che alla riduzione dell’assorbimento degli zuccheri a livello intestinale, sono stati attribuiti anche alla sua importante azione anti-infiammatoria e anti-ossidante. È stato dimostrato che facilità il rilascio di insulina da parte delle cellule pancreatiche e che migliora significativamente la sensibilità periferica all’insulina e riduce la glicazione proteica. Tali effetti dipendono molto anche dalla sua capacità di migliorare la composizione e l’attività della flora microbica intestinale (microbiota e microbioma). Una peculiarità importante del Ganoderma lucidum nella gestione del diabete 2 è la sua importante protezione cardiovascolare, soprattutto in considerazione del fatto che il rischio cardiovascolare nei soggetti affetti da diabete 2 è di 10 volte superiore rispetto a soggetti sani. (12-16)

L’Auricularia auricula-judae è un fungo gelatinoso a forma di orecchio (chiamato anche orecchio di Giuda) e di colore rosso scuro a volte quasi nero. È molto popolare in Cina dove viene usato per ridurre il “calore” del corpo, ossia l’infiammazione. Ha effetto ipoglicemizzante grazie alla grande quantità di fibre e mucillagini che contiene; contiene un elevato livello di melanina e polifenoli che gli conferiscono attività anti-ossidante e anti-infiammatoria che contribuiscono a migliorare la resistenza insulinica. È un fungo molto interessante anche per la sua funzione di protezione epatica, di fluidificazione della bile e di miglioramento delle funzioni intestinali. Nel diabete 2 la funzione epato-biliare è in genere compromessa e condiziona la salute dell’intestino; per questo motivo il sostegno con Auricularia potrebbe risultare particolarmente efficace. Come il Ganoderma inoltre, esercita un effetto protettivo sul sistema cardiovascolare con riduzione del rischio di aterosclerosi e di infarto e ictus. (17-22)

Il Cordyceps sinensis è un fungo che cresce nell’altopiano Tibetano, tra i 3600 e i 5000 metri, parassita di un insetto (Hepialis armoricanus) che ha una lunga storia di utilizzo nella medicina tibetana.

È uno dei funghi più interessanti per le sue articolate proprietà sulla salute. La sua efficacia è stata dimostrata anche nella gestione della sindrome metabolica e del diabete di tipo 2 dove migliora la gestione della glicemia e riduce efficacemente la glicazione proteica. Uno degli effetti più interessanti del Cordyceps, probabilmente correlato alla sua azione di riequilibrio ormonale, è la sua capacità di migliorare il rapporto massa magra/massa grassa che corrisponde ad un miglioramento del metabolismo e della salute. Ha azione antiossidante e anti-infiammatoria che contribuiscono a migliorare la sensibilità periferica all’insulina e ha dimostrato effetti protettivi a livello cardiovascolare, renale e neurologico. La sua azione ossigenante e antiossidante permettono di migliorare il metabolismo a livello cellulare riducendo anche il rischio di degenerazione oncologica. (23-30)

L’Agaricus blazei Murrill è molto studiato per la sua attività di potenziamento immunitario e antitumorale. La sua assunzione nell’uomo è stata associata a riduzione della massa grassa, in particolare viscerale, a miglioramento dei rapporti dei lipidi nel sangue (colesterolo, HDL, trigliceridi) e ad un miglioramento della gestione della glicemia. La sua associazione con il Corpinus comatus migliora la sintomatologia associata al diabete 1. In numerosi studi è stata dimostrata la sua attività anti-iperglicemica, ipocolesterolemica e antisclerotica evidenziando un’attività antidiabetica generale con miglioramento della resistenza insulinica. Interessante la sua capacità di aumentare la concentrazione di adiponectina (sostanza chiamata anche “bruciagrassi”) che favorisce la perdita del grasso accumulato nell’area viscerale.

La sua azione è stata studiata anche insieme a farmaci antidiabetici con miglioramento della funzione e riduzione degli effetti collaterali. (31-33)

Questa generale panoramica dell’azione dei funghi sul metabolismo e sulla prevenzione e gestione del diabete 2 permette di comprendere come essi agiscano in modo profondo e articolato. Ognuno di essi ha peculiarità che possono influire sulla scelta di quale fungo utilizzare in particolari condizioni e sintomatologie. È anche molto interessante notare che il loro utilizzo può essere effettuato in concomitanza con i farmaci con i quali non interferiscono, anzi, ne ottimizzano la funzione riducendone gli effetti collaterali.

Poiché la sindrome metabolica e il diabete di tipo 2 sono in crescita esponenziale e condizionano in modo importante la salute e la qualità della vita delle persone affette, può essere molto utile considerare l’utilizzo di questi “super-alimenti funzionali” soprattutto in prevenzione, per ridurre il rischio di sviluppo di tali patologie.

 

Bibliografia

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Fonte: Stefania Cazzavillan, biologa molecolare e ricercatrice. In: stefaniacazzavillan.it

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funghi

I funghi sono affascinanti concentrati di sostanze nutritive e composti che forniscono molti benefici positivi per la salute degli esseri umani. Un singolo tipo di fungo può contenere centinaia di sostanze bioattive benefiche.

La scienza moderna ha scoperto nei funghi molte qualità che promuovono la salute, tra cui ipolipemizzanti, immunomodulatori, antitumorali, antiossidanti, antivirali, antibatterici, antiparassitari, epatoprotettivi, antidiabetici e altro ancora.

Negli ultimi 30 anni sono stati pubblicati migliaia di articoli scientifici e diversi trial supportano l’ampia applicazione clinica dei loro ingredienti.

In Giappone il lentinano e il PSK sono utilizzati nel trattamento del cancro per i benefici che apporta al sistema immunitario del paziente.

Le erinacee aiutano a ricostruire i tessuti neuronali.

La lentionina è un potente antisettico utilizzato nel dentifricio.

I triterpeni fungono da potenti antinfiammatori che imitano gli steroidi cortisonici.

I beta glucani vengono utilizzati nelle creme per la guarigione delle ferite nei pazienti diabetici.

La micoterapia si focalizza sulla ricerca e lo sviluppo di funghi come integratori nutrizionali per il mantenimento e il miglioramento della salute dell’uomo e degli animali.

Il team scientifico di Hifas da Terra ha coniato questo termine nel 2006 per riferirsi alla terapia con i funghi. Hifas da Terra è dedita alla salute e al benessere attraverso la continua ricerca della micoterapia e lo sviluppo innovativo di integratori di alta qualità per il supporto nutrizionale di patologie e squilibri.

“Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente. Sopravvive quella che più si adatta al cambiamento”.

In questa frase Darwin descrisse, senza saperlo, la natura dei funghi, organismi viventi a metà strada tra piante e animali che sono sopravvissuti a molte grandi estinzioni.

I funghi fanno parte del regno dei funghi, organismi affascinanti sopravvissuti evolvendosi e adattandosi a scenari in continua evoluzione. Si stima che nel mondo esistano 1 milione e mezzo di specie di funghi. Di queste, solo 100.000 sono denominate e nel dettaglio ne conosciamo a malapena un centinaio. Sono un regno intelligente e adattabile che ha costruito un manto chimico di protezione durante i millenni di anni che sono sopravvissuti sulla terra. Ora Hifas da Terra può sfruttare e condividere queste qualità protettive a vantaggio della salute umana.

I funghi hanno costruito una connessione sotterranea simile al web con i loro fili ramificati, noti come “l’Internet della natura”, creando una superstrada di membrane di condivisione delle informazioni che consente il flusso di nutrienti essenziali e la comunicazione intorno all’ecosistema.

La scienza deve molto anche ai funghi con la scoperta della penicillina e delle sue proprietà antibiotiche che hanno cambiato il corso della medicina moderna.

Nel trattato sulle erbe medicinali Pen Tsao, il famoso Shen Nong, uno dei padri della medicina cinese, si riferisce al Reishi come “un fungo divino capace di prolungare la vita e armonizzare l’equilibrio fisico e spirituale”.

Compendio di materia medica del medico Li Shi Zhen (1518-1593) si parla anche di Reishi “consumato per molto tempo, l’agilità del corpo non cesserà e gli anni si allungheranno come quelli degli esseri immortali”.

Nel 1991 dei turisti tedeschi durante un’escursione sulle Alpi italiane hanno trovato la più antica mummia naturale conosciuta, nota come Ötzi, risalente al 3300 a.C. Gli scienziati stimano che sia morto a 46 anni e soffriva già di artrite alle articolazioni e di parassiti intestinali. La sua borsa da cacciatore conteneva un’ascia, un arco con frecce di selce e della carne secca. Sono stati trovati anche diversi funghi: uno per accendere il fuoco (Fomes fomentarius) e un altro con proprietà antibatteriche (Piptoporus betulinus). Evidentemente, i nostri primi antenati usavano i funghi per le applicazioni sanitarie.

Funghi Medicinali

Reishi (Ganoderma lucidum)

Sia in Cina sia in Giappone è considerato da molti secoli come il “fungo dell’immortalità”, utilizzato per combattere la senilità e la convalescenza prolungata a causa di una malattia o un intervento chirurgico. Utilizzato in MTC per stimolare il sistema immunitario, stimolare la funzionalità del fegato e combattere i problemi cardiovascolari.

Cordyceps (Cordyceps sinensis)

In MTC si riteneva stimolasse il rene e, conseguentemente, agisse contro la senilità, esalta la “shen” (spirito) migliorando tutto ciò che riguarda l’orecchio (tinnito), le articolazioni, le ossa (osteoporosi), problemi renali, genito-urinari, disfunzione sessuale e la fertilità. È anche in grado di agire recuperando lo Jing-Qi o energia ancestrale.

Agaricus blazei (AbM)

Dal punto di vista nutrizionale, il fungo AbM si distingue per l’alto contenuto di proteine ​​vegetali con tutti gli aminoacidi essenziali, vitamine del gruppo B, vitamina E e sali minerali.

Coriolus (Coriolus versicolor)

Questo fungo si trova in quasi tutto il mondo e di solito si sviluppa sui resti di tronchi morti di diverse specie di alberi e sotto climi diversi. È coltivato per essere utilizzato tanto a scopo terapeutico quanto per ottenere diversi estratti di uso farmacologico.

Shiitake (Lentinula edodes)

Si tratta di un fungo commestibile molto apprezzato da tempo immemorabile in Cina e in Giappone, sia come cibo sia per le proprietà terapeutiche.

Polyporus (Polyporus umbellatus)

Usato contro il Tang (catarro nel senso più ampio) e il blocco dei meridiani per l’acqua stagnante. È comunemente usato come diuretico e per molte condizioni del tratto urogenitale.

Coprinus (Coprinus comatus)

Nutrizionale, a parte il contenuto proteico, è noto per la sua abbondanza di vitamine del gruppo B, vitamine C, D ed E. È anche ricca di minerali e soprattutto vanadio, ferro, rame e zinco.

Hericium (Hericium erinaceus)

Nutrizionalmente noto per il suo alto contenuto di proteine e sali minerali importanti che spesso mancano nella dieta abituale, come il selenio, il germanio e lo zinco.

Maitake (Grifola frondosa)

È un fungo commestibile, molto popolare, che viene spesso trovato sui castagni. È considerato un alimento prezioso in Giappone e Cina, dove viene utilizzato anche per le sue proprietà medicinali da almeno 3.000 anni. I giapponesi lo indicano come il “re dei funghi”, essendo altamente stimato per il suo effetto tonico e adattogeno.

Fonte: https://hifasdaterra.it/funghi-medicinali

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Permeabilità intestinale

La Leaky Gut Syndrome, o permeabilità intestinale, è una condizione clinica caratterizzata dall’aumento anomalo di permeabilità dell’epitelio intestinale che provoca l’ingresso non regolato di sostanze patogene nel flusso sanguigno. L’epitelio intestinale è un tessuto monostratificato composto da cellule strettamente legate tra loro tramite giunzioni che le saldano, impedendo l’ingresso, a livello interstiziale, ad agenti indesiderati come tossine, micotossine o altri elementi patogeni.

Al contrario, i nutrienti vengono assorbiti e rilasciati nel flusso sanguigno per essere così veicolati in tutto l’organismo. Il ruolo principale di questo epitelio è di regolare il passaggio delle sostanze dal lume all’interstizio: una variazione dell’integrità dello stesso e delle giunzioni provoca un’anomalia nella normale permeabilità intestinale.

Sintomi e cause

Quando la struttura delle giunzioni strette e dell’epitelio intestinale si altera, sostanze come glutine, agenti infettivi, particelle di alimenti non digeriti, come proteine animali, lieviti e sostanze chimiche in essi contenute, possono fuoriuscire dal lume intestinale ed entrare nel sistema circolatorio, innescando una reazione immunitaria, con conseguente comparsa di uno stato infiammatorio sistemico che può causare sintomi quali:

  • Sintomi gastrointestinali: malassorbimento, gonfiore addominale, flatulenza, stipsi, alvo alterno, diarrea, disbiosi, candidosi, confusione mentale e perdita di peso.
  • Depressione: ansia, fatica.
  • Intolleranze – Allergie alimentari: dermatiti, eczema, sensibilità al glutine, MCS.
  • Infiammazione sistemica: dolori articolari, muscolari, perdita di tessuto osseo, malattie cardiovascolari e neurodegenerative.
  • Alterazione della tiroide: Hashimoto (ipotiroidismo), Graves (ipertiroidismo).

Autoimmunità

La Leaky Gut Syndrome può essere causata da infezioni, alterazioni del microbiota umano, candidosi, acidosi, disbiosi, regime alimentare errato, abuso di farmaci, chemio e radioterapia, iperammoniemia, stress, ipercortisolemia, squilibri ormonali, fattori neurologici e metabolici. malfunzionamento di questo organo che non è più in grado di svolgere le sue normali funzioni.

Si verificano fenomeni di malassorbimento di minerali e sostanze nutritive importanti tra cui zinco, ferro e vitamina B12. Inoltre, questi fattori possono portare alla captazione degli antigeni dal lume intestinale, meccanismo chiave nella patogenesi dei disturbi gastrointestinali. L’assorbimento sproporzionato di questi antigeni, insieme ad una risposta immunitaria alterata, può portare a reazioni immunologiche sia intestinali che in altri organi, provocando la patogenesi di diverse autoimmunità, tra le quali le più note sono celiachia, diabete di tipo 1 e tiroidite.

A tutto questo, va sommata l’influenza del sistema PNEI (psiconeuroendocrinoimmunologico): il malassorbimento intestinale è causa di infiammazione sistemica e permeabilità intestinale patologica che influenzano direttamente il Sistema Nervoso Centrale (SNC)  e il sistema immunitario. Sistema Nervoso Centrale e sistema immunitario sono in collegamento tramite i neuropeptidi che stimolano o sopprimono la risposta immunitaria.

L’equilibrio del sistema PNEI può risultare alterato in patologie infiammatorie intestinali, in cui si ha una compromissione del microbiota e delle sue attività, fra le quali sintesi di neurotrasmettitori ed enzimi, alterazioni dei segnali neuroendocrini, alterazioni del sistema immunitario, e di conseguenza sul sistema nervoso; al tempo stesso la permeabilità intestinale può aumentare in condizioni patologiche, ad esempio in risposta a stimoli del sistema nervoso enterico, oppure in presenza di cellule del sistema immunitario, citochine o agenti patogeni.

Proteine vegetali, fitoterapici e minerali come miglior supporto

Queste condizioni associate alla Leaky Gut Syndrome (autoimmunità, immunosoppressione a TH1, stanchezza cronica, cancro, infiammazione intestinale cronica e sistemica e sensibilità chimica multipla), possono aggravarsi notevolmente se la patologia non viene prontamente diagnosticata e trattata. Un supporto efficace in questi casi si ottiene tramite l’integrazione con L-Glutammina, N-Acetil L-Glutammina, Topinambur, Liquirizia, Zinco, estratti di Malva, Kudzu e Zenzero.

  • La Glutammina stabilizza le giunzioni tight che saldano tra loro le cellule dell’epitelio intestinale, agendo come un antiossidante nei confronti di alcune sostanze dannose (etanolo) o in conseguenza ad uno stato di acidosi. La glutammina riduce la batteriemia intestinale e impedisce la proliferazione di batteri nocivi nell’intestino, mantenendo equilibrata la flora batterica. A livello cerebrale è convertita in acido glutammico, combustibile per le cellule cerebrali che viene convertito in GABA, sostanza che protegge il sistema nervoso dall’azione tossica dell’ammoniaca, e svolge, di conseguenza, una funzione protettiva sul SNC.
  • La N-Acetil-Glutammina presenta maggiore biodisponibilità, in quanto permane più a lungo nel tratto intestinale, migliorando l’azione antiossidante.
  • Il Topinambur svolge un’azione benefica sul microbiota umano grazie al suo contenuto di inulina, un polisaccaride costituito da monomeri del ß-D-fruttosio ad attività prebiotica. Inoltre, è famoso per le sue molteplici proprietà benefiche come protettore delle vie gastro-intestinali, diuretico e tonificante.
  • La Liquirizia stimola la mucogenesi a livello dell’epitelio gastrico, fungendo quindi da barriera all’eccessiva acidità, evitando la comparsa e/o promuovendo la rigenerazione di eventuali ulcerazioni.
  • Lo Zinco è un minerale che favorisce la rigenerazione del tessuto epiteliale, l’assorbimento di acqua ed elettroliti. Inoltre, limita l’adesione dei patogeni alle cellule dell’epitelio intestinale, inibendo la formazione di biofilm batterici.
  • La Malva sylvestris possiede proprietà emollienti lassative ed antiinfiammatorie. L’alto contenuto di mucillaggine protegge lo stomaco dall’eccesiva acidità, contiene composti che agiscono come antinfiammatori antibatterici e antimicotici.
  • La polvere di radice di Kudzu è impiegata per calmare le irritazioni dell’intestino e dell’apparato digerente, agisce come gastroprotettore e alcalinizzante naturale, lenendo la mucosa gastrica e tamponando la secrezione acida in eccesso. Favorisce l’equilibrio intestinale, regolando peristalsi e consistenza delle feci.
  • Lo Zenzero, Zingiber officinale, è un potente  antiinfiammatorio, antiacido e antibatterico. Attraverso il 6-gingerolo e al gran numero di composti bioattivi che possiede, agisce come antiacido, antibatterico e antimicotico.

 

 

 

 

Micoterapia

Ganoderma lucidum (Reishi) contiene principalmente proteine, grassi, carboidrati e fibre. La varietà coltivata artificialmente ha lo stesso contenuto di componenti nutrizionali di quelli che crescono liberi in natura, anzi utilizzando un metodo di coltivazione che rispetti le norme GMP (norme di buona fabbricazione) e gli standard di prodotto biologico europeo si otterrà un prodotto più sicuro, privo di contaminanti e ricco di elementi nutrizionali.

L’estrazione, poi, aumenta in modo significativo la quantità di proteine grezze (soprattutto i peptidi che svolgono una forte azione sull’organismo), polisaccaridi e riduce la quantità di fibre vegetali grezze. Mizuno ha riportato la composizione dell’estratto di Ganoderma lucidum (in % rispetto al peso secco), che consisteva in: folati (68,9%), glucosio (11,1%), proteine (7,3%), e metalli organici (10,2%) (K, Mg e Ca sono i principali componenti assieme a Ge, avendo la quinta più alta concentrazione di metalli a 489 microg/g).

Questi risultati generalmente concordano con quelli riportati da altri autori; tuttavia, ci sono differenze qualitative e quantitative nella composizione chimica dei prodotti di questo fungo a seconda del ceppo, l’origine, il processo di estrazione e delle condizioni di coltura. Come già detto prima, per ottenere un fungo che abbia una specifica azione a livello fisiologico bisogna che sia coltivato correttamente e lavorato rispettando le norme di buona fabbricazione, garantendo la qualità e l’efficacia del prodotto.

Le Principali Componenti Bioattive

Oltre 300 studi sono stati pubblicati in merito ai costituenti chimici del Ganoderma lucidum e delle specie affini. Il corpo fruttifero, il micelio e le spore contengono circa 400 diversi composti bioattivi, che includono prevalentemente triterpenoidi, polisaccaridi, nucleotidi, steroli, steroidi, acidi grassi, proteine/peptidi e oligoelementi.

1. Componenti terpenoidi: Triterpeni

Almeno 140 diversi triterpeni sono stati identificati nel Ganoderma lucidum. La maggior parte sono di sapore amaro e sono presenti sottoforma di acido Ganodermico. Un nuovo triterpene, chiamato acido Ganosporerico A, è stato recentemente isolato dalla frazione solubile in etere delle spore. In uno studio è stato riportato l’isolamento di sei nuovi triterpeni (lanostane) e anche dalle spore (acidi ganoderici gamma, delta, epsilon, zeta, eta, theta). Studi preliminari indicano che le spore contengono concentrazioni più elevate di acidi ganoderici rispetto ad altre parti del fungo e che la composizione triterpenica del corpo fruttifero varia a seconda della zona in cui viene coltivato. Le spore contengono anche lattoni triterpenici e questi triterpenoidi sono stati suddivisi in 10 gruppi in base alle analogie strutturali e alle proprietà biologiche e medicinali.

2. Carboidrati: Polisaccaridi

Più di 100 tipi di polisaccaridi sono stati isolati dal corpo fruttifero, spore e miceli, o separato dal brodo di coltura liquida sommersa di Ganoderma lucidum. La maggior parte hanno un peso molecolare compreso tra 4×105 a 1×106 nella struttura primaria. I suoi polisaccaridi come beta-D-glucani, eteropolisaccaridi, e glicoproteine sono stati isolati e caratterizzati e sono considerati i maggiori contribuenti della bioattività del fungo. I beta-D-glucani sono costituiti da una spina dorsale lineare di beta-(1à3) legante gruppi D-glucopiranosile con vari gradi di ramificazione dalla posizione C6. Oltre ai beta-D-glucani idrosolubili, ne esistono anche con catene eteropolisaccaride di xilosio, mannosio, galattosio, acido uronico e complessi proteici di beta-D-glucani che sono presenti al 10-50% del Ganoderma lucidum secco. Sono stati isolati  alcuni polisaccaridi legati a proteine e a fucosio, contenente glicoproteine, con bioattività sull’organismo.

3. Proteine

Sono numerose le proteine con particolare bioattività che sono state isolate dal Ganoderma lucidum. La LZ-8 è una proteina isolata da questo fungo che è stato dimostrato, da studi di sequenziamento, essere simile alla regione variabile della catena pesante dell’immunoglobulina nella sua sequenza e nella sua struttura secondaria. Non sono stati inibiti dagli zuccheri monomerici o dimerici esaminati, indicando che LZ-8 non è una lectina di per sé. Non ha agglutinato i globuli rossi umani, ma potrebbe funzionare come un potente soppressore dell’albumina di siero bovino e indurre anafilassi nei topi CFW in vitro. Esso sembra essere correlato ad una proteina ancestrale della superfamiglia delle immunoglobuline.

4. Composti azotati: Nucleotidi e nucleosidi

I Nucleosidi includono adenosina e 5-deoxy-5’methylsulfinylad-nosine.

5. Altri componenti

Il Reishi contiene anche steroli, amminoacidi, proteine ??solubili, acido oleico, ciclo-octasulfur, un perossido ergosterolo (5,8-epidioxy-ergosta-6,22E-dien-3-olo), e le cerebrosidi (4E0,8E) – ND-20-hydroxystearoyl-1-Ob-D-glucopiranosil-9-metil-4-8 sphingadienine, e (4E, 8E) ND-20-hydroxypamitoyl-1-OBD-glucopiranosil-9-metil-4-8- sphingadienine.

Per quanto riguarda gli ioni inorganici, il fungo contiene Mg, Ca, Zn, Mn, Fe, Cu, e Ge. Le spore contengono colina, betaina, acido tetracosanoico, acido stearico, acido palmitico, ergosta-7, 22-dien-3-olo, acido nonadecanoico, acido behenico, tetracosane, hentriacontane, ergosterolo, e b-sitosterolo. Uno dei lipidi isolati da Ganoderma lucidum è l’acido pirofosfatidico.

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Antiossidanti e sistema immunitario

Il sistema immunitario è particolarmente sensibile allo stress ossidativo. Le cellule immunitarie fanno molto affidamento sulla comunicazione cellula-cellula, in particolare tramite i recettori di membrana, per funzionare in modo efficace.

Le membrane cellulari sono ricche di acidi grassi polinsaturi che, se perossidati, possono portare a una perdita di integrità della membrana, alterazione della fluidità e provocare alterazioni nella segnalazione intracellulare e nella funzione cellulare.

È stato dimostrato che l’esposizione a ROS può condurre a una riduzione dell’espressione dei recettore di membrana. Inoltre, la produzione di ROS da parte delle cellule immunitarie fagocitiche può danneggiare le cellule stesse, se non sufficientemente protette dagli antiossidanti.

Una condizione di stress ossidativo è stata a lungo associata ad una maggiore suscettibilità alle malattie infettive: si ritiene che l’aumento della gravità e la suscettibilità alle malattie infettive sia il risultato di una ridotta risposta immunitaria conseguente a un cattivo bilancio tra ROS e antiossidanti, inducendo una meno efficace capacità di gestione della malattia infettiva.

Immaginando l’equilibrio tra specie radicaliche e antiossidanti come una bilancia a due piatti, con ROS da una parte e antiossidanti dall’altra, si ritiene che “ribaltare” l’equilibrio a favore del “piatto ROS” sia uno dei principali fattori che contribuiscono alla patogenesi di numerosi disturbi degenerativi come il cancro, malattie autoimmuni, cardiovascolari e al processo di invecchiamento in generale.

 

Notevoli miglioramenti della funzione immunitaria sono stati osservati in soggetti anziani a seguito di integrazione con nutrienti antiossidanti, ma esistono prove crescenti che tali effetti possono essere osservati anche in soggetti giovani sani.

L’associazione tra diete ricche di nutrienti antiossidanti e una ridotta incidenza di cancro sono state osservate in numerosi studi epidemiologici ed è stato suggerito che un’attivazione del sistema immunitario da parte degli antiossidanti potrebbe, almeno in parte, giustificare tale evidenza.

Ragion per cui può risultare cruciale mantenere l’equilibrio tra specie radicaliche e ROS tramite l’impiego di antiossidanti, al fine di rallentare, se non prevenire, l’insorgenza di molti disturbi legati all’età.

Un sistema immunitario “vigile” e “ben regolato” è determinante per salvaguardare la salute dell’organismo e prevenire la patogenesi di malattie cronico-degenerative, infezioni virali e batteriche.

ACIDO ASCORBICO (VITAMINA C)

L’acido ascorbico (noto anche come vitamina C) è un micronutriente essenziale per l’uomo, con funzioni pleiotropiche legate alla sua capacità di donare elettroni. È un potente antiossidante e cofattore di una famiglia di enzimi biosintetici e regolatori genici della monossigenasi e della diossigenasi: sono coinvolti nella sintesi di collagene, carnitina, catecolamine (adrenalina e noradrenalina) e ormoni peptidici (vasopressina), oltre a svolgere un ruolo di rilievo nella trascrizione genica e nella regolazione epigenetica.

La vitamina C contribuisce alla difesa immunitaria supportando varie funzioni cellulari del sistema immunitario innato e adattivo, regolando l’attivazione sia della risposta cellulare che umorale, sostiene la funzione della barriera epiteliale contro i patogeni e promuove l’attività scavenger della pelle, proteggendo quindi potenzialmente dallo stress ossidativo ambientale.

La vitamina C si accumula nelle cellule fagocitiche, come i neutrofili, e può migliorare la chemiotassi, la fagocitosi, la generazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e infine l’uccisione microbica. È anche necessaria per l’apoptosi e l’eliminazione dei neutrofili esauriti dai siti di infezione da parte dei macrofagi, riducendo così la necrosi/NETosi e il potenziale danno tissutale. Il ruolo della vitamina C nei linfociti è meno chiaro, ma è stato dimostrato che migliora la differenziazione e la proliferazione delle cellule B e T, probabilmente grazie ai suoi effetti sulla regolazione genica.

La carenza di vitamina C provoca un’immunità compromessa e una maggiore suscettibilità alle infezioni.

A loro volta le infezioni hanno un impatto significativo sui livelli di vitamina C per l’aumento dell’infiammazione e del fabbisogno metabolico. L’integrazione con vitamina C favorisce la prevenzione e la cura delle infezioni respiratorie e sistemiche. La prevenzione profilattica dell’infezione richiede assunzioni dietetiche di vitamina C che forniscano livelli plasmatici almeno adeguati, se non saturi (cioè, 100-200 mg/die), che ottimizzano i livelli di cellule e tessuti.

PROANTOCIANIDINE (OPC)

Le proantocianidine oligomeriche, anche note come OPC, sono sostanze antiossidanti appartenenti al gruppo dei flavonoidi, ovvero polifenoli metaboliti secondari delle piante. Alcuni flavonoidi sono in grado di inibire la lipoossigenasi altri, come la luteolina e la galangina, sono in grado di inibire la cicloossigenasi. Si ha in questo modo una doppia inibizione sulla cascata dell’acido arachidonico (antinfiammatorio e antiaggregante).

Esplicano importante attività antiossidante di cui sono ipotizzati due meccanismi: chelazione di metalli di transizione (in particolare ferro e rame) e inattivazione dei radicali liberi. In sinergia con la vitamina C, gli OPC funzionano come antiossidanti per l’acido ascorbico, probabilmente perché chelano il rame ed altri metalli, ritardando così la sua conversione a deidroascorbato; agiscono come accettori di radicali liberi, poiché quest’ultimi sono responsabili dell’ossidazione dell’ascorbato; aumentano l’assorbimento intestinale dell’acido ascorbico.

OLEUROPEINA DELL’OLEA EUROPAEA

Le proprietà farmacologiche dell’olio d’oliva, del frutto dell’olivo e delle sue foglie sono state riconosciute come componenti importanti della medicina e una dieta sana grazie al contenuto fenolico. Tra i composti fenolici che si trovano in tutte le parti della pianta di olivo il più importante è indubbiamente l’oleuropeina. Essa, come tutte le fitoalessine, ha diverse proprietà farmacologiche:
antiossidante
– antinfiammatora
– anti-aterogenica
– anti-cancro
– antimicrobici
– antivirali

Inoltre, l’oleuropeina ha dimostrato di essere cardioprotettiva[41] e ha dimostrato di esibire attività anti-ischemiche e ipolipidemizzante[42]. Azione antinfettiva. L’oleuropeina ha dimostrato possedere una forte attività antimicrobica nei confronti di batteri Gram-negativi, Gram-positivi e micoplasma. Strutture fenoliche simili all’oleuropeina sembrano produrre questo effetto antibatterico danneggiando la membrana batterica e/o degradando i peptidoglicani cellulari.

L’attività antinfettiva si esplica anche nei confronti dei virus: gli studi hanno evidenziato potenti attività antivirali contro Epstein-Barr Virus (EBV), virus dell’epatite, rotavirus, rinovirus, parvovirus canino e virus della leucemia felina. Gli studi hanno anche dimostrato che l’oleuropeina mostra una significativa attività antivirale contro il virus respiratorio sinciziale e il virus para-influenza.

Azione antiossidante

L’oleuropeina riduce i livelli intracellulari di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e la quantità di proteine ossidate. È importante sottolineare che le colture cellulari trattate con oleuropeina presentano un ritardo nella comparsa della morfologia della senescenza.

Azione Ipoglicemizzante

L’azione antidiabetica dell’oleuropeina è supportata da recenti ricerche sperimentali e da studi clinici: la somministrazione giornaliera di circa 50 mg del polifenolo per 12 settimane a un gruppo di soggetti di mezza età, sovrappeso e, pertanto a rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2, ha ridotto la glicemia e migliorato sia la secrezione che la sensibilità all’insulina. A livello dei tessuti periferici, l’effetto sulla riduzione della resistenza all’attività insulinica appare essere basato su meccanismi comuni a quelli ipotizzati per la metformina.

Azione neuroprotettiva

Gli effetti anti-neurodegenerativi sono stati oggetto di una serie di studi effettuati sia su cellule neuronali in coltura che su animali modello, in situazione cerebrale simile a quella presente nel morbo di Alzheimer, la principale forma di demenza associata all’invecchiamento nell’uomo. Questi effetti, che mostrano una chiara dose-dipendenza, almeno in parte, essere ricondotti alla mobilizzazione del calcio dai depositi intracellulari con la conseguente attivazione di segnali che risultano nell’attivazione dell’autofagia.

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Micoterapia

Il termine “Funghi” non identifica una categoria tassonomica. Questo termine dovrebbe indicare, secondo la definizione di Chang e Miles, “un macrofungo con un corpo fruttifero distintivo che può essere sia ipogeo o epigeo, grande abbastanza per essere visto ad occhio nudo ed essere raccolto con le mani”(1).

I funghi costituiscono almeno 14.000 specie conosciute, numero che può arrivare forse fino a 22.000.

Il numero di specie di funghi sulla terra è stimato essere approssimativamente intorno a 140.000, il che suggerisce che solo il 10% sono noti. Supponendo che la percentuale di funghi utili tra i funghi sconosciuti e non esaminate sarà solo il 5%, ciò implica che 7.000 specie ancora sconosciute potrebbero essere benefiche per l’umanità(2).

Anche tra le specie note la percentuale di funghi saggiate è molto bassa.

L’utilizzo dei funghi per il benessere dell’organismo, ha iniziato a prendere sempre più piede anche nel sistema occidentale; molte cose devono essere ancora scoperte, molte ricerche devono ancora essere effettuate, ma ciò che sappiamo sul loro conto e sul benessere che possono apportare alla nostra salute è di certo di buon auspicio.

 

I funghi più studiati in questo campo, ad oggi, sono:

– Agaricus blazei Murrill

– Cordyceps sinensis

– Coriolus versicolor

– Ganoderma lucidum

– Grifola frondosa

– Lentinula edodes

I loro composti bioattivi, soprattutto i polisaccaridi, i beta-glucani e i triterpeni, sono molto studiati e sembrano possedere importanti attività antibatterica e antivirale.

AZIONE ANTIBATTERICA

I funghi necessitano di composti antibatterici e antimicotici per sopravvivere nel loro ambiente naturale; non sorprende quindi che composti antimicrobici, con attività più o meno forte ed efficace, potrebbero essere isolati da diversi funghi che potrebbero essere di beneficio per l’uomo(3). Ad esempio, l’acido ossalico è l’agente responsabile dell’effetto antimicrobico svolto dalla Lentinula edodes contro lo Staphylococcus aureus e altri batteri(4). Gli estratti etanolici di questo fungo possiedono attività antiprotozoaria contro il Paramecium caudatum(5).

AZIONE ANTIVIRALE

Diversi triterpeni estratti da Ganoderma lucidum (cioè Ganoderiol F(6), Ganodermanontriol(7), acido Ganodermico B(8)) sono agenti antivirali attivi contro il virus dell’immunodeficienza umana di tipo 1 (HIV-1). È stato calcolato che la concentrazione minima di Ganoderiol F e Ganodermanontriol, per completa l’inibizione dell’infezione da HIV-1 ad effetto citopatico in cellule MT-4, è di 7,8 microgrammi/ml.
È stata segnalata un’attività anti-HIV del terreno di coltura del micelio di Lentinula edodes (Shiitake) e della lignina idrosolubile di questo fungo(9,10). Il Lentinano solfato, estratto dallo Shiitake, ha completamente impedito l’effetto citopatico HIV-indotto(11). I polisaccaridi legati alle proteine PSK e PSP isolate da Coriolus versicolor (o Trametes versicolor) è stato trovato possedere un effetto antivirale in vitro sul virus dell’HIV e il citomegalovirus(12). Oltre l’efficace immunostimolazione operata da questi composti che caratterizzano il fungo, altri effetti svolti dai complessi polisaccaride-proteina contribuiscono all’attività antivirale, ad esempio all’inibizione del legame della glicoproteina 120 (gp120) dell’HIV-1 al recettore CD4 immobilizzato e all’inibizione dell’attività della trascrittasi inversa del virus(13). Inoltre, la Frazione D (MD-fraction) estratta dalla Grifola frondosa (Maitake) è stata testata in un trial a lungo termine in 35 pazienti affetti da HIV. L’85% di questi, dopo somministrazione della frazione estratta, ha segnalato un maggiore senso di benessere per quanto riguarda i vari sintomi e le malattie secondarie opportunistiche causate dall’HIV. Venti pazienti hanno mostrato un aumento della conta delle cellule CD4+ di 1,4-1,8 volte e otto pazienti una diminuzione di 0,8-0,5 volte(14).
Questo dimostra la possibile azione che i vari funghi possono avere in questo campo. Ovviamente bisogna sempre avere il parere di uno specialista medico e non eseguire mai di proprio conto un possibile piano di cura, questo peggiorerà solamente il decorso della malattia. È importante, inoltre, informarsi sull’origine, la coltivazione e i metodi di produzione dei funghi e dei loro estratti: funghi non biologici e non lavorati con le metodiche opportune possono causare gravi intossicazioni, reazioni allergiche anche gravi e provocare un peggioramento nella patologia.

Sono stati valutati vari funghi ad azione antivirale, in particolare:

– Inonotus obliquus (Chaga)
Contrasta lo stress ossidativo aberrante derivante dall’attività immunitaria conseguente a infezione virale acuta.
– Agaricus blazei Murrill (AbM)
La somministrazione di ABM ha portato alla negativizzazione degli indici di attività virale in pazienti con epatite B cronicizzata.
– Lentinus edodes (Shiitake)
Agisce antagonizzando le replicazione sia di RNA-virus che DNAvirus, in particolare: herpes, encefalite, poliovirus, morbillo, parotite, HIV.
– Grifola frondosa (Maitake)
Ha un effetto antivirale nei confronti del virus dell’epatite B. E’ utile nel trattamento dell’HIV perché protegge i linfociti T dalla distruzione, ritardando il progredire della malattia.
– Ganoderma lucidum (Reishi)
E’ utile per il suo effetto di stimolo immunologico che si esplica soprattutto in soggetti che si ammalano spesso per virosi in relazione ad uno stato di deficit immunologico fisiologico (età) o iatrogeno. L’azione antivirale diretta si esplica nei confronti di RNA-virus: due terpenoidi specifici hanno evidenziato la capacità di interagire con la neuraminidasi e inibire l’attività di rilascio della struttura virale neoformata.

 

FONTI BIBLIOGRAFICHE

  1. Chang ST, Miles PG. Mushrooms biology—a new discipline. Mycologist. 1992;6:64–5.
  2. Hawksworth DL. Mushrooms: the extent of the unexplored potential. Int J Med Mushrooms. 2001;3:333–7.
  3. Lindequist U, Teuscher E, Narbe G. Neue Wirkstoffe aus Basidiomyceten. Z Phytother. 1990;11:139–49. (in German)
  4. Bender S, Dumitrache CN, Backhaus J, Christie G, Cross RF, Lonergan GT, et al. A case for caution in assessing the antibiotic activity of extracts of culinary-medicinal Shiitake mushroom [Lentinus edodes (Berk.)Singer] (Agaricomycetidae) Int J Med Mushrooms. 2003;5:31–5.
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  6. Stamets P. Growing Gourmet and Medicinal Mushrooms. Berkely: Ten Speed Press; 2000.
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  8. Chang ST. Mushroom research and development—equality and mutual benefit. In: Royse DJ, editor. Proceedings of the 2nd International Conference on Mushroom Biology and Mushroom Products. Pennsylvania State University; 1996. pp. 1–10.
  9. Tochikura TS, Nakashima H, Ohashi Y, Yamamoto N. Inhibition (in vitro) of replication and of the cytopathic effect of human immunodeficiency virus by an extract of the culture medium of Lentinus edodes mycelia. Med Microbiol Immunol. 1988;177:235–44.
  10. Suzuki H, Okubo A, Yamazaki S, Suzuki K, Mitsuya H, Toda S. Inhibition of the infectivity and cytopathic effect of human immunodeficiency virus by water-soluble lignin in an extract of the culture medium of Lentinus edodes mycelia (LEM) Biochem Biophys Res Commun. 1989;160:367–73.
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  12. Tochikura TS, Nakashima H, Hirose K, Yamamoto N. A biological response modifier, PSK, inhibits human immunodeficiency virus infection in vitro. Biochem Biophys Res Commun. 1987;148:726–33.
  13. Colins RA, Ng TB. Polysaccharopeptide from Coriolus versicolor has potential for use against human immunodeficiency virus type 1 infection. Life Sci. 1997;60:PL383–7.
  14. Nanba H, Kodama N, Schar D, Turner D. Effects of maitake (Grifola frondosa) glucan in HIV-infected patients. Mycoscience. 2000;41:293–5.

Ulteriori fonti:

Adams, Elizabeth L (2008). “Differential High-Affinity Interaction of Dectin-1 with Natural or Synthetic Glucans Is Dependent upon Primary Structure and Is Influenced by Polymer Chain Length and Side-Chain Branching”. The Journal of Pharmocology and Experimental Therapeutics.
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micoterapia e prostata

La stragrande maggioranza degli uomini, nel corso della propria vita, sviluppa almeno un disturbo alla prostata.

Basti pensare che dopo i 50 anni, l’iperplasia prostatica benigna, ossia l’ingrossamento della ghiandola, è una condizione quasi fisiologica o che tantissimi uomini, anche giovani, vanno incontro a prostatite, cioè l’infiammazione della ghiandola.

Tuttavia, nonostante si tratti molto spesso di malattie curabili, non si può nascondere che si associno a vari disagi, che rischiano di compromettere la qualità della vita.

La micoterapia è ottima per contrastare sia i sintomi sia le cause alla base della prostata, riportando l’equilibrio in tutto l’organismo.

I segnali da non sottovalutare con la prostata

L’iperplasia della prostata ostacola lo svuotamento, che rimane incompleto e impatta sulla qualità della vita. In che modo? Lo stimolo impellente di far pipì che costringe a correre in bagno di giorno e anche di notte.

Non sono rari nemmeno la tensione della vescica e il fastidio pelvico.

I funghi più utili

Nel caso in cui un uomo sia soggetto a una o più di queste manifestazioni, è essenziale che si rivolga al medico. L’esperto in micoterapia consiglierà una cura base di almeno tre mesi.

Il fungo più utile per la prostata è il Maitake: gli studi hanno dimostrato che è 10-20 volte più attivo della Serenoa repens, un principio attivo contenuto in molti farmaci tradizionali, tanto che 1 g di Maitake equivale, per l’effetto sulla prostata, a 10-20 g di Serenoa repens.

Insieme al Reishi, il Maitake costituisce uno schema in grado di ridurre l’ingrossamento della ghiandola e di ripristinare il normale flusso urinario. Occorre sapere, infatti, che anche il Reishi è molto potente: inibisce la 5 alfa-reduttasi che trasforma il testosterone in DH-testosterone, una sostanza responsabile dell’ingrossamento della prostata. Inoltre, blocca altre sequenze biochimiche che comportano l’ingrossamento della prostata.

Nei casi più complessi si può aggiungere anche Polyporus, un rimedio particolarmente efficace per la prostata, sia come prevenzione sia come cura.

Fra l’altro, non bisogna dimenticare che questi tre funghi svolgono molte altre azioni utili, per esempio nel rafforzamento delle difese immunitarie, nella lotta alle infiammazioni, nella prevenzione delle patologie cardiovascolari, diabete e nel miglioramento dell’energia e del benessere personale.

Come sempre, per avere risultati, i funghi vanno assunti al dosaggio di due grammi al giorno, per almeno tre mesi assieme a vitamina C.

(fonte: buycare.it)

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Micoterapia

La Micoterapia è la scienza che studia e utilizza i Funghi per migliorare la salute dell’uomo e degli animali.

Agisce sia sulle cause che sui sintomi, riportando le funzioni dell’organismo ad un miglior funzionamento.

 

La natura in tutte le sue manifestazioni è depositaria di poteri che le popolazioni antiche  sapevano riconoscere e interpretare;  molto spesso gli elementi naturali erano venerati e considerati divini. Ogni essere vivente interagisce con l’ambiente attraverso codici energetici che tendono alla condizione di equilibrio; qualsiasi intervento che non rispetti tale equilibrio provoca una rottura dell’omeostasi che inevitabilmente ricade a cascata su tutti gli organismi.

La natura nel suo complesso non è altro che la prima più importante farmacopea conosciuta sin dai tempi antichi ed in particolare alcuni funghi sono da secoli utilizzati come rimedi naturali nelle medicine tradizionali.

A partire dagli anni sessanta istituti di ricerca in Giappone si sono interessati alle proprietà di alcune specie e hanno cominciato a studiarle per verificare se le valenze empiriche potessero avere un fondamento scientifico.

Gli studi successivi hanno stabilito che in alcune specie fungine sono contenuti numerosi composti dei quali si sono verificate le proprietà benefiche.

La micoterapia e i funghi medicinali favoriscono un riequilibrio generale dell’organismo, migliorandone il funzionamento senza causare effetti collaterali e per questi motivi sono definiti adattogeni. Hanno azione aspecifica indipendente dallo stato di salute con effetto lento e progressivo. La combinazione mirata di più funghi, spesso produce un maggiore effetto benefico grazie all’azione sinergica dei diversi composti attivi.

Tutti i funghi medicamentosi hanno la proprietà più o meno marcata di stimolare il sistema immunitario spesso alterato da molteplici stress che riducono le funzionalità dell’organismo e provocano stati di infiammazione cronica con la possibile insorgenza di patologie degenerative. Inoltre l’assunzione quotidiana del fungo associata ad una corretta alimentazione e a uno stile di vita equilibrato, favorisce il recupero o il mantenimento dell’omeostasi, apporta vitalità, tonifica la funzionalità organica e  protegge il metabolismo cellulare.

Consigliata inoltre l’assunzione del fungo in associazione alla vitamina C per favorirne l’assimilazione

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Hericium erinaceus è un fungo noto da oltre 1000 anni nella tradizione medica orientale dove è usato per numerose problematiche di salute.

Hericium erinaceus contiene numerose molecole biologicamente attive con attività anti-infiammatoria, anti-batterica, anti-tumorale e citotossica, e molecole molto particolari a basso peso molecolare, erinacine nel micelio ed ericenoni nel corpo fruttifero, in grado di attraversare la barriera ematoencefalica e di stimolare la sintesi di Nerve Growth Factor (NGF) a livello cerebrale.

Numerosi studi hanno dimostrato la sua capacità di migliorare situazioni infiammatorie gastrointestinali, dalla gastrite alle malattie cronico-degenerative dell’intestino quali IBD, UC e CD.

Molte altre patologie diverse dalla IBD, come le parassitosi e le patologie neoplastiche, coinvolgono il tratto gastroenterico e possono aumentare i livelli di FC.

La Calprotectina è una proteina del gruppo delle S-100 che ha numerose funzioni cellulari. È uno dei principali costituenti del citoplasma dei granulociti neutrofili, ma si trova anche nei monociti e nelle cellule epiteliali.

In corso di infiammazione intestinale, i leucociti attraversano la parete intestinale e rilasciano la calprotectina nel lume intestinale così che possiamo riscontrarla e determinarne la concentrazione attraverso un’analisi delle feci.

La concentrazione di calprotectina fecale (FC = fecal calprotectin) correla con il numero di granulociti che attraversano la mucosa e arrivano al lume  intestinale.

Tale dosaggio può essere molto utile nel distinguere un colon irritabile da una patologia infiammatoria intestinale come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa.

La concentrazione di FC correla con la gravità della condizione clinica e dell’infiammazione, con il livello di attività di patologie come il morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa, e può essere usato per monitorare l’andamento di malattia e per ottimizzare l’intervento terapeutico nei pazienti con patologie croniche e cronico-degenerative intestinali.

Il dosaggio della FC è una strategia diagnostica che può evitare inutile colonscopie, che possono avere rischi associati.

La FC è un marker stabile di infiammazione, (non viene degradata facilmente), è facilmente determinabile con l’analisi delle feci e per questo può essere utilizzata come strumento di screening per identificare pazienti con IBD, distinguendoli da quelli con IBS che non necessitano di colonscopia.

In questo studio osservazionale 56 pazienti, 23 UC, 12 CD, 11 IBD e 10 con situazioni infiammatorie intestinali diverse (carcinoma colo-rettale, mesotelioma peritoneale, e parassiti intestinali), tutti con elevati livelli di FC iniziale (T0) sono stati supplementati per 3 mesi con 2 grammi al giorno (1 grammo prima di pranzo e 1 grammo prima di cena) con una particolare formulazione di  Hericium erinaceuscostituita da 80% di micelio e corpo fruttifero e 20% di estratto idroalcolico (A.V.D. Reform S.r.l., Noceto, Italy). Dopo 3 mesi è stata effettuata la rivalutazione della FC (T3) che era significativamente ridotta in tutti i gruppi. Il gruppo con UC ha evidenziato una riduzione del 74,5%; quello CD del 74,8%; il gruppo con IBD del 75,8% e il gruppo con problematiche miste una riduzione del 70,1%. Tutti i soggetti hanno riportato notevole miglioramento o remissione dei sintomi e miglioramento della qualità della vita.

L’integrazione con questa particolare formulazione di Hericium erinaceus ha portato a un significativo controllo dell’infiammazione, confermato da una importante riduzione dei livelli di FC. Questi  dati forniscono un razionale per utilizzare H. erinaceus come potenziale supporto preventivo e come trattamento complementare di patologie infiammatorie gastro-intestinali.

… per l’articolo completo si rimanda al numero di Ottobre 2018 della rivista Natural 1

La micoterapia è una branca della fitoterapia, di origine cinese, che consiste nel curare diverse patologie tramite l’utilizzo dei funghi.

La micoterapia ha una storia millenaria: la prima testimonianza etnomicologica, la più antica, sinora individuata, risale a un periodo fra i 9.000 e i 7.500 anni fa: un’incisione in una grotta nel sud-est dell’Algeria, che riproduce delle figure in movimento, le quali tengono nella propria mano destra un fungo.

 

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Il Polyporus umbellatus, fungo medicinale noto per le proprietà diuretiche, in realtà possiede molte altre qualità eccezionali, documentate da numerosi studi scientifici.

Storia

In Medicina Tradizionale Cinese il Polyporus umbellatus è indicato per le patologie conseguenti a umidità-ristagno ed è quindi estensivamente usato come diuretico naturale. È stato e viene utilizzato anche per molte affezioni urologiche. Ai gironi nostri, secondo l’Istituto Micologico Tedesco (Mycotroph), il Polyporus umbellatus è il fungo terapeutico con più spiccato tropismo per il sistema linfatico, è utile quindi in tutte quelle situazioni cliniche in cui spicchi il coinvolgimento di tale apparato.

La leggenda del polyporus

Nella Medicina Tradizionale Cinese, il Polyporus umbellatus viene chiamato Zhu Ling ed è considerato un importante diuretico naturale. Il fungo aumenta la produzione di urina e stimola l’escrezione di sodio e cloro, senza però che ci sia una concomitante perdita di potassio, che protegge muscoli e nervi, come avviene con l’utilizzo dei normali diuretici. Riduce la ritenzione idrica e la stasi linfatica, aiutando a ridurre gonfiori ed edemi. È però sconsigliato un suo impiego prolungato nei soggetti che presentano debolezza renale e mancanza di liquidi, in quanto il fungo stimolerebbe un’azione di drenaggio su un organo, il rene, in deficit energetico, incapace di rispondere.

Caratteristiche generali

Il corpo fruttifero si compone di un unico gambo massiccio, biancastro da cui si dipartono varie ramificazioni cilindriche, che a loro volta si suddividono in rami più piccoli, più corti, sull’estremità dei quali si aprono numerosi cappelli sovrapposti e debordanti (a volte più di cento). I cappelli sono del diametro di 2-4 cm, tondeggianti, con l’orlo sottile ondulato, spesso fessurato. La superficie è squamosa e di colore grigio più o meno chiaro o nocciola-giallastro. La faccia inferiore è tappezzata di tubuli bianchi corti che terminano in altrettanti pori rotondi. Il corpo fruttifero, nel suo insieme, può raggiungere i 50 cm di diametro e può pesare anche alcuni chili.

La carne dei cappelli è bianca e tenera mentre quella delle ramificazioni è alquanto fibrosa. Il fungo odora di farina ed è di sapore gradevole. Il Polyporus umbellatus è un fungo commestibile e viene considerato una prelibatezza, purché giovane. Infatti, facilmente si altera e si decompone e in tale stato emana un cattivo odore. Una volto colto, va perciò consumato al più presto. Il Polyporus umbellatus spunta, in folti gruppi, a mazzo, da un corpo bulboso nerastro, lo sclerozio, nascosto nell’humus del bosco nelle vicinanze di vecchi faggi o querce, sopra tronchi d’alberi e su ceppaie. È un fungo saprofita o parassita, commestibile, non molto comune, diffuso nelle zone settentrionali temperate dell’Europa e dell’Asia, nel periodo estivo e autunnale. Si può confondere con la Grifola frondosa che però ha cappelli a forma di ventaglio e gambo laterale.

Componenti generali del Polyporus

Questo fungo contiene ergosterina, acido-alfa-idrossi-tetra-eicosanoico, biotina, oltre a polisaccaridi e polipeptidi vari. È inoltre ricco di Calcio, Potassio, Ferro. Nel fungo sono presenti anche piccole quantità di Sodio e gli oligoelementi Manganese, Rame e Zinco. Contiene poi al suo interno proteine, grassi, carboidrati e fibre vegetali, importantissime per una corretta digestione degli alimenti e come prebiotico per la flora intestinale.

Sostanze bioattive

Il fungo contiene principalmente:

  • Sali minerali:
    • Potassio
    • Ferro
    • Calcio
    • Zinco
  • Acidi grassi insaturi
  • Tutti gli amminoacidi essenziali ed i più comuni non essenziali
  • Poliporusteroni A, B, C, D, F e G
  • Polyporoid A, B e C
  • Ergone (ergosta-4,6,8(14),22-tetraen-3-one)
  • Biotina

Studi scientifici

Dal Polyporus umbellatus sono stati isolati 7 composti triterpenici con importanti attività antiossidanti e con diverse azioni a livello cellulare. L’attività più importante del fungo si esplica come diuretico per il corpo e studi in vitro eseguiti su cavie da laboratorio avvalorano questa sua proprietà. Studi eseguiti in vitro confermano che questo fungo ha importanti proprietà per la cura del benessere dell’organismo che possono essere sfruttati per il trattamento di diverse problematiche che possono colpire l’individuo.

Azione diuretica

L’azione diuretica è stata dimostrata a livello scientifico. È stata infatti isolata una sostanza chiamata ergone (ergosta-4,6,8(14),22-tetraen-3-one) con dimostrati effetti diuretici anti-aldosteronici ed effetti indiretti sul canale ionico Na+/K+. I dati sperimentali dimostrano che ergone aumenta il volume urinario in stati di ritenzione idrica o nei casi di riassorbimento dell’acqua, iatrogeni da mineralcorticoidi. Altre molecole con azione diuretica isolati dal Polyporus sono l’ergosterolo e il d-mannitolo. Gli effetti diuretici del Polyporus a dosaggi diversi sono stati studiati eparagonati agli effetti del furosemide, un diuretico di sintesi. Il vantaggio molto importante del Polyporus è dato dal fatto che, a differenzadei diuretici farmacologici, permette l’eliminazione di sodio e cloro, ma mantiene il potassio a livello intracellulare.

Azione antipertensiva

Il Polyporus agisce regolando la pressione sanguigna, quando l’innalzamento è mediato da un aumento di aldosterone, in situazioni quindi di aumento pressorio da ipervolemia, ossia quando la pressione si regolarizza con i diuretici.

Azione di prevenzione renale e vescicale

Tradizionalmente questo rimedio è stato utilizzato anche per la prevenzione e il trattamento dei calcoli urologici (litiasi renale e vescicale – renella) e per prevenire e trattare nefriti e pielonefriti. Studi su modelli animali (ratti) hanno dimostrato che l’ergone somministrato preventivamente, oltre ad agire come diuretico antialdosteronico, è in grado di proteggere i reni dal danno fibrotico interstiziale iniziale indotto da sostanze chimiche nefrotossiche.

Azione antimicrobica sul tratto genito-urinario

Il Polyporus effettua azione inibitoria nei confronti delle infezioni urogenitali da Chlamydia trachomatis e da micoplasmi (es. Ureaplasma urealyticum), batteri intracellulari, trasmissibili per via sessuale e agenti eziologici di sterilità sia maschile che femminile, delle prostatiti infettive nell’uomo e delle stenosi della cervice uterina della donna. Da un lato sfiamma le mucose vescicali, dall’altro la sua azione di potenziamento immunitario permette di recuperare da situazioni infettive e soprattutto di prevenirle.

Promuove la crescita dei capelli

Uno studio sulla crescita di capelli in scalpi umani in vitro ha dimostrato che basse dosi di fungo (1.28 e 6.4 μg/ml) ne stimolavano in modo

significativo la crescita, mentre alte dosi (4 e 20 mg/ml) la inibivano (Sun et al, 2005).

I componenti bioattivi identificati per questa funzione sono la 3,4 diidrossibenzaldeide, acetosyringe e polyporusterone A e B.

Azione antiossidante

Protegge i globuli rossi dall’emolisi indotta da 2,2-azo-bis(2- amidinopropane)-dihydrochloride (AAPH). L’effetto di inattivazione dei radicali liberi è dose-dipendente. Anche in questo caso sono state isolate le sostanze ritenute le principali responsabili dell’azione antiossidante protettiva nei confronti dei globuli rossi: polyporusterone A e polyporusterone B.

Dati scientifici hanno dimostrato che non solo l’estratto, ma anche il fungo intero è molto efficace nel controllo dei radicali liberi.

Si tratta di un fungo in grado di togliere “umidità” e quindi tossine, in particolare di natura acida.

Migliora la stasi linfatica e l’eliminazione delle tossine dalla matrice. In naturopatia ciò significa ridurre la demineralizzazione conseguente all’acidosi mesenchimale e quindi a risparmiare minerali. I minerali permettono di “strutturare” i tessuti, quindi, con l’assunzione di Polyporus, i capelli si rinforzeranno, la pelle assumerà un aspetto migliore e più tonico, la matrice sarà più “pulita” e il linfatico verrà drenato e favorirà l’espulsione delle tossine ristagnate attraverso la diuresi.

I minerali sono anche cofattori enzimatici, quindi l’attività enzimatica sarà sostenuta con conseguente miglioramento generale del metabolismo e aumento dell’energia vitale.

In assenza di “acidosi mesenchimale” non ci sarà precipitazione del calcio sotto forma di ossalati o urati di calcio a livello urinario e si ridurrà il rischio di renella e calcoli urinari. La vescica e i reni saranno sfiammati e sostenuti nel loro funzionamento.

Non è un semplice diuretico o drenante linfatico. Come tutti i funghi ha sinergie di composti, tra cui polisaccaridi e metaboliti secondari (ergosterolo, ergone, …), in grado di agire sul sistema immunitario migliorandone la funzione; ciò lo rende un rimedio ad azione molto più profonda tanto che è utilizzato di sostegno, come prevenzione e trattamento, nelle infiammazioni e infezioni acute e croniche del sistema genito-urinario sia nei confronti di batteri extra ed endocellulari, che di funghi patogeni e virus.

Per lo stesso motivo sostiene l’organismo in corso di patologie più importanti quali i linfomi e le leucemie e il carcinoma della vescica, che affliggono i tessuti/organi/meridiani da esso sostenuti e tonificati.

Convalidazioni scientifiche

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