La fibromialgia è uno stato patologico caratterizzato da un diffuso dolore muscoloscheletrico, iperalgesia, deterioramento della qualità del sonno, alterato stato dell’umore e difficoltà nella gestione dello stress.

Le cause alla base della sindrome fibromialgica sono ancora poco conosciute, tuttavia recenti studi puntano ad una intossicazione di metalli pesanti tra i vari fattori che deviano il funzionamento del sistema immunitario. Oltre ai metalli, altre intossicazioni ambientali come quelle derivanti da erbicidipesticidi muffa possono scatenare una risposta infiammatoria cronica che è alla base del dolore acuto a carico del tessuto fibroso e connettivo – tendini, legamenti, cartilagine e muscoli.

A complicare il quadro clinico c’è la predisposizione genetica. In particolare persone con mutazioni a carico del gene COMT sembrano maggiormente penalizzate in quanto a dolore e stati di ansia.

Correlazione tra CBD e Fibromialgia

Il beneficio derivante dalla somministrazione degli endocannabinoidi trova riscontro nella letteratura scientifica (dutch study e Israel study). I recettori degli endocannabinoidi sono quelli più numerosi nel nostro organismo.

Essi si dividono in CB1 CB2 presenti nel sistema nervoso centrale e periferico rispettivamente.

Il punto di forza maggiore degli endocannabinoidi è quello di abbassare l’infiammazione sistemica e poiché i recettori si trovano sia nel cervello che in periferia il beneficio è psicosomatico, migliorando sia il controllo muscolare, il dolore e soprattutto promuovendo il rilassamento, la riduzione di stadi di ansia e una migliore qualità del sonno.

Qual è il dosaggio più efficace per un disturbo come la fibromialgia?

La risposta non è univoca e spesso il dosaggio è relativo alla capacità di assorbimento della molecola e alla sensibilità agli endocannabinoidi, che dipende dalla distribuzione e numerosità dei recettori per ogni individuo.

Detto ciò, in un disturbo come la fibromialgia il presupposto base affinché l’olio di CBD eserciti una efficacia è partire da una titolazione del 30%, solitamente 4 gocce. A seconda dell’effetto che esercita, questo dosaggio può essere gradualmente aumentato fino a 8 e successivamente 12 gocce per somministrazione.

Si consiglia, dato l’effetto tangibile su rilassamento e qualità del sonno, di assumerlo di sera un po’ prima di andare a letto. Tuttavia, nel caso in cui gli episodi di dolore ricorrano fortemente durante la giornata si può optare per una distribuzione equa del dosaggio, per esempio 4 gocce dopo colazione, 4 dopo pranzo e 4 dopo cena. Anche in questo caso, bisogna valutare l’effetto individuale su rilassamento e stato d’animo e adattarsi di conseguenza. Se assunto 3 volte al giorno si consiglia di non superare una somministrazione singola di 8-10 gocce (in particolare per l’effetto sul sonno).

È bene sottolineare che all’uso di CBD dovrebbe essere associato un programma nutrizionale che elimini dalla dieta tutte le componenti infiammatorie che possono innescare una risposta di citochine ed inasprire la sintomatologia. Quando la somministrazione dell’olio di CBD è coadiuvata da una selezione di cibi la resa viene massimizzata e i benefici aumentano notevolmente. Infine, a seconda della predisposizione genetica e di altri disturbi – come quelli intestinali che sono tipici di tale disordine – bisognerebbe intervenire con altri fitoterapici, ma sempre in modo naturale.

Dott. Antonio Candela su https://crystalweed.it/

Il dott. Antonio Candela ottiene la sua laurea Magistrale in Biologia dall’Universita Federico II di Napoli con 110 e lode. La sua formazione nel campo delle Neuroscience parte nel 2013 con un master di ricerca di un anno all’Università di Edimburgo e continua nel 2015 con un secondo master all’University College London. Nel 2018 viene a conoscenza dell’approccio di medicina funzionale del dott. Bredesen per l’inversione del declino cognitivo. Lascia la ricerca e comincia ad approfondire il potenziale terapeutico alla base di una dieta mirata e si certifica nell’esecuzione del protocollo Bredesen alla fine del Dicembre 2020.

CBD e sonno

Il CBD è diventato popolare negli ultimi anni per la sua varietà di benefici per la salute e per i suoi usi versatili. È stato dimostrato che aiuta a rilassarsi e ridurre lo stress. Il CBD funziona anche come un modo per migliorare e supportare il benessere su base giornaliera. Può essere un’ottima aggiunta a uno stile di vita sano e un modo per rilassarsi dopo una lunga giornata. Diamo un’occhiata a come il CBD influisce sul corpo e come può essere benefico per il tuo sonno.

IL CBD AIUTA CON IL SONNO

Per capire come il CBD può migliorare il tuo sonno, è utile conoscere un po’ i cannabinoidi (come il CBD) e come funzionano. È noto sulla base della ricerca che il CBD e i cannabinoidi interagiscono con le cellule del cervello e le proteine ​​del corpo. Molecole come il CBD influenzano il sistema endocannabinoide. Questo sistema svolge un ruolo nel mantenimento delle funzioni corporee e nell’aiutare con l’omeostasi. Aiuta a regolare funzioni come il sonno, l’appetito e l’umore, oltre a regolare i ritmi circadiani.

Esistono molti cannabinoidi diversi, potresti aver sentito parlare di alcuni come CBD e THC. È bene notare che il CBD è diverso rispetto al THC. Non provoca effetti psicoattivi come uno “sballo”.

Il sistema endocannabinoide è costituito da una rete di recettori cannabinoidi attorno al cervello e anche nel sistema nervoso centrale. CB1 e CB2 sono i due principali recettori identificati. Quando i cannabinoidi si attaccano a questi recettori, possono influenzare il ciclo sonno/veglia.

Diamo un’occhiata ad alcune delle ricerche su questo argomento.

Il CBD e la ricerca al riguardo sono un campo abbastanza nuovo e emergente. Tuttavia, ci sono già alcuni studi che supportano l’idea che i cannabinoidi possano aiutare a migliorare il sonno.

In uno studio pubblicato sul Permanente Journal , il CBD in forma di capsule è stato testato per vedere se aiutava con l’ansia e il sonno scarso. A 72 adulti con ansia e scarso sonno sono stati somministrati 25 mg di CBD sotto forma di capsule. Hanno anche compilato valutazioni sull’ansia e sul sonno all’inizio dello studio e nel primo mese di assunzione delle capsule di CBD. Dopo solo il primo mese i loro punteggi di ansia sono diminuiti nel 79% delle persone. Anche i punteggi del sonno sono migliorati nel 66% dei partecipanti.

Ci sono stati molti altri studi come questo, e questo  mostra prove che il CBD e i cannabinoidi possono aiutare a migliorare il sonno. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per avere risultati definitivi.

Dopo aver compreso meglio come funziona il sistema endocannabinoide e alcune delle ricerche sul CBD, potresti voler provare tu stesso. O forse l’hai già provato ma vuoi renderlo più una parte coerente della tua routine.

Il CBD è derivato dalla pianta di cannabis e questa estrazione è denominata olio di CBD. Può essere estratto dalla pianta di marijuana o di canapa che sono ceppi diversi della pianta di Cannabis sativa.

Quando si tratta di migliorare il sonno, ci sono una varietà di fattori che possono influenzare il motivo per cui non riesci a dormire. Capire cosa sta succedendo nel tuo corpo e perché non puoi addormentarti o rimanere addormentato è fondamentale per arrivare alla radice del problema. Il sonno è un elemento importante quando si tratta di mantenere una salute ottimale e dovrebbe essere preso sul serio.

L’insonnia è abbastanza comune e se hai difficoltà a dormire, a rimanere addormentato o in generale hai una scarsa qualità del sonno, è bene parlare con il tuo medico o operatore sanitario di fiducia. Lavorare con un esperto e ottenere il supporto di cui hai bisogno è una buona idea.

(Fonte: https://www.endoca.com/lifestyle/how-cbd-enhances-your-sleep)

 

 

Sistema endocannabinoide
Che cos’è il sistema endocannabinoide?

Il sistema endocannabinoide è un regolatore omeostatico chiave del corpo, che svolge un ruolo in quasi tutti i sistemi fisiologici. Per un lungo periodo di tempo è stato trascurato come possibile obiettivo terapeutico, in particolare perché non si sapeva molto delle implicazioni sulla malattia sistematica. Tuttavia, con gli incredibili successi avuti con l’uso della cannabis terapeutica e dei prodotti a base di canapa, in particolare del cannabidiolo (CBD) e dell’acido cannabidiolico (CBDA), molti scienziati stanno spostando la loro attenzione sul sistema endocannabinoide.

Prove più evidenti stanno venendo alla luce, sostenendo la teoria della carenza endocannabinoide clinica sostenuta dal dott.Ethan Russo, in particolare per le malattie come l’emicrania, la fibromialgia e la sindrome dell’intestino irritabile. Dato l’alto numero di malattie che hanno mostrato anomalie nel sistema endocannabinoide come l’epilessia, il cancro e una vasta gamma di malattie neurodegenerative, questa è un’area che sarà senza dubbio esplorata ulteriormente in futuro.

Oltre ai composti derivati ​​dalla cannabis, recentemente è emerso che un’ampia gamma di composti naturali interagiscono con il sistema. Ciononostante, il CBD e il CBDA sono ancora considerati i composti chiave (o quelli che hanno dimostrato la maggiore efficacia fino ad oggi) e l’evidenza del loro valore terapeutico cresce ogni giorno. La ricerca sul CBD e il CBDA sta crescendo rapidamente, ed è stato rivelato un vasto numero di obiettivi farmacologici. Il preciso meccanismo d’azione per entrambi questi composti rimane ancora un mistero, ma le loro caratteristiche farmacologiche forniscono indizi interessanti sul loro funzionamento.

Cannabidiolo: come funziona?

L’azione farmacologica del CBD è molto interessante, in quanto ha un’azione molto limitata sui recettori CB1 e CB2. Tuttavia è in grado di bloccare le azioni dei composti che attivano questi recettori, come il THC. Questa proprietà del CBD è molto importante, in quanto può sopprimere quella psicoattiva del THC. Questo può risultare utile per coloro che usano il THC per il trattamento di condizioni come dolore e spasticità. Ridurre la psicoattività ridurrebbe gli “effetti collaterali” del THC e della cannabis terapeutica, e questo equilibrio può essere controllato somministrando il CBD insieme al THC.

L’enzima amide idrolasi degli acidi grassi (FAAH) è l’enzima responsabile della degradazione intracellulare dell’anandamide, e il CBD ha dimostrato di inibire questo enzima. In questo modo il CBD ripristina i livelli di anandamide (bloccando la sua rottura), ripristinando così la carenza endocannabinoide clinica osservata in molte malattie. Uno studio clinico eseguito con il CBD sulla schizofrenia ha dimostrato che questo composto ha causato un aumento significativo dei livelli sierici di anandamide, e si è pensato che questa fosse la causa dell’evidente miglioramento clinico.

 

Il cbd mostra affinità con i recettori non endocannabinoidi

Il CBD è un composto enantiomerico, e l’enantiomero (-) è risultato significativamente più potente dell’enantiomero (+) nell’inibizione della FAAH. Al contrario, l’enantiomero (+) ha mostrato più affinità per i recettori CB1 e CB2 rispetto all’enantiomero (-). Per questo motivo il (+) – CBD probabilmente servirà meglio se in combinazione con il THC, mentre (-) – CBD potrebbe essere sfruttato per trattare la carenza di endocannabinoidi. Gli studi hanno rivelato che il CBD ha affinità con alcuni Transient receptor potential channels (TRP channels), il che amplia la portata delle malattie che il CBD può guarire. Il CBD ha dimostrato di desensibilizzare (smorzare l’attività del recettore) i canali TRPV1, TRPV2, TRPV3, TRPV4 e TRPA1.

Questi recettori sono altamente attivi negli stati di dolore in una vasta gamma di malattie. Il CBD ha anche dimostrato di essere un antagonista del recettore TRPM8, che è un altro interessante bersaglio recettore per il trattamento del dolore – in particolare l’allodinia. Al di fuori del sistema endocannabinoide, il CBD si rivolge anche ai recettori di segnalazione neurale chiave come il 5-HT1a e il 5-HT3a. Sebbene non si sappia molto sulle implicazioni di questi recettori nella malattia, si ritiene che siano fortemente implicati in malattie come l’epilessia e in numerosi disturbi ansiosi.

Acido cannabidiolico (cbda): il precursore con un ruolo importante.

Il CBDA è il precursore acido del CBD. La conversione avviene convenzionalmente da una reazione attivata dal calore, che porta alla rimozione del gruppo carbossile dal CBD. Poiché l’interazione del CBDA con il sistema endocannabinoide è piuttosto limitata, è spesso trascurato come composto terapeutico. Tuttavia, ha una serie di interessanti recettori bersaglio che sono molto importanti per un certo numero di malattie. Proprio come il CBD, il CBDA desensibilizza i recettori TRPV1, TRPV3, TRPV4 e TRPA1.

Ciò suggerisce che potrebbe avere proprietà promettenti per il trattamento degli stati del dolore che derivano da una serie di malattie e che spesso stimolano l’attività in questi recettori. Il CBDA ha poca affinità con gli altri recettori del sistema endocannabinoide, ma inibisce i mediatori dell’infiammazione chiave come il COX-1 e COX-2. In particolare, è di una certa importanza la sua azione sul COX-1, in quanto recenti ricerche hanno suggerito che questo enzima può essere un obiettivo promettente per ridurre le convulsioni.

Il COX-2 invece è un enzima responsabile di una vasta gamma di processi infiammatori nel corpo, e l’inibizione di questo enzima può aiutare a trattare i sintomi di numerosissime malattie, dato che l’infiammazione è una costante comune nella maggior parte dei disturbi. Inibendo questi enzimi, potrebbe essere in grado di avere le stesse azioni di altri farmaci con meccanismo simile di azione, quali ad esempio l’acido acetilsalicilico (Aspirina), il naprossene, l’ibuprofene e la tolmetina.

Molecole di azione sinergica

Molte testimonianze hanno dimostrato che il CBD e il CBDA funzionano meglio se in combinazione, specialmente per malattie come l’epilessia. Sono necessarie azioni combinatorie di questi composti, perché le malattie sono spesso causate dalla errata regolazione di più sistemi fisiologici nel corpo. Gli scienziati che studiano la fisiopatologia di queste malattie possono imparare da questi risultati, chiarendo ulteriormente i meccanismi della malattia. Il CBD e il CBDA hanno incredibili proprietà terapeutiche, in particolare perché completano l’attività l’uno dell’altro.

Dati molto recenti hanno rivelato che gli acidi cannabinoidi (come il CBDA) possono aiutare l’assorbimento e il metabolismo del CBD o di altri fitocannabinoidi. Inoltre, la somministrazione di CBDA con il CBD diminuisce la quantità di CBD necessaria per raggiungere lo stesso livello di efficacia.

Fonte: https://www.endoca.com/it/tutto-sul-cbd/cosa-e-il-sistema-endocannabinoide

Le Proteine di canapa in polvere sono un supplemento proteico utilizzabile sia da vegetariani che da onnivori, per aumentare l’introito proteico giornaliero.

Grazie alla loro elevata digeribilità, le proteine della canapa costituiscono una fonte superiore rispetto alle classiche proteine in polvere. Inoltre, le speciali proprietà della pianta si riflettono su un generale miglioramento del sistema immunitario e del fegato, oltre a una migliore resistenza alla fatica.

La canapa è la varietà di cannabis quasi totalmente, se non completamente, priva di THC: il famoso principio attivo responsabile degli effetti psicotropi derivanti da un suo consumo.

La canapa è, per tale ragione, la più indicata ad essere impiegata sia per scopi alimentari che per scopi medici.

I semi della canapa, a partire dai quali si ottengono le omonime proteine in polvere, sono composti per il 45% da olio, per il 35% da proteine e per il 10% da carboidrati.

Ci sono, oltre a tutto ciò, anche molti benefici nutrizionali, sostenuti da numerose pubblicazioni . Oltre al semplice contenuto proteico, le proteine in polvere della canapa spesso includono altri due componenti che favoriscono una buona salute.

Fibre

La canapa contiene sia fibre solubili che insolubili e la maggior parte dei suoi prodotti proteici contiene circa 10 grammi per porzione.

La fibra solubile nella proteina della canapa è una fonte di batteri intestinali utili che hanno dimostrato di aiutare a regolare lo zucchero nel sangue. La fibra insolubile aiuta il corpo a far transitare i rifiuti attraverso il tratto intestinale.

E’ anche riempitiva, rendendo le proteine della canapa una scelta eccellente per sostituire un pasto con uno shaker. A tal proposito, possono essere una scelta migliore delle proteine del siero di latte, che non contengono praticamente alcuna fibra.

Grassi buoni

Le proteine della canapa presentano generalmente tre grammi di grassi per porzione, derivanti da acidi grassi omega-3 e omega-6, che sono stati riconosciuti per sostenere la salute del cuore.

Gli omega-3 sono difficili da trovare in fonti non ittiche, e l’alto contenuto di acido stearidonico della canapa (un tipo di omega-3) le rende una buona alternativa per coloro che non mangiano pesce.

I semi della canapa contengono il bilancio ideale (3:1) di Omega 3 e Omega 6, molecole lipidiche che contribuiscono a migliorare il sistema cardiovascolare.

Più nello specifico, le proteine in polvere della canapa contengono acido linoleico (omega 3) che come è stato dimostrato da alcuni studi [1] , aiuta a prevenire cardiopatica coronarica.

Altra importante caratteristica, sempre per merito delle fibre, sono i ridotti livelli di colesterolo LDL e la migliore gestione dei grassi che tendono ad essere utilizzati per scopi energetici a breve termine che ad accumularsi.

Altri benefici

Secondo uno studio annuale pubblicato nel 2008 [2], le proteine dei semi di canapa possono avere effetti benefici contro la sensazione di fatica e migliorare il sistema immunitario.

In uno studio controllato, dei topi ai quali sono state somministrate delle proteine della canapa in polvere, hanno mostrato miglioramenti nella durata della loro capacità di nuoto e nella concentrazione di acido lattico nei muscoli (che diminuiva, consentendo uno sforzo prolungato).

Un altro studio, pubblicato nel 2011 in “Molecular Nutrition & Food Research” ha scoperto che una dieta affiancata dall’assunzione di proteine della canapa e di soia (nell’esperimento sono citate anche quest’ultime) è capace di migliorare le funzioni del fegato e di abbassare l’ipertrofia cardiaca.

I semi e l’ olio di semi di Canapa sono considerati, inoltre, un ottimo alleato nella riparazione del DNA:

-hanno il perfetto rapporto 3: 1 di acidi grassi ,Omega 6 e Omega 3, necessari per il corpo umano,

-dispongono di vitamina A, B1, B2, B3, B6, C, D ed E. ;

-contengono antiossidanti, proteine, carotene, fitosteroli, fosfolipidi, così come un certo numero di minerali tra cui calcio, magnesio, zolfo, potassio, ferro, zinco e fosforo.

Tutti questi nutrienti,se assunti giornalmente nella propria dieta alimentare, giocano un ruolo importantissimo nel mantenere il nostro organismo in salute e senza squilibri di alcun genere, ma quello che più di tutti può fare la differenza nella riparazione del DNA, è la proteina.

I semi di Canapa hanno un alto contenuto di proteine, di cui il 65% di Edestina e 35% Albumina.

Questo contenuto eccezionalmente alto di Edestina combinato con l’Albumina, rende immediatamente disponibili tutti gli amminoacidi presenti, in una proporzione perfetta per assicurare al nostro corpo i mattoni necessari alla costruzione delle immunoglobine, gli anticorpi, il cui compito è di respingere le infezioni prima che si presentino i sintomi di una malattia.

Come usare gli integratori proteici a base di canapa

Un individuo sedentario necessita circa di 0.8 g di proteine per Kg di peso corporeo al giorno. La percentuale è più elevata nel caso si pratichi un’attività fisica regolarmente, fino ad arrivare anche a 1,5-1,7 g/kg  giornalieri. Inoltre, per vegetariani e vegani, può risultare più difficile raggiungere il proprio fabbisogno proteico rispetto a chi segue una dieta onnivora.

Uno dei motivi principali è che le proteine vegetali sono meno digeribili rispetto a quelle animali.

La quantità da assumere, dipende dalle vostre personali esigenze ma le dosi consigliate sono di 1-2 misurini, da 25-30 g l’uno, al giorno.

Le proteine in polvere della canapa non presentano particolari limitazioni e sono utilizzabili come qualsiasi altro integratore proteico in commercio.

I modi per assumerle sono molteplici, a cominciare dai famosi shaker proteici fino ad arrivare a gustosi frullati e yogurt a base di canapa.

Ricordo che il giusto non incide molto, quasi tutte le proteine in polvere sono abbastanza neutre e ciò consente una certa manipolazione e versatilità d’uso.

Fonti

  1. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4153275/
  2. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18589601

 

“Nessun alimento vegetale può essere paragonato ai semi di canapa per quanto riguarda il valore nutritivo. Mezzo chilo di semi di canapa, fornisce tutte le proteine, gli acidi grassi essenziali e la fibra necessari alla vita umana per due settimane”. Dott. Uso Erasmus

Vedi anche la pagina CANAPA

Il Sistema Endocannabinoide è stato scoperto negli anni ’60 durante lo studio degli effetti del THC, la molecola psicoattiva della Cannabis, sul sistema nervoso. Nonostante il Sistema Endocannabinoide rivesta un ruolo chiave in moltissime funzioni, una vera e propria ricerca è cominciata a partire dagli anni ’90 fino ad arrivare al giorno d’oggi.

Gli studi scientifici hanno messo in evidenza due recettori: il CB1 e il CB2. 

Il CB1 è un recettore di membrana che si trova nel Sistema Nervoso Centrale in due zone che controllano il comportamento alimentare: la zona mesolimbica, legata al piacere di assumere cibo gustoso, alcool, nicotina e droghe, e la zona ipotalamica, legata alla produzione di molecole che regolano l’apporto di cibo. In seguito, i recettori CB1 sono stati trovati anche negli organi che controllano il metabolismo, come il tratto gastro-intestinale, il fegato, il pancreas endocrino, il tessuto adiposo e il muscolo scheletrico.

Il CB2 invece è un recettore coinvolto nel metabolismo dell’osso e ha la capacità di modulare la risposta immunitaria.

Dalla presenza di questi recettori, si arrivò ben presto alla conclusione che dovevano esistere anche delle molecole prodotte dal corpo che vi si legassero. Vennero quindi scoperti gli endocannabinoidi ( o cannabinoidi endogeni), rappresentati da molecole di derivazioni lipidica molto simili ai cannabinoidi esogeni (o fitocannabinoidi) della Cannabis. Fu subito chiaro quindi che l’organismo è dotato di un vero e proprio Sistema Endocannabinoide che si occupa di sintetizzare, o al contrario, di smaltire questi composti.

A differenza degli ormoni tradizionali e dei neurotrasmettitori che vengono immagazzinati in vescicole secretorie fino al momento del rilascio, gli endocannabinoidi sono sintetizzati e rilasciati sul momento e degradati subito la loro azione. Il Sistema Endocannabinoide agisce quindi su richiesta, esercitando le sue azioni solo dove e quando necessarie.

Il Sistema Endocannabinoide si basa su meccanismi intra-neuronali diversi da quelli dei normali neurotrasmettitori. Ecco perché è coinvolto sia nel controllo dell’appetito sia in molte altre funzioni fisiologiche correlate alla risposta allo stress e al mantenimento dell’omeostasi.

Gli endocannabinoidi hanno proprietà neuro-protettrici, sono in grado di regolare l’attività motoria e della memoria. Inoltre, il Sistema Endocannabinoide è coinvolto nella modulazione della risposta immunitaria, infiammatoria, endocrina ed esercita anche un’azione antiproliferativa.

Gli endocannabinoidi influenzano sensibilmente anche il sistema cardiovascolare e quello respiratorio, controllando il ritmo cardiaco, riducendo la pressione arteriosa e favorendo la  bronco-dilatazione.

Da un punto di vista nutrizionale, lo studio del sistema endocannabinoide è utile per comprendere il crescente fenomeno delle malattie metaboliche e dell’obesità legate ad uno stile di vita ed ad un’alimentazione poco sana che nel tempo sfociano in sovrappeso, diabete, dislipidemie, disturbi cardio-circolatori, ipertensione, infarti e ictus.

In condizioni fisiologiche gli endocannabinoidi vengono rilasciati durante il digiuno e promuovono la spinta a nutrirsi, riducendosi una volta esaurita l’assunzione di cibo e confermando che gli endocannabinoidi sono prodotti su richiesta.

Il Sistema Endocannabinoide modula, inoltre, i circuiti del piacere, fra cui l’appetito. Il cibo ingerito svolge un’azione sulle fibre nervose della dopamina, degli oppioidi, della serotonina e della noradrenalina, le quali connettono rombencefalo e mesencefalo all’ipotalamo per modulare l’azione di appetito e sazietà.

Da un lato c’è quindi una forte correlazione tra i livelli limbici di endocannabinoidi e dopamina e l’aumentato desiderio verso il cibo gustoso. Dall’altro lato però livelli costantemente elevati di endocannabinoidi, provocando un aumento del desiderio di cibo e quindi di gratificazione, continuano ad attivare il Sistema Endocannabinoide, che richiama altro cibo e che favorisce lo stoccaggio dei grassi.

La capacità di immagazzinare i grassi da parte delle cellule adipose aumenta e questo contribuisce al sovrappeso, all’obesità e ai disturbi metabolici già descritti.

Nella pratica clinica quotidiana è importante capire se la persona ha un comportamento alimentare regolare oppure se utilizza il cibo come gratificazione, al pari di qualsiasi altra dipendenza come fumo, droghe e alcool. In quest’ultimo caso il Sistema Endocannabinoide è molto più attivo della norma e questo sembra essere correlato all’obesità viscerale. Nelle forme più gravi, il Sistema Endocannabinoide diventa anche bersaglio dei farmaci che interferiscono con questa iperattivazione bloccando i recettori CB1, considerati utili per il trattamento dell’obesità e dei relativi fattori di rischio cardiometabolico (fonte: Veronica Pacella in www.enecta.com)

In parole semplici, la carenza di endocannabinoidi (CECD) è una condizione in cui il corpo produce una quantità inferiore di cannabinoidi rispetto a ciò che è essenziale per vivere una vita sana. La teoria sostiene inoltre che c’è una linea di malattie che può essere causata da questa carenza sottostante nel corpo.

Fu il Dr. Russo a inventare questa teoria, credendo che non fosse solo una deficienza limitata a condizioni come IBS, emicrania e fibromialgia – malattie che la medicina moderna non è ancora riuscita a spiegare pienamente – ma considerò che includeva il seguente:

  • MS (sclerosi multipla)
  • Parkinson
  • malattia di Huntington
  • Depressione
  • Insufficienza neonatale a prosperare
  • Fibrosi cistica
  • Glaucoma
  • dismenorrea
  • Spreco fetale inspiegabile (aborti ripetitivi)
  • Disturbo da stress post-traumatico (PTSD)
  • Malattia bipolare

Fonti:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18773754

http://www.giornaledicardiologia.it/allegati/00669_2008_04/fulltext/S1-4_2008_10%2074-82.pdf

 

 

Nessun alimento vegetale può essere paragonato ai semi di canapa  per quanto riguarda il valore nutritivo. Mezzo chilo di semi di canapa fornisce tutte le proteine, gli acidi grassi essenziali e la fibra necessari alla vita umana per due settimane.

 

L’olio di semi di canapa è un alimento naturale che si ricava per spremitura a freddo dei semi biologici della canapa meglio conosciuta con il nome botanico Cannabis Sativa.
La canapa è tra gli amenti vegetali con il più alto valore nutrizionale, particolarmente ricco di poteine (20-25 %).

Tali proteine contengono tutti e nove gli amminoacidi essenziali in una combinazione proteica unica in tuo il mondo vegetale, fornendo così al nostro corpo la base su cui creare a e potei ne come per esempio le immunoglobuline o anticorpi. Gli anticorpi costituiscono il nostro sistema di difesa, respingono le infezioni prima ancora che arrivino i primi sintomi percepibili.
Il seme della canapa contiene anche una frazione gassa (34-35%o) di ottima qualità, costituita per il 70-75%o da omega-6 e omega-3 o acidi gassi essenziali (Essential Fatty Add = EFA), ossia il nostro corpo non è in grado di forma Mi da solo, quindi dobbiamo necessariamente introdurli con la dieta. Omega-6 e omega-3 dovrebbero essere assunti in una proporzione ideale di 3:1 tino a 5:1, se non vene rispettato questo rapporto si possono sviluppare sintomi di carenza e malattie sene, o al contrario accumulo di prodotti intermedi che ostacola il metabolismo degli acidi gassi.

L’olio di semi di canapa è correttamente equilibrato poiché contiene omega6-omega3 nel rapporto ottimale di 3 a 1, ideale come integratore senza promuovere l’accumulo di foli componenti.
Inoltre, è considerevole anche il contenuto di va mi ne e minerali presenti nell’olio di semi di canapa, va mina A, E (antiossidanti naturali),PP, C, e va mi ne del gruppo B, calcio, magnesio e potassio ecc.

L’olio di canapa rappresenta un rimedio basilare è, cioè, un amento che per sua natura può ottimizzare la sposta del sistema immunitario come prevenzione ma anche come rimedio per malattie alla cui origine c’è la reazione infiammatoria.

Il mondo scientifico ammette la straordinaria importanza del consumo adeguato di acidi gassi essenziali omega6-omega3 e la ricerca è ancora in continuo sviluppo. E’ sa to dimostrato che la somministrazione giornaliera di olio di semi di canapa abbassa nel sangue i livelli di colesterolo e di trigliceridi, oltre ad avere una importante funzione protettiva sul muscolo cardiaco dopo un danno, quale per esempio un infarto.

Infine, l’olio di canapa contiene anche piccole quantità di molte altre sostanze benefiche o persino essenziali.

Da menzionare:
I fitosteroli che ostacolano l’assorbimento del colesterolo e quindi abbassano i livelli di colesterolo nel sangue.
I fosfolipidi, conosciuti come lecitina, che sono essenziali per l’integrità delle membrane cellulari, iuta no a digerire i gassi e migliorano il loro utilizzo da parte del fegato.
I caroteni, che sono i predecessori della va mina A, necessari per crescita e per la vista.

La presenza di queste sostanze nutritive nell’olio di semi di canapa sostiene, inoltre, la sua reputazione come amento osco che fornisce una vasta gamma delle sostanze nutritive di cui il nostro corpo necessita, in un insieme bilanciato e gradevole al palato.

L’olio di canapa può essere considerato un “vaccino” nutrizionale, nel senso che ha tutti i benefici di un amento protettivo se introdotto quotidianamente con la dieta.
Recenti sudi scientifici hanno dimostrato come la canapa possa “aiutare” naturalmente molte patologie in quanto vanta diverse proprietà terapeutiche, per esempio nel dolore (a livello muscolare e nervoso), come antinfiammatorio e nelle allergie.

Attualmente sono in corso sudi per valutare eventuali effetti terapeutici della canapa sulle malattie della pelle tra le quali la psoriasi.

Fonte: Dott.ssa Antonella Chiechi – Medico Chirurgo – Specialista in Endocrinologia (Roma)

La canapa alimentare, un cereale poco usato nella nostra tradizione alimentare, ha delle proprietà nutritive molto importanti e può essere utilizzata in sostituzione del frumento nei regimi alimentari per celiaci. Le proprietà nutritive la rendono un alimento molto nutriente, ricco di proteine vegetali e di aminoacidi essenziali, adatto a chiunque voglia seguire una dieta sana.

Il benessere salutare è uno dei bisogni fondamentali dell’umanità. Eminenti scienziati e medici considerano la canapa come una delle piante più nutrienti al mondo. La resilienza e la densità dei valori nutrizionali dei suoi semi è unica.

Il risultato è una vasta gamma di prodotti che ci nutrono, promuovono la nostra salute, hanno proprietà curative e proteggono la natura.

Non solo gli ingredienti contenuti nella canapa la rendono una delle fonti di cibo più sano e più nutriente che madre natura ci dona.

Piuttosto è il rapporto degli acidi grassi insaturi contenenti tramite loro: come nel corpo umano anche nei semi gli acidi grassi essenziali Omega 3 e Omega 6 stanno in un rapporto di 3:1, che non è ideale solo per il metabolismo umano, ma anche raro negli oli vegetali.

La canapa contiene tutti i minerali, vitamine, oligoelementi, fibre alimentari e amminoacidi essenziali per l’organismo umano.

Questi sono essenziali per il processo metabolico, per il trasporto e lo stoccaggio ottimizzato di tutte sostanze nutritive.

La canapa convince anche per il suo gusto: il sapore leggermente nocciolato in forma di semi, olio o farina fa la base per molti piatti deliziosi.

L’olio di canapa non solo è impiegato per condire insalate, preparare pietanze e sughi, ma anche nel campo della fitocosmesi per realizzare prodotti cosmetici a base di canapa come: creme, unguenti, lozioni per il corpo e saponi.

L’olio è un ottimo cosmetico naturale ad azione anti-age, utile per eczemi, pelli secche e poco nutrite.

Un buon olio (meglio se da agricoltura biologica) è perfetto anche per massaggiare la pelle dopo un bel bagno caldo, da unire da unire con qualche goccia di olio essenziale profumato; un ottimo rimedio naturale per idratare la pelle e renderla luminosa.

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Nessun alimento vegetale può essere paragonato ai semi di canapa per quanto riguarda il valore nutritivo. Mezzo chilo di semi di canapa fornisce tutte le proteine, gli acidi grassi essenziali e la fibra necessari alla vita umana per due settimane.

E’ stato dimostrato che la somministrazione dell’olio di semi di canapa è efficace per la cura di diverse patologie.

L’uso quotidiano di olio di canapa (circa 4/5 cucchiaini al giorno) fa diminuire rapidamente gli eccessivi livelli nel sangue di colesterolo LDL (quello “cattivo”) e di colesterolo totale, riducendo così anche il rischio di trombosi e abbassa, inoltre, i livelli di trigliceridi nel sangue.

L’assunzione dell’olio di canapa, in sostituzione di altri oli, aiuta a prevenire e a ridurre l’arteriosclerosi ed altre malattie cardiovascolari perché mantiene più elastiche le pareti dei vasi sanguigni ed evita l’accumulo di grasso nelle arterie.

Viene usato anche per la prevenzione e per la cura dell’artrosi e dell’artrite reumatoide e di altre malattie infiammatorie come l’infezione cronica della vescica, la colite ulcerativa, il trattamento del colon irritabile e del morbo di Crohn.

Utilissimo per la sindrome premestruale e nella menopausa; combatte l’osteoporosi e viene impiegato per curare problemi di apprendimento, deficit della memoria, difficoltà di concentrazione e mancanza di attenzione, depressione cronica e depressione post-parto.

L’olio di canapa è impiegato, inoltre, nella cura di malattie asmatiche e affezioni respiratorie, sia delle basse che delle alte vie respiratorie.

Per la pelle: Data la sua potentissima azione antinfiammatoria, quest’olio è ottimo per molti problemi della pelle come: psoriasi, vitiligine, eczemi, micosi, irritazioni da allergie, dermatiti secche e per tutte le infiammazioni o irritazioni localizzate. Può inoltre migliorare le condizioni della pelle affetta da acne.

Oltre che all’assunzione per bocca, si applica anche direttamente sulla zona da trattare per ridurre i pruriti e le infiammazioni. Efficace anche per la cura dei funghi alle unghie (onicomicosi).

Con i derivati di questa pianta straordinaria si può spaziare dal settore edile a quello cosmetico, passando dall’ abbigliamento ai combustibili, giungendo fino al mondo della canapa alimentare.

Se ne sono accorti in tanti e l’informazione cresce, soprattutto grazie ad associazioni nate sul territorio italiano, nonostante le barriere istituzionali proibizioniste e il pregiudizio diffuso. Una di queste associazioni è Canapuglia, lo straordinario motore di rinnovamento sociale no profit sorto a Conversano, in provincia di Bari. Il team di Canapuglia informa a trecentosessanta gradi sull’universo della canapa e si occupa principalmente di ricerca e promozione, specialmente in campo alimentare.

E’ anche per merito loro se oggi sappiamo come olio e semi di canapa facciano bene alla nostra condizione fisica. E’ anche grazie al loro prezioso lavoro se il Ministero della Salute, con una circolare del 22 maggio 2009, ha sancito i benefici di questo seme e dei suoi derivati nelle abitudini alimentari degli esseri umani e animali.

Prendiamo in esame un dato fornito dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità): per prevenire l’insorgere delle più comuni malattie moderne – colesterolo alto, trigliceridi nel sangue e diabete, per citarne alcune -, essa raccomanda l’assunzione di acidi grassi polinsaturi omega 3 e omega 6 in una proporzione variabile da 4/1 a 6/1. Fino a poco tempo fa, era risaputo che soltanto l’olio di pesce (opportunamente trattato) contenesse un rapporto di 3/1, cioè piuttosto vicino al fabbisogno giornaliero.

I semi di canapa rientrano nella categoria di canapa alimentare, è bene ricordare che non contengono mai THC al loro interno – questa è una prerogativa delle infiorescenze femminili – includono naturalmente acidi grassi essenziali, e racchiudono in sé la stessa proporzione dell’olio di pesce.
Dal seme di canapa spremuto a freddo si ricava un olio ottimo per il condimento e se lo si abbina a quello di oliva, si giunge al rapporto perfetto per preservare la salute da pericolose patologie.

Non solo: possono essere messi a punto integratori alimentari nutraceutici (cioè nutrizionali e farmaceutici) senza ricorrere a sintesi chimiche dalle quali un organismo può essere ulteriormente “aggredito”. Se il seme viene invece decorticato, privandolo perciò di una parte che lo riveste, se ne possono apprezzare le qualità altamente proteiche: nel suo cuore “vivono” i venti amminoacidi, le molecole che compongono proprio le proteine. Tale aspetto è un fatto eccezionale per un vegetale, poiché di norma concentrazioni così alte sono una “prerogativa della carne” (cruda).

Un’altra straordinaria qualità risiede nella farina di semi di canapa; essa non contiene glutine, perciò è indicata per la produzione di pasta e derivati destinati a coloro i quali si trovano a fare i conti con la celiachia (intolleranza cronica alla presenza di glutine).

Della canapa non si butta via nulla: oltre al seme, anche le foglie e i fiori della pianta possono essere impiegati in ambito nutrizionale. Da questi si ottengono tisane, dell’ottima birra, caramelle. Insomma: è il caso di strizzare l’occhio a un simile regalo della natura, messo a nostra disposizione da sempre.