selenio e iodio per la tiroide

Iodio e Selenio rappresentano due microelementi entrambi fondamentali per il corretto funzionamento della ghiandola tiroidea.

Lo Iodio, in quanto componente strutturale degli ormoni tiroidei, è indispensabile per garantire la sintesi di T3 e T4 in quantità sufficienti, mentre il Selenio svolge un ruolo fondamentale nei meccanismi antiossidanti di difesa della tiroide contro i danni indotti dai radicali liberi e nel metabolismo periferico degli ormoni tiroidei. A livello tiroideo, il Selenio e lo Iodio operano dunque in sinergia, per cui garantire sempre un apporto ottimale di questi due micronutrienti è fondamentale per mantenere una normale funzione tiroidea. Laddove, per svariate ragioni, la quota integrata con l’alimentazione non dovesse essere sufficiente a coprire il fabbisogno giornaliero di questi microelementi, gli esperti consigliano il ricorso a specialità nutraceutiche che contengano questi principi attivi in forma concentrata.

CHE COS’E’ IL SELENIO?

Il Selenio (Se) è un oligoelemento la cui presenza è fondamentale per garantire il corretto funzionamento della ghiandola tiroidea[1]. La tiroide ha la più alta concentrazione per grammo di questo elemento, rispetto a qualsiasi altro tessuto o organo dell’organismo. A livello tiroideo il Selenio funge da cofattore di un gruppo molto importante di enzimi noti come Selenoproteine[2]; tra questi troviamo:

1. Glutatione perossidasi (GPx): il più importante enzima endogeno ad azione antiossidante, in grado di:

neutralizzare l’eccesso di Perossido d’idrogeno (H2O2) che si viene a formare in sede tiroidea durante il processo di sintesi degli ormoni tiroidei;
ridurre la morte cellulare per apoptosi dei tireociti;
modulare la sintesi della Tireoglobulina (TG) e degli Ormoni tiroidei (T4, T3);
2. Desiosasi (D1, D2 e D3): enzimi responsabili della conversione del T4 (Ormone inattivo) nel T3 (ormone attivo).

3. Tioredoxina reduttasi (TR): altro importante enzima ad azione antiossidante

A bassi livelli ematici di Selenio, corrisponde pertanto:

un aumento dello stress ossidativo, con conseguente iperproduzione di autoanticopri (Anticorpi anti-TPO e Anticorpi anti- Tireoglobulina) che vanno ad attaccare le strutture tiroidee provocando la morte dei tireociti (le cellule della tiroide) con progressiva sostituzione del tessuto ghiandolare con tessuto fibroso[3-5];
una minore efficienza di conversione dell’ormone tiroidei inattivo (T4), nella sua forma biologicamente attiva (T3), con conseguente rischio di ipofunzione ghiandolare[3-5].

La supplementazione di Selenio è dunque utile per:

– preservare l’integrità strutturale della tiroide, proteggendo le strutture tiroidee dai danni indotti dai radicali liberi e modulando il processo infiammatorio autoimmune, con conseguente riduzione del titolo autoanticorpale e della fibrosi ghiandolare (necrosi dei tireociti)[6].
– aumentare l’efficienza di conversione dell’fT4 nell’ormone attivo fT3[6].

CHE COS’E’ LO IODIO?

Lo Iodio è un oligoelemento di fondamentale importanza per garantire il corretto funzionamento della ghiandola tiroidea[7]. La dose giornaliera di iodio raccomandata per gli adulti è pari a 150 mcg/die (valore di riferimento europeo). La presenza di adeguate quantità di Iodio a livello tiroideo rappresenta il fattore limitante per garantire la sintesi di ormoni tiroidei in quantità sufficienti[8]. In età adulta la principale manifestazione clinica della carenza iodica è rappresentata difatti dall’Ipotiroidismo, spesso associato a Gozzo e/o Patologia nodulare[8]. L’organismo cerca di adattarsi alla condizione di iodio-deficienza, mettendo in atto dei meccanismi il cui scopo è quello di preservare il più a lungo possibile lo stato eutiroideo[9]:

  • aumento della captazione dello Ioduro
  • incremento della produzione e della secrezione del T3 rispetto al T4
  • aumento della conversione periferica T4 → T3
  • aumento delle dimensioni della ghiandola tiroidea (Gozzo).

Di conseguenza, il pattern ormonale caratteristico in corso di Iodio deficienza sarà: TSH aumentato e bassi livelli di T4; il T3 può essere normale o ridotto a seconda del grado di Iodio-deficienza.

IODIO E SELENIO PER IL BENESSERE DELLA TIROIDE

A livello tiroideo lo Iodio e il Selenio operano in sinergia per garantire il giusto funzionamento della ghiandola tiroidea[10]; lo Iodio è difatti essenziale per la corretta sintesi degli ormoni tiroidei, mentre il Selenio gioca un ruolo fondamentale nei meccanismi di difesa della tiroide dai danni indotti dai radicali liberi e nel metabolismo periferico degli ormoni tiroidei[11]. Ne deriva dunque che la carenza di Selenio può esacerbare alcuni degli effetti della carenza iodica, aumentando lo stress ipotiroideo sulla ghiandola tiroidea. In animali da esperimento carenti di entrambi gli oligoelementi si è visto ad esempio che i livelli intra-tiroidei di T4 e di T3, nonché lo Iodio totale intra-tiroideo, erano significativamente inferiori che nei ratti carenti di solo Iodio[12,13]. Analogamente, ratti con deficit combinato di Selenio e Iodio avevano ghiandole tiroidee più grandi e concentrazioni plasmatiche di TSH più elevate rispetto ai ratti solo Iodio-deficienti[12,13]. Questo accade perchè, quando l’apporto di iodio è insufficiente, si assiste ad una diminuzione dei livelli sierici di T4, con conseguente incremento compensatorio della produzione di TSH da parte dell’ipofisi. L’eccesso di TSH si traduce in un’iperstimolazione della ghiandola tiroidea e quindi in una sovrapproduzione di H2O2. Se tuttavia il Selenio è disponibile in quantità sufficienti, la carenza iodica innesca una maggiore produzione di Glutatione perossidasi e Tioredoxina reduttasi e dunque un miglioramento dell’attività antiossidante. In caso di deficienza combinata invece l’eccesso di perossidi non viene compensato da un aumento dell’efficienza dei sistemi antiossidanti, per cui i perossidi in eccesso vanno ad attaccare le strutture cellulari dei tireociti causandone la necrosi, con conseguente ingrossamento, fibrosi e ipofunzione ghiandolare. Allo stesso modo, la sola supplementazione di Iodio, in presenza di Selenio-deficienza, può esacerbare il danno alle strutture tiroidee indotto dai perossidi, a causa di una ridotta attività degli enzimi antiossidanti.

La deficienza combinata di Selenio e Iodio causa profonde alterazioni anche a carico del metabolismo periferico degli ormoni tiroidei, attraverso modulazioni dell’attività delle Desiodasi. Come discusso poc’anzi, nella carenza iodica la sintesi di T4 è inibita, mentre le concentrazioni plasmatiche di T3 vengono mantenute costanti grazie ai meccanismi compensatori tiroidei che agiscono aumentando la sintesi e la secrezione del T3 rispetto al T4[14] e aumentando la conversione intratiroidea di T4 per dare T3[15]. Naturalmente l’efficienza di quest’ultimo meccanismo dipende dalla disponibilità di Selenio, necessario per garantire il giusto livello di attività delle Desiosasi (per la conversione T4 → T3). La supplementazione di una giusta quantità di Selenio, in corso di Iodio-deficienza, consentirebbe dunque il ritorno dei livelli sierici di T4 nel range di controllo. La normalizzazione dei livelli di T4 consentirebbe di riflesso anche una normalizzazione dei livelli di TSH, in quanto si evita l’attivazione dei meccanismi compensatori a livello tiroideo.

In conclusione questi dati dimostrano che il selenio può svolgere un ruolo importante nel determinare la gravità dell’ipotiroidismo associato alla carenza iodica e che la carenza concomitante di selenio può esacerbare il gozzo e l’ipotiroidismo associato a carenza iodica.

I contenuti di questo articolo sono pubblicati solo a scopo informativo, pertanto non sostituiscono il parere del medico.

BIBLIOGRAFIA
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Fonte: medinservice.it

Il problema della patologia tiroidea in generale e del morbo di Hashimoto in particolare sta diventando una vera epidemia a livello mondiale.

Nei paesi occidentali ormai quasi la metà delle donne, in un certo momento della loro vita, scoprono un deficit di funzione tiroidea che comporta moltissimi sintomi clinici, per citarne solo alcuni dei più comuni e meno gravi, tipici delle fasi iniziali della malattia:

freddolosità
repentini
cambi di umore
aumento di peso
depressione
secchezza della pelle
stipsi e gonfiore addominale
senso di affaticamento
fragilità di unghie e capelli

L’approccio della Medicina Ufficiale è a dir poco semplicistico: si monitora la situazione con periodiche analisi, non si fa quindi nulla nelle prime fasi della malattia e si interviene quando la ghiandola Tiroide da segni di insufficienza, prescrivendo univocamente un farmaco ormai a tutti noto : Eutirox. Si inizia spesso con i 25mcg ma poi è quasi inevitabile un incremento della dose, fino ad arrivare ai 100-125 mcg al giorno che hanno un effetto soppressivo-sostitutivo sulla funzione della ghiandola. Dopo anni di questa terapia la Tiroide scompare, si atrofizza ed il paziente diviene schiavo di questa compressa sostitutiva, non priva di effetti collaterali, non facilissima da dosare nello specifico caso.

Come ho già detto in miei precedenti scritti su questo argomento l’approccio della Medicina Naturale – Integrativa è completamente diverso. In realtà non esiste uno schema, un protocollo buono per tutti, ogni caso va valutato singolarmente. Il paziente può arrivare ad essere ipotiroideo attraverso varie strade : squilibrio ormonale, assunzione di farmaci o acqua o cibi con effetto negativo sulla Tiroide, patologie virali, stress psicofisici, squilibri immunitari. Per il medico di Medicina Integrativa, soprattutto se la patologia è colta nelle sue prime fasi, è molto importante capire o ipotizzare la ragione del problema in quello specifico paziente.

Le possibilità terapeutiche nell’ambito della Medicina Integrativa sono molte, oltre allo specifico consiglio dietetico ed alla correzione eventuale dello stile di vita, si può ipotizzare l’impiego di vari integratori che vado citando sinteticamente:

L-Tirosina, si tratta di un aminoacido molto importante perchè rappresenta il mattone da cui la Tiroide sintetizza l’ormone tiroideo. La tirosina è biologicamente importante in quanto precursore di vari ormoni, quali la tiroxina (un ormone tiroideo) e le catecolammine (dopamina, noradrenalina e adrenalina), e della melanina. La tirosina rappresenta un fondamentale substrato per la sintesi di neurotrasmettitori e aumenta i livelli ematici degli stessi. L’effetto regolatore dell’umore è particolarmente osservabile in pazienti depressi e in condizioni di stress. Una grande quantità di studi indicano l’utilità dell’assunzione di tirosina in condizioni di stress, freddo, affaticamento, lavoro prolungato e insonnia. La tirosina è un fantastico riequilibratore del TSH e degli ormoni tiroidei

Selenio, elemento minerale fondamentale per la sintesi degli ormoni tiroidei più attivi e per la protezione dell’organismo dai danni legati all’Autoimmunità.

Iodio, elemento minerale chiave per la sintesi degli ormoni tiroidei che deve essere usato però in dose e modalità opportune per non causare l’effetto opposto

Zinco, elemento minerale essenziale per la funzione dell’Ipofisi, che nutre e sostiene la ghiandola Tiroide

Omega 3, sono grassi poli insaturi essenziali per diminuire i fattori infiammatori organici e quindi anche per regolare la funzione immunitaria.
Vitamina D, sostanza spessissimo carente nella nostra popolazione, fondamentale non solo per le ossa e per la prevenzione di molte forme tumorali, ma anche per una buona funzione tiroidea.

Vitamina A: il beta-carotene, il precursore della vitamina A, in caso di insufficienza della tiroide non si trasforma più in vitamina A e quindi i soggetti ipotiroidei possono presentare segni di ipovitaminosi A. D’altra parte la mancanza di vitamina A riduce l’attività secretoria della tiroide creando così un circolo vizioso che può essere interrotto solo con l’integrazione.

Acido Caprilico, ricavato dall’olio di cocco, questa sostanza non è utile solo per debellare la candida intestinale ma anche per proteggere la ghiandola Tiroide.

Glutatione, importantissimo anti ossidante e fattore di protezione per tutte le cellule del nostro organismo. E’ l’unica molecola che può difenderci dall’aggressione del Mercurio e dei metalli pesanti in generale. Non è sempre facile trovare una forma ben assorbibile di questa sostanza e spesso si ovvia somministrando i suoi precursori ( Cisteina, Glutammina e Glicina ).

Ho citato solo alcuni concetti terapeutici salienti, penso sia importante aggiungere che le pere sono un frutto particolarmente utile per supportare la funzione tiroidea e che la soya ha invece un effetto deprimente sulla ghiandola. (fonte: Dott. Ivo Bianchi in scienzanatura.it)

Dott. Ivo Bianchi
Dopo aver praticato Medicina Interna presso i reparti di Patologia e Clinica Medica dell’Università di Verona… da quasi 30 anni mi interesso delle varie branche della Medicina Naturale. Specializzazioni: Medicina Interna Omeopatia Omotossicologia.

La tiroide è un organo impari, situato nella regione anteriore del collo alla base della gola. Questa ghiandola ricopre un ruolo fisiologico estremamente importante, poiché influenza direttamente lo sviluppo scheletrico e cerebrale, partecipa alla regolazione del metabolismo corporeo tiroide e allo sviluppo di pelle, apparato pilifero ed organi genitali.

Situata anteriormente rispetto alla laringe e alla trachea, la tiroide consta di due lobi, uno destro ed uno sinistro, tra loro congiunti da una porzione trasversale detta istmo; questa particolarità anatomica conferisce alla tiroide un aspetto simile ad una H o, più artisticamente, ad una piccola farfalla.

In un adulto sano ciascun lobo misura circa cinque centimetri, mentre la tiroide raggiunge, nel suo insieme, un peso di circa venti grammi. Peso e dimensioni possono tuttavia variare, anche considerevolmente, in base all’età (calano con l’invecchiamento), al sesso (sono superiori negli uomini) e alle modificazioni ormonali (pubertà , gravidanza, allattamento, fase del ciclo mestruale, menopausa).

Oltre a T3 e a T4, la tiroide, con le sue cellule “parafollicolari” o “cellule C” (situate sul contorno dei follicoli), produce un terzo ed importantissimo ormone, chiamato calcitonina.

La sua azione è definita ipocalcemizzante, in quanto viene prodotta e secreta con lo scopo di abbassare il calcio in circolo, ostacolandone l’assorbimento a livello intestinale, favorendo la sua deposizione nelle ossa e l’escrezione a livello renale.

La calcitonina ha attività diametralmente opposta a quella dell’ormone delle paratiroidi o paratormone.
Contrariamente ad altre ghiandole endocrine, la tiroide contiene abbondanti riserve ormonali, cosicché le fluttuazioni quotidiane dell’apporto di iodio non determinano importanti alterazioni della sua funzionalità. E’ tuttavia importante non sottovalutare il ruolo di questo minerale nell’alimentazione quotidiana, soprattutto durante la gravidanza, un periodo in cui un eventuale carenza potrebbe causare aborto o deficienze mentali piuttosto serie (cretinismo) durante lo sviluppo del feto. Il consumo di alimenti cosiddetti “gozzigeni” (perché capaci di sequestrare lo iodio assunto con la dieta) non riveste particolare interesse clinico, salvo in quei rari casi in cui l’apporto alimentare di iodio è particolarmente basso (eventualità scongiurata dal semplice consumo di sale iodato). Per lo stesso motivo non vi sono evidenze convincenti che il consumo di soia e dei suoi isoflavoni possa rallentare la funzionalità tiroidea. Le dosi di assunzione raccomandate per la popolazione italiana sono di 150 mcg di iodio al giorno e, per la donna, 200 mcg/die durante l’allattamento e 175 mcg/die in gravidanza.

Una volta prodotti, gli ormoni tiroidei possono essere direttamente convogliati nel circolo sanguigno oppure depositati nella colloide dei follicoli tiroidei; questi ultimi sono strutture sferiche dotate di una cavità centrale ripiena di un denso materiale glicoproteico, detto appunto colloide. Al suo interno troviamo grandi quantità di tireoglobulina, una proteina piuttosto complessa, con numerosi residui di tirosina, che costituisce la forma di deposito di T3 e T4. Al momento del bisogno interviene un enzima specifico che, all’interno del follicolo, libera gli ormoni tiroidei dal loro legame con la tireoglobulina, come succede, per esempio, in risposta all’azione stimolante del TSH.

La colloide costituisce una riserva di ormoni tiroidei sufficiente per 2-3 mesi.
Le molecole ormonali secrete dai tireociti (o cellule della tiroide) sono costituite soprattutto da tiroxina e soltanto in minima parte da triiodotironina; è tuttavia quest’ultimo ormone ad avere maggior gioco nella fisiologia cellulare. Va inoltre sottolineato che la maggior parte del T3 circolante non è di origine tiroidea, ma deriva dalla monodeiodazione periferica di T4, che avviene soprattutto a livello epatico; T4 può quindi essere considerato una sorta di proormone.

Il trasporto degli ormoni prodotti dalla tiroide nel torrente ematico è mediato da specifiche proteine plasmatiche, come la TBG e l’albumina; solo la piccola quota di T3 e T4 che sfugge a questo legame è metabolicamente attiva.

Nell’organismo umano nulla è affidato al caso, ogni reazione metabolica è finemente intrecciata con le altre ed avviene con lo scopo preciso di mantenere in equilibrio il sistema interno. Così, anche per la tiroide, esiste un fine meccanismo regolatorio deputato a controllarne le funzioni. In effetti, l’attività secretoria di questa ghiandola è influenzata da numerosi ormoni, primo tra tutti il TSH od ormone tireostimolante, la cui secrezione è a sua volta controllata dal neuroormone ipotalamico TRH (o fattore di rilascio dell’ormone tireostimolante).

Come dice il nome stesso, il TSH, prodotto dal lobo anteriore dell’ipofisi o ghiandola pituitaria, viene liberato quando si abbassano i livelli degli ormoni tiroidei nel sangue. Una volta secreto, il TSH stimola la tiroide ad incorporare più iodio, a sintetizzare più ormoni tiroidei e a liberarli in circolo.

Al contrario, quando i livelli di T3 e T4 salgono, la secrezione dell’ormone viene inibita secondo una reazione conosciuta come “feedback negativo”. Questo complesso meccanismo regolatorio consente di mantenere un equilibrio ormonale adeguato alle esigenze dell’organismo.

Il nostro corpo, in pratica, ricalca la funzione del termostato di una caldaia: quando la temperatura dell’acqua scende al di sotto di un valore limite il bruciatore si accende e riscalda il liquido fino a quando, raggiunta una temperatura massima prefissata, viene spento automaticamente.

Il paragone con la caldaia non è affatto casuale; gli ormoni prodotti dalla tiroide rappresentano infatti uno stimolo importante per l’attività metabolica dei tessuti, un’azione resa particolarmente evidente dal tipico fenotipo dei soggetti ipertiroidei (magrezza accentuata, sudorazione profusa, intolleranza alle alte temperature, cute calda e sottile, corporatura esile ed una caratteristica protrusione dei bulbi oculari). Un’iperfunzione tiroidea, contenuta entro i limiti fisiologici, provoca un aumento del metabolismo corporeo e favorisce il dimagrimento. Per questo motivo ritroviamo lo iodio in molti prodotti dimagranti di sintesi (i cosiddetti brucia grassi) o naturali (fucus, laminaria); alcuni atleti o medici senza scrupoli arrivano addirittura ad assumere/prescrivere ormoni tiroidei o loro precursori, con lo scopo esclusivo di migliorare l’aspetto fisico (vedi bodybuilder) o la performance atletica. Si tratta tuttavia di una pratica pericolosissima per la possibile insorgenza di disfunzioni croniche alla tiroide. In ogni caso, terminata l’assunzione, si avrà comunque un temporaneo rallentamento di tutte le funzioni corporee a causa del “feed back negativo” descritto poche righe sopra.

Malattie della tiroide
Se la tiroide non è abbastanza attiva, si parla di ipotiroidismo. L’ipotiroidismo può portare ad aumento di peso, stanchezza e scarsa tolleranza delle basse temperature. Se la tiroide è troppo attiva (ipertiroidismo) si producono più ormoni tiroidei di quanto necessiti il corpo, con conseguente perdita di peso, aumento del battito cardiaco e sensibilità al calore.

Si definisce ipertiroidismo una condizione clinica caratterizzata dall’aumento degli ormoni tiroidei in circolo. L’ipotiroidismo ricalca invece la condizione opposta (sindrome clinica caratterizzata da sintesi insufficiente o carente azione di T3 e T4 a livello tissutale). Gli ipertiroidismi possono essere primitivi, cioè dovuti a malattie della tiroide, secondari e terziari; i primi dipendono da patologie che ne incrementano l’attività, quali la malattia di Basedow o morbo di Graves (di origine autoimmune), l’adenoma iperfunzionante ecc; gli ipertiroidismi secondari dipendono da iperincrezione di TSH, in genere a causa di un tumore ipofisario; infine, le forme terziarie sono provocate da eccessiva secrezione ipotalamica di TRH.

Qualunque sia la sua natura, l’ipertiroidismo determina un aumento del consumo di ossigeno, cui consegue un aumento dell’attività cardiaca, della produzione di calore, del catabolismo e dell’irritabilità del sistema nervoso.

Similmente all’eccesso, anche un difetto nella quantità di ormoni tiroidei (ipotiroidismo) può avere origini primitive o secondarie. Gli ipotiroidismi primitivi dipendono da alterazioni della tiroide che ne abbassano l’attività, quali atrofia idiopatica, carenza di iodio nella dieta o tiroidectomia (asportazione chirurgica della tiroide). Gli ipotiroidismi secondari sono in relazione con deficit di increzione dei due principali ormoni che regolano l’attività della ghiandola (TRH e TSH) per patologie ipotalamiche e/o ipofisarie, quali neoplasie, o per loro asportazione chirurgica.

I sintomi dell’ipotiroidismo dipendono dal rallentamento generale del metabolismo e della funzionalità nervosa, che determina cretinismo nel feto, ridotta crescita staturale e dello sviluppo sessuale in epoca puberale, mixedema nell’adulto (pallore, voce roca, cute mixedematosa ecc). Qualunque sia la sua causa, la difettosa sintesi di ormoni tiroidei stimola l’increzione dell’ormone tireostimolante ed il suo fattore di rilascio ipotalamico. Come descritto in precedenza, il bersaglio di questi ormoni è la tiroide, che accelera la propria attività aumentando, come i muscoli in risposta all’allenamento, il proprio volume (ipertrofia tiroidea o gozzo) fino a raggiungere un peso di centinaia di grammi.
Se tale compenso è sufficiente si mantiene la normale funzionalità tiroidea (gozzo semplice), in caso contrario si ha ipotiroidismo con gozzo.

Nell’adulto, quindi, gli ormoni tiroidei non sono essenziali per la sopravvivenza, ma sono importanti per la qualità della vita.

I disturbi della tiroide sono piuttosto frequenti, tanto da colpire in media una persona su venti, con una netta prevalenza nella popolazione femminile. Come accennato queste disfunzioni possono avere varia natura (ipertiroidismo, ipotiroidismo, crescita anomala della tiroide e, più raramente, tumori della ghiandola tiroidea). La cura del disturbo, attraverso farmaci specifici, porta generalmente alla guarigione e anche il cancro alla tiroide, se preso in tempo, può essere debellato.

Validi motivi per avere una Tiroide “in equilibrio”

1) Per mantenere alto il desiderio sessuale.
Se la tua tiroide, per esempio a causa di noduli o di una malattia autoimmune, produce ormoni in eccesso o in difetto, è facile che ne risenta negativamente anche il desiderio sessuale. Infatti, gli ormoni tiroidei influiscono sia sul bilancio tra i neurotrasmettitori serotonina e dopamina, sia, indirettamente, sul rilascio degli ormoni sessuali (estrogeni, progesterone e testosterone), che influiscono anche sulla libido

2) Per avere unghie, capelli e pelle forti e belli.
Quando la tiroide non produce a sufficienza ormoni tiroidei, per esempio per colpa di un gozzo o di piccoli noduli, ne risentono anche le unghie e i capelli, che sono tendenzialmente più fragili e quest’ultimi tendono a cadere. Cio’ accade in quanto i follicoli capilliferi sono particolarmente sensibili all’azione degli ormoni tiroidei. Questi influenzano il metabolismo cellulare delle proteine, dei carboidrati, dei lipidi e dei minerali. Le cellule della matrice del capello, dati gli elevati livelli di attività metabolica, sono assai profondamente influenzate dalla carenza o dall’eccesso di ormoni che derivano dalla tiroide. Anche la pelle ne risente diventando più secca, oltre che pallida. La pelle è altresi’ mal irrorata, di conseguenza è fredda e tende ad ispessirsi. I tessuti sottocutanei assumono una consistenza spugnosa e solida (mixedema). Cio’ accade in quanto gli ormoni tiroidei influenzano il metabolismo dei fibroblasti e di conseguenza la salute della nostra pelle.

3) Per non essere troppo magra senza motivo o per non sentirti sempre gonfia come un pallone.
Gli ormoni tiroidei T3 e T4, che sono gli unici nell’organismo ad essere costituiti anche da iodio, regolano il metabolismo: così, se per qualche squilibrio o disturbo della tiroide sono in eccesso il metabolismo è troppo veloce e si tende a dimagrire anche se si mangia molto. Se, invece, sono insufficienti, come accade nell’ipotiroidismo, il metabolismo rallenta e, oltre tutto, si tende a trattenere più liquidi, col risultato di essere sovrappeso e soprattutto gonfia – soprattutto al viso – anche se si mangia poco.

4) Per non soffrire ad ogni sbalzo climatico.
Sempre loro, gli ormoni tiroidei, regolano la produzione di calore nell’organismo, aumentando o diminuendo il consumo dell’ossigeno: ecco perché chi è ipertiroidea, quindi produce troppi ormoni tiroidei, tende a soffrire particolarmente il caldo per un eccesso di calore interno, al contrario di chi è ipotiroidea, che è sempre freddolosa. Per lo stesso motivo, sia chi è ipertiroidea, sia ipotiroidea ha un sistema di termoregolazione alterato che rende più difficile adattarsi prontamente agli sbalzi climatici, tra l’altro così frequenti per il riscaldamento globale.

5) Per essere scattante e piena di energia.
Oltre a modulare il tono dell’umore, la tiroide influendo sul metabolismo e sull’utilizzo dell’ossigeno da parte delle cellule determina anche la maggiore o minore carica di energia fisica (oltre che psicologica) a disposizione. Non a caso, l’ipertiroidismo provoca uno stato di continua sovreccitazione e di superattivismo logorante, che rende anche difficile addormentarsi la sera, mentre l’ipotiroidismo rende facilmente stanche, prive di energie (soprattutto al mattino, appena sveglie).

Non tutti sanno che i funghi curativi, Reishi, Agaricus e Shiitake possono riequilibrare la funzione tiroidea.

Le donne spesso dopo la menopausa, ma anche in età più giovane, sempre più frequentemente, cominciano ad ammalarsi di tiroidite, sopratutto di Tiroidite di Hashimoto.

Esami alla mano, molte persone hanno toccato con mano che assumendo le loro compresse di Reishi Agaricus e Shiitake hanno visto avvicinarsi e tornare alla norma i valori alterati. Sia quelli degli ormoni tiroidei (T3,T4 eTSH), sia quelli degli anticorpi autoimmuni anti-tireoperossidasi (Ab anti-TPO) e anti-tireoglobulina (Ab anti-Tg). Questi funghi che sono ricchissimi di preziosi rimedi naturali e di salute, sottoforma di compresse, sono una comoda abitudine da assumere sedendoci a tavola.

Si potrebbe dire un fungo al giorno toglie le malattie di torno.
Questa piccola abitudine può davvero aiutarti a recuperare la salute della tiroide.

Le compresse di Reishi, Agaricus e Shiitake non sono solo alleati della tiroide, ma anche dela salute di tutto il corpo, a cui contribuiscono notevolemente.
Infatti rafforzano il Sistema immunitario contro tutti i patogeni, febbre allergie o altro, depurano il fegato da tossine chimiche o biologiche, rendono bella la pelle, danno più energia e benessere.

Come fanno ad aiutare la tiroide ?

La causa delle disfunzione della tiroide, viene dal sistema immunitario, che si è ammalato. E dietro alla disfunzione del sistema immunitario, c’è quasi sempre un problema intestinale, come ad esempio stitichezza colite mancanza di fermenti lattici. Shiitake “mette a posto” l’intestino, Agaricus e Reishi ”mettono a posto” il Sistema immunitario che non attacca più la tiroide. La tiroide viene aiutata nella ripresa da Agaricus e Reishi, ma si riprende anche perché non è più colpita dagli auto-anticorpi che non vengono più prodotti. Finalmente lasciata in pace ricomincia a funzionare.

I farmaci si possono benissimo associare i funghi curativi.

Se prendi i farmaci puoi benissimo associare i funghi curativi, perché l’azione di Agaricus, Reishi e Shiitake non interferisce minimamente con i farmaci. Spesso gradualmente il medico assiste ad un dolce e progressivo miglioramento, che può favorire la diminuzione dei farmaci chimici in piena sicurezza. Ho visto diverse volte che questi passaggi nell’arco di tre o sei mesi portano verso la diminuzione dei farmaci chimici convenzionali, e possono portare anche la sospensione, naturalmente in relazione alle condizioni della tiroide e della salute generale. Tutti questi passaggi sono possibili, ma vanno fatti con serietà e tranquillità, d’intesa all’interno del rapporto medico-paziente. Oggi alcuni medici si interessano aquesto nuovo approccio con i funghi curativi.

Dr. Walter Ardigò medico, omeopata, agopuntore, psicoterapeuta, specialista in psichiatria, ex-responsabile di Centro Psico-Sociale (CPS) e dal 2000 libero professionista.

Tiroidite di Hashimoto: Agaricus, Reishi e Shiitake riducono l’Eutirox (fonte: Dr. Walter Ardigò)

Non tutti, ma molto spesso, quando sono affetti da questa malattia, cominciano a assumere Eutirox. L’Eutirox è una terapia a vita sostitutiva perché, somministrando l’ormone tiroideo, la tiroide non lo produce più.

Agaricus, Reishi e Shiitake riportano la tiroide in salute riducendo l’Eutirox

Agaricus, Reishi e Shiitake possono riportare la tiroide in salute riducendo gradualmente l’Eutirox, bloccando la produzione di anticorpi antitiroidei e ripristnando le funzioni della tiroide, che riprende a produrre gli ormoni T3 e T4 autonomamente.
In un anno ho visto in diversi casi che la tiroide torna alla piena salute. Questo processo passa attraverso quattro fasi, che ho così schematizzato.

Naturalmente, tutti questi passaggi che io conosco e che ho verificato in diversi casi clinici, sono stati attuati in la collaborazione con il medico che ha prescritto Eutirox.

Prima fase
I funghi Agaricus, Reishi e Shiitake, gradualmente, stimolano la ripresa della produzione di ormone tiroideo.
L’altro aspetto della tiroidite autoimmune, è la presenza di auto anticorpi che attaccano la tiroide, la infiammano e la indeboliscono.
Le persone che prendono i funghi curativi, sono molto soddisfatte nei primi mesi perché vedono che questi auto anticorpi si riducono in modo costante e massiccio.

Seconda fase
Ma verso il terzo-quarto mese, nel rifare gli esami vanno in crisi perché, accanto a questo sensibile miglioramento, scoprono che il TSH, l’ormone tiroideo che stimola la tiroide, si alza e va oltre i valori normali.
Questo aumento del TSH, che viene interpretato come un peggioramento della tiroide, in realtà è esattamente il contrario: rappresenta il segno della ripresa della ghiandola, che era diventata inattiva per la somministrazione di Eutirox.
Quindi, il TSH era nei valori normali ma solo perché la tiroide è messa in stato di inattività dall’ormone già bello e pronto fornito per bocca da Eutirox.
I funghi, al contrario, risvegliano una tiroide ormai quasi spenta e pertanto, per risvegliarla, devono dare per forza una scossa e questa è una fase in cui l’ipofisi, alza il TSH che va oltre i valori normali.

Terza fase
Le persone che non si scoraggiano e colgono la dinamica benefica di questa evoluzione continuando ad assumere i funghi, vedono che il TSH, dopo due-tre mesi circa, torna nella norma perché la tiroide sta riprendendo le sue funzioni normali e non ha più bisogno di un super stimolo dell’ipofisi.

Quarta fase
Qui, con gli ormoni T3 e T4 alla mano, si può ridurre gradualmente l’Eutirox perché la funzione tiroidea sta ritornando lentamente ma realmente alla sua funzione normale.
D’altro canto, monitorando anche gli anticorpi, si vedrà che se sono completamente o molto vicini alla norma, la tiroide non è più sotto aggressione e quindi si può gradualmente scalare l’Eutirox, riducendolo di 25 mcg ogni tre settimane, arrivando così, nell’arco di circa tre mesi alla completa sospensione.

Si consiglia di monitorare i T3 e i T4 soprattutto nelle ultime due fasi di passaggio da 50 a 25 e da 25 a 0.

In un anno, è possibile attraversare queste fasi e probabilmente, ridare alla tiroide una piena salute.
Naturalmente, tutti questi passaggi che io conosco e che ho verificato in diversi casi clinici, sono stati attuati in la collaborazione con il medico che ha prescritto Eutirox.

Conclusioni e invito a contributi
Li propongo alla comunità scientifica per il momento attraverso questo scritto, ma è in corso di preparazione, un articolo da presentare alle riviste scientifiche che vorranno pubblicarlo.
Sono consapevole della grande rilevanza scientifica e della portata enormemente innovativa di questi dati che possono rivoluzionare le scelte terapeutiche di questa dilagante patologia.
Sono fiducioso che i colleghi medici possano valutare e collaborare su questo promettente filone di cura.
È gradito il commento e la valutazione di specialisti esperti e professionisti che vogliono pronunciarsi.

Cordialmente
dr Walter Ardigò
(fonte: Dr. Walter Ardigò)

Lo iodio contribuisce alla normale funzione tiroidea e alla regolare produzione di ormoni da parte della tiroide. Inoltre, sostiene il metabolismo energetico, la funzione cognitiva e il normale funzionamento del sistema nervoso.

Lo iodio, dal greco ioeides, è un elemento diffuso nell’ambiente in diverse forme chimiche. Quello contenuto nell’acqua dei mari si accumula in genere:
nelle alghe;
nei pesci e nei crostacei.
Quello presente nei terreni viene invece assorbito dalle piante.

A che cosa serve lo iodio? Si tratta di un micronutriente essenziale presente nell’organismo umano in piccole quantità (15-20 mg) e concentrato quasi esclusivamente nella tiroide; questa produce due ormoni (tiroxina e triiodotironina) che regolano numerosi processi metabolici e che contengono iodio nella loro struttura chimica.

In mancanza di iodio, la tiroide non è in grado di produrre quantità sufficienti dei due ormoni citati; questo può portare a disturbi di carenza iodica.

Inoltre, una carenza di questo tipo può provocare problemi in tutte le fasi della vita. Per questo motivo è fondamentale che le donne in gravidanza e in allattamento e i bambini con meno di 3 anni assumano quantità sufficienti di iodio. Questo perché una grave carenza dello stesso durante lo sviluppo del feto e del neonato potrebbe portare a danni irreversibili al cervello e al sistema nervoso centrale e, conseguentemente, a un ritardo mentale permanente.

Carenze di iodio anche lievi possono comunque causare deficit intellettivi minori.

QUANTO IODIO È NECESSARIO ASSUMERE?

In Italia il Ministero della Salute ha indicato che il dosaggio massimo giornaliero per adolescenti e adulti deve essere pari a 225 microgrammi (mcg). Mediamente le popolazioni occidentali assumono 240 mcg di iodio al giorno, a fronte dei 50.000 mcg consumati dalla popolazione giapponese (N. Hathcock, Iodine, in «Vitamin and Mineral Safety 2nd Edition», 2004).

Peraltro, in Giappone, l’elevato apporto di iodio, oltre a non avere effetti collaterali sull’organismo umano, è statisticamente associato a una bassa incidenza di tumore al seno. La fonte principale di iodio per l’organismo umano è rappresentata dagli alimenti, il cui contenuto di questa sostanza è estremamente variabile:

    • nei vegetali la sua presenza dipende dallo iodio presente nel terreno in cui vengono coltivati;
    • negli alimenti di origine animale, invece, dipende dallo iodio assunto dagli animali con l’alimentazione.

Gli alimenti più ricchi di iodio sono le alghe (il cui uso come alimento è scarso nei Paesi occidentali) e, in quantità minori, pesci, molluschi e crostacei. Viceversa, negli altri alimenti, la quantità di iodio è trascurabile. Non solo, ma nonostante l’utilizzo del sale arricchito di iodio al posto di quello comune, la percentuale di persone affette da patologie causate da carenze di iodio è ancora molto elevata. Fortunatamente, esistono integratori di iodio che possono sopperire a tale carenza, e che si possono assumere tranquillamente senza alcun effetto collaterale. Fermo restando che, in caso di dubbi, è sempre bene chiedere un consiglio al medico di fiducia.